Synopsis: La Fille du Régiment

from Gaetano Donizetti


ATTO PRIMO
In un villaggio del Tirolo (in Svizzera nella versione italiana dell’opera). La marchesa di Berckenfield e il suo intendente Hortensius, in viaggio, sono stati sorpresi da un’azione di guerra; insieme ai paesani osservano da lontano i nemici che avanzano. La marchesa trasalisce: i nemici francesi non rispettano nessuno, «sont une troupe de brigands», l’onore di una bella donna come lei è certamente in pericolo. Per sua fortuna (o suo malgrado) i nemici sembrano allontanarsi, ma all’arrivo di un soldato francese tutti scappano terrorizzati. Il soldato è il sergente Sulpice, del 21º reggimento; dopo di lui arriva la vivandiera Marie, ragazza allevata dai soldati francesi come loro ‘figlia’. Nel suo duetto marziale con Sulpice (“Au bruit de la guerre”/“Apparvi alla luce” nella versione italiana), Marie mostra di aver imparato a comportarsi da vero soldato. In ottica di gender studies , potremmo dire che qui si dimostra come tutto sia cultura: l’identità di genere, il maschile o il femminile, sono costruzioni sociali! Marie, ‘socializzata’ come un maschiaccio, non ha nulla di femminile e si comporta da soldato; quando sarà obbligata a vestirsi da dama del Settecento, avrà la grazia di un uomo che per la prima volta (la seconda va sempre meglio) si vesta da donna. Il duetto Marie-Sulpice è in due parti: invece che seguire la forma italiana, con una cabaletta conclusiva, qui la seconda parte è una ripresa dell’inizio del brano, che poi si trasforma in un buffo ‘rataplan’. Quando Marie confessa a Sulpice di essere attratta da un giovane tirolese (Tonio), che un giorno le ha salvato la vita, arrivano i soldati con un prigioniero catturato mentre si aggirava attorno all’accampamento: è proprio lui! Marie racconta a tutti la coraggiosa impresa di Tonio, che viene liberato. In suo onore viene organizzata su due piedi una festicciola, si beve (anzi, si trinca: «trinquons... Un tour de rhum: c’est fête de famille!») e si canta; Marie intona l’inno del reggimento (“Chacun le sait, chacun le dit”/“Ciascun lo dice, ciascun lo sa”), che deriva incredibilmente da un’opera seria di soggetto sacro, Il diluvio universale (Napoli 1830). Rimasti soli, i due giovani si dichiarano reciproco amore (duetto: “Depuis l’istant où, dans mes bras”/“Da quell’istante che sul mio seno”). La marchesa, accompagnata da Hortensius, cerca di parlare a Sulpice per ottenere garanzia di protezione durante il suo ritorno al castello di Berckenfield. Sulpice rimane sorpreso quando scopre che la nobildonna ha conosciuto il defunto capitano Roberto, padre di Marie: la ragazza è in realtà l’unica erede dei Berckenfield, creduta morta dalla marchesa, la quale dice di essere sua zia. Quando la marchesa domanda se la nipote è stata allevata con sani principi, Marie entra in scena sacramentando da bravo soldato. Al suono del tamburo compare l’intero reggimento, che intona un ‘rataplan’. Tonio si è arruolato nell’esercito francese, per poter chiedere ai soldati il permesso di sposare Marie. La sua aria (“Ah, mes amis, quel jour de fête”/“Miei cari amici, che lieto giorno”) ha una struttura bipartita. Dopo l’Allegro, in tre parti, segue un esteso tempo di mezzo, dialogato fra Tonio e il coro, il quale attacca la seconda parte, che in un’opera italiana dovrebbe essere la cabaletta. Solo dopo una sessantina di battute entra Tonio con una melodia (“Pour mon âme”) che presenta una serie di do sovracuti da gara di atletismo vocale. Marie ha capito che deve abbandonare il suo esercito e seguire la zia marchesa. Affranta, la ragazza si accommiata da tutti (“Il faut partir, mes bons compagnons d’armes”/“Convien partir, o miei compagni d’arme”), lasciando Tonio disperato. Invece che seguire la forma del concertato per tutti i personaggi, questo finale d’atto lascia spazio al canto di Marie, un’aria in due strofe introdotta dal corno inglese: come accadrà nella prima parte dell’aria del secondo atto, anche qui Marie mostra il lato melanconico e dolente del suo carattere, prima quasi sempre occultato dall’esuberanza scenica e da una condotta vocale brillante e virtuosistica. La melodia, prima in modo minore e poi nella corrispondentre tonalità maggiore, quando si aggiungono le voci degli altri personaggi, ha un sapore belliniano e introduce l’elemento patetico e umano all’interno della commedia.

ATTO SECONDO
Nel castello della marchesa, nel quale è stato ospitato anche Sulpice, ferito in battaglia. La marchesa combina le nozze di Marie con il figlio della duchessa di Krakenthorp. Sulpice assiste alla lezione di canto di Marie, accompagnata al clavicembalo dalla marchesa stessa «de manière plutôt maladroite», in modo un po’ maldestro. La ragazza deve intonare un’aria sentimentale del maestro «Fettuccini» (nella versione italiana diventa «Caffariello»), ma è distratta da Sulpice che continua a ricordarle i canti militari. Il contrasto fra i due tipi di vocalità, quello dell’aria fiorita e sdolcinata, e quello scattante dei canti dei soldati, produce un effetto parodistico esilarante. Alla fine Marie si ribella e investe la marchesa con una cascata di colorature, per unirsi definitivamente a Sulpice cantando lo sfrenato ‘rataplan’ che fa inorridire la zia. Rimasta sola, Marie si abbandona al ricordo del passato e al pensiero del suo amore lontano (“Par le rang et par l’opulence”/“Le ricchezze ed il grado fastoso”), quando il suono di una marcia militare fuori scena risveglia la ragazza. Marie riconosce il suo reggimento e intona “Salut à la France”, una cabaletta che, durante il Secondo Impero, in Francia diventò quasi un inno nazionale non ufficiale; nella sua versione italiana, “Di gioia bramata”, scompare ovviamente ogni riferimento patriottico filofrancese. I soldati irrompono in scena, Marie e Tonio sono riuniti e con Sulpice cantano un festoso terzetto che sembra anticipare le melodie spumeggianti di Offenbach (“Tous les trois réunis”/“Stretti insiem tutti tre”). Nonostante le proteste della marchesa, Tonio dichiara di non poter vivere senza Marie. L’aria di Tonio “Pour me rapprocher de Marie”, che non compare nell’ottocentesca versione italiana dell’opera, è una romance in due strofe, di cui la seconda è sottilmente variata rispetto alla prima. La marchesa, a questo punto, è costretta a svelare il suo segreto: è lei la madre di Marie, e intende far sposare la sua figlia illegittima al duca di Krakenthorp per assicurarle un avvenire onorato. Marie accetta di ubbidire, ma la cerimonia è interrotta dai soldati, guidati da Tonio, che scandalizzano i nobili invitati. La marchesa acconsente al matrimonio di Marie con Tonio, per non sacrificare la felicità della figlia. L’opera si chiude con una ripresa di “Salut à la France”.