Synopsis: Aus einem Totenhaus

from Leos Janácek


ATTO PRIMO
In un campo di lavoro a Irtysch, in Siberia. Di prima mattina, nel cortile del campo, i prigionieri si stanno lavando sommariamente: alcuni litigano, altri stuzzicano un’aquila con le ali tarpate. Il grande e atteso avvenimento è l’arrivo di un nuovo detenuto da Pietroburgo, di nome Petrovic Gorjancikov; questi giunge ancora in abiti civili e viene presentato come un prigioniero politico. Neppure le urla di dolore del nuovo arrivato, cui vengono somministrate cento frustate, scuotono l’indifferenza dei compagni di sventura. Su ordine del comandante le guardie trascinano al lavoro i detenuti, e alcuni personaggi cominciano a presentarsi: Skuratov, ricordando i tempi in cui era libero a Mosca, si lancia in una danza selvaggia fino a cadere esausto al suolo; Luka racconta di aver pugnalato un maggiore tirannico e per questo di essere stato percosso quasi a morte. Il detenuto più anziano, che non distingue più la propria vita dalla morte, gli chiede se è poi morto davvero.

ATTO SECONDO
La scena si sposta sulle rive dell’Irtysch; sullo sfondo la steppa dei kirghisi. Sono passati circa sei mesi e si festeggia la Pasqua: l’atmosfera fra i detenuti è serena e rallegrata dall’attesa per l’imminente rappresentazione teatrale prevista nei giorni festivi. Intanto Skuratov racconta la propria storia: in una città tedesca del Volga si era innamorato di una ragazza, Louise, che era stata però costretta a sposare un vecchio e odioso parente. Così si era presentato inaspettato alle nozze e lo aveva ucciso. Neppure questa storia commuove gli altri detenuti, che pensano piuttosto al teatro. Sulla scena infatti si recitano due pantomime. Nella prima Don Giovanni scaccia il diavolo che gli si aggira d’attorno e ordina a Leporello di far entrare Elvira che non ne vuol sapere. Si interpone un cavaliere, ma cade morto sul campo. Elvira intanto riesce a fuggire. Leporello, dopo aver rimosso il cadavere, riesce a portare al padrone la moglie del ciabattino, ma a Don Giovanni non piace e vien subito buttata fuori. Egli esige la moglie del pope e una cena. Quando cerca però di introdurla nella camera da letto vengono i diavoli a portarlo via; allora rimane Leporello a divertirsi con lei. Dopo le risate dei detenuti inizia la seconda pantomima. Questa volta la protagonista è la bella mugnaia che riceve i suoi molti amanti mentre il marito è in viaggio. Uno dopo l’altro gli uomini sono costretti a nascondersi perché arriva un nuovo pretendente alle grazie della padrona di casa. La ridda degli amanti finisce quando sopraggiunge il mugnaio che scopre i primi due e li getta fuori. Juan, rimasto nascosto, si trasforma in diavolo, uccide il marito e danza freneticamente con la mugnaia fino a quando cadono a terra morti. Calato il sipario i prigionieri tornano al campo. Il detenuto giovane rivolge la parola a una prosituta e, venuto a un diverbio con Petrovic, gli scaglia contro un samovar con il tè, ma invece di Petrovic colpisce gravemente Aljeja.

ATTO TERZO
In una stanza dell’ospedale del campo. Giacciono malati il detenuto vecchissimo, Aljeja, Luka, Šapkin e il folle Skuratov. Quando si fa buio e tutti dormono, Šiškov racconta la propria storia a Cerevin che lo sta vegliando. Anch’egli ha ucciso la donna che amava, Akulka, promessa sposa a Filka Morozov. Questi incassati i soldi della dote, aveva dichiarato di essere stato amante della ragazza e di preferire arruolarsi come soldato che sposarla. I genitori avevano picchiato Akulka e costretto Šiškov a sposarla. Durante la prima notte di matrimonio però, lo sposo aveva constatato la verginità della ragazza; dunque l’accusa di Filka era una calunnia. Anche lo sposo, sbeffeggiato dal rivale, batte l’innocente e silenziosa Akulka. Udita la confessione della fanciulla, che si dichiara ancora innamorata di chi l’aveva ingannata e abbandonata, Šiškov le ordina di seguirlo nel bosco e di pregare, e quindi la colpisce con un coltello. Durante il racconto Luka geme sempre più di dolore e muore allorché il suo racconto culmina nell’evocazione del momento in cui vibra la coltellata. Mentre sta morendo, Šiškov riconosce in Luka l’odiato Filka e lo maledice. Il comandante chiama Gorjancikov e gli comunica che la domanda di grazia inoltrata da sua madre è stata accolta: egli è libero. I detenuti inneggiano alla libertà e lasciano librarsi in cielo l’aquila. L’ordine urlato dalle guardie di mettersi in marcia annienta questo momento sognante di redenzione e i prigionieri ripiombano nella loro tetra vita quotidiana.