PROLOGO
Nonostante i presagi sfavorevoli e le preghiere della giovane moglie Jaroslavna, il principe Igor parte con il suo esercito da Putivl’ per una spedizione punitiva contro la tribù dei Polovcy che minacciano i commerci della città.
ATTO PRIMO
Scena prima.
Il principe Galickij, fratello di Jaroslavna, conduce vita dissoluta, beve, rapisce una fanciulla per il suo piacere, si circonda di perdigiorno (“Grešno tait’: ja skuki ne ljublju”, ‘Bisogna ammetterlo: io non amo la noia’) e si prende gioco di Jaroslavna che disapprova il suo comportamento. Un gruppo di ragazze protesta per il rapimento di una di loro (“Oj, lichon’ko! Oj, gorjuško!”, ‘O sfortuna! O sciagura!’) e viene cacciato. I cortigiani, prima intimoriti dalla riprovazione di Jaroslavna, cantano le lodi di Galicyn: vorrebbero averlo come principe al posto di Igor.
Scena seconda.
Jaroslavna, nella sua camera, è angosciata per Igor e turbata da sogni tormentosi (“Nemalo vremeni prošlo” ‘Non molto tempo è passato’). Giungono le fanciulle che denunciano il comportamento di Galicyn. Galicyn arriva e le aggredisce, deride la sorella che lo rimprovera, ma alla fine accetta di lasciar libera la ragazza che ha rapito e se ne va. Arriva un gruppo di boiari con una terribile notizia: Igor e il figlio Vladimir sono stati catturati dai Polovcy. La città è in allarme: l’esercito dei Polovcy sotto la guida di Khan Gzak sta per attaccare Putivl’.
ATTO SECONDO
Nell’accampamento dei Polovcy, un gruppo di ancelle intrattiene con un canto e una danza la figlia del Khan, Koncakovna (“Na bezvod’ie, dnëm na solnce vjanet cvetik”, ‘Senza acqua, di giorno il fiorellino appassisce al sole’). Koncakovna attende con impazienza l’incontro d’amore con il figlio di Igor, Vladimir (“Merknet svet dnevnoj”, ‘Si spegne la luce del giorno’); frattanto ordina alle ancelle di dar da bere ai prigionieri russi che tornano dal lavoro scortati da Ovlur. Vladimir, spiato da Ovlur, arriva alla tenda di Koncakovna, impaziente di abbracciarla (recitativo e cavatina “Gde ty gde”, ‘Dove sei, dove’): la fanciulla appare e insieme cantano il loro amore (“Ty li, Vladimir moj”, ‘Tu, mio Vladimir’). Si nascondono all’arrivo di Igor, che, logorato dalla prigionia, pensa all’amata Jaroslavna (“Ni sna, ni otdicha”, ‘Né sonno, né riposo’). Ovlur, sempre in agguato, gli si avvicina e gli propone la fuga. Igor prima rifiuta, poi è tentato, ma è distolto dai piani di Ovlur dall’arrivo del Khan Koncak, che gli dimostra grandi attenzioni, gli propone la libertà in cambio di un’alleanza. Igor rifiuta. Koncak ordina alle ancelle di intrattenere i prigionieri con canti e danze.
ATTO TERZO
L’esercito guidato dal Khan Gzak ritorna da Putivl’ con altri prigionieri russi, (marcia dei Polovcy) tra il tripudio dei Polovcy e del Khan Koncak (“Naš mec nam dal pobedu”, ‘La nostra spada ci ha dato la vittoria’). I prigionieri russi, umiliati dalla nuova sconfitta, esortano Igor ad accettare la proposta di fuga di Ovlur. I Polovcy bevono e danzano alla vittoria (“Podoben solncu Khan Koncak”, ‘È simile al sole il Khan Koncak’). Koncakovna, informata del piano di fuga di Igor, irrompe disperata, nella speranza di trattenere Vladimir e avvisa i suoi. Igor fugge, i Polovcy minacciano Vladimir ma Koncak lo difende e benedice l’unione di lui con la figlia.
ATTO QUARTO
Sugli spalti di Putivl’, Jaroslavna piange il destino di Igor (“Ach, placu ja gor’ko”, ‘Ah, piange amaramente’). Al suo lamento si aggiunge quello della gente di Putivl’ che piange sulla città distrutta. Jaroslavna è distratta da un improvviso scalpitare di cavalli: riconosce da lontano Igor e gli si butta tra le braccia (“On-moj sokol jasnyj”, ‘È lui, il mio bianco falco’). Le campane suonano a stormo per annunciare il ritorno del principe e il popolo si raduna in festa (“Znat’, Gospod mol’by uslišal, ‘Ecco che il Signore ha ascoltato le nostre preghiere’).