Synopsis: Les Troyens

from Hector Berlioz


ATTO PRIMO
‘La prise de Troie’.
Il campo abbandonato dei Greci nella piana di Troia. I Greci hanno tolto l’assedio alla città di Troia e i Troiani, dopo tanti anni di guerra, finalmente escondo dalle mura e si danno alla più grande esultanza (“Ah, ah, après dix ans”). Solo Cassandra è in preda alla più grande agitazione: ma le sue profezie non trovano ascolto nemmeno presso Corebo, suo innamorato. Irrompe Enea, interrompendo i festeggiamenti della pace. Egli narra come Laocoonte, che aveva espresso i suoi sospetti circa il cavallo di legno che i Greci hanno abbandonato sul campo, sia stato divorato da serpenti (“Du peuple et des soldats”). Cassandra ripete le sue profezie in modo ancora più esplicito: la partenza dei Greci è solo un inganno, che porterà alla rovina e alla morte tutti i Troiani (aria “Non, je ne verrai pas”). Ciononostante il cavallo viene trascinato in città, quale dono propiziatorio ad Atena.

ATTO SECONDO
Quadro primo.
Una stanza nel palazzo di Enea. L’ombra di Ettore appare a Enea e lo esorta a fuggire da Troia per fondare in Italia una nuova città. Entra il sacerdote Panteo, ferito al viso. La città è in fiamme, e il fuoco è stato appiccato dai Greci che si erano nascosti all’interno del cavallo di legno. Enea prende per mano il figlio Ascanio e si accinge a combattere l’ultima battaglia.
Quadro secondo.
Nel palazzo di Priamo, davanti all’altare di Vesta. Cassandra, in preda al più profondo abbattimento e con i capelli scarmigliati, annuncia alle donne troiane la morte di Corebo e la fuga di Enea, che ha portato con sé il tesoro di Priamo per fondare in Italia una nuova Troia (“Tous ne périront pas”). All’irrompere dei Greci, Cassandra e le donne troiane si uccidono piuttosto che cadere in mano ai vincitori; la loro ultima parola è: «Italia».

ATTO TERZO
‘Les Troyens a Carthage’.
Una grande sala del palazzo di Didone a Cartagine. Nella città sono in corso i festeggiamenti in onore della regina Didone, che ha dato al suo popolo prosperità e ricchezza. La regina, nel ricevere gli omaggi della sua gente, afferma la propria volontà di mantenersi fedele alla memoria del marito (“Nous avons vu finir sept ans à peine”); benché sua sorella Anna cerchi di smuoverla da questo proposito, ella non intende dare a Cartagine un nuovo re. Il poeta Iopas annuncia che degli stranieri stanno giungendo dal mare: sono i Troiani in fuga, giudati da Enea. Didone li accoglie con amicizia. Proprio in quel momento il ministro Narbal porta la notizia che Iarbas, re dei Numidi, si apresta ad attaccare con le armi Cartagine. Enea, fino ad allora in incognito, si rivela e offre il proprio aiuto. Didone, turbata, accetta che i Troiani combattano a fianco dei Cartaginesi contro il re barbaro.

ATTO QUARTO
Quadro primo.
Una pantomima, sulla musica di un interludio sinfonico intitolato ‘Caccia reale e tempesta’, mostra Didone ed Enea inoltrarsi nella foresta e addentrarsi in una grotta dove, mentre infuria la tempesta, danno compimento al loro amore.
Quadro secondo.
I giardini di Didone in riva in mare. Vinti i Numidi, Enea viene festeggiato nei giardini di Didone. Fra l’eroe e la regina è nato l’amore, che è visto con simpatia da Anna ma che preoccupa Narbal, consapevole della missione che attende Enea. Si celebrano grandi feste, tra canti e balli appena offuscati da oscuri presagi. Rimasti soli al chiaro di luna, Didone ed Enea si abbandonano finalmente alla passione (“Nuit d’ivresse, et d’exstase infinie”). Ma al culmine dell’estasi appare improvvisamente Mercurio; con voce grave, egli ammonisce: «Italia!».

ATTO QUINTO
Quadro primo.
La riva del mare gremita di tende troiane; è notte. Un giovane marinaio frigio canta dall’albergo di una nave una nostalgica canzone (“Vallon sonore”). Panteo e i capi troiani si preparano a partire, nonostante l’incertezza di Enea. L’eroe si avanza in grande agitazione, ancora indeciso tra amore e dovere (“Inutiles regrets... je dois quitter Carthage”). Un coro d’ombre lo chiama per nome: sono gli spettri degli eroi troiani che vengono a esortarlo affinché compia la sua missione. Enea non può sfuggire al destino e ordina la partenza. Mentre fervono i preparativi, Enea si congeda da Didone, che cerca invano di trattenerlo.
Quadro secondo.
Nella casa di Didone. La regina, rientrata nelle sue stanze, ordina alla sorella Anna di recarsi da Enea per implorarlo di restare. In quel momento giunge la notizia che i Troiani sono partiti. Fuori di sé, Didone prima maledice Enea, poi si accascia e dà sfogo alla sua disperazione (“Je vais mourir... Adieu, fière cité”). Quadro terzo . Nei giardini di Didone. La regina ha dato ordine di innalzare un grande rogo; è la cerimonia funebre allestita per se stessa, un sacrificio per gli dèi degli inferi. Salita sul rogo con le armi di Enea, ha la visione della vendetta di Annibale sui Romani; poi estrae la spada dal fodero e si uccide (“D’un malheureux amour, funestes gages”). Mentre tutti accorrono, in un ultimo sussulto Didone annuncia la fine di Cartagine e il trionfo di Roma immortale: i Cartaginesi maledicono in eterno la gloria di Roma (“Haine éternelle à la race d’Enée”).