Synopsis: Mathis, der Maler

from Paul Hindemith


QUADRO PRIMO
Nella città di Magonza e nei suoi dintorni, all’epoca delle guerre contadine e della Riforma (1520-’30). In un assolato meriggio di fine maggio, in un convento antoniano sul Meno, Mathis osserva pensieroso l’affresco che sta dipingendo quando il vecchio Schwalb, il capo dei contadini in rivolta, e la figlia Regina vengono a cercare un rifugio, braccati dai soldati. Mentre i monaci assistono Schwalb lacero e affamato, Mathis si prende cura di Regina, che si rinfresca alla fontana cantando una canzone (“Es wollt ein Maidlein waschen gehn”). Mathis, per sollevarle l’animo, le dona un nastro di tessuto prezioso che viene dall’Oriente (“Ein Schiff brachte es aus dem Land Westindia”). Schwalb critica Mathis perché perde tempo a dipingere, mentre intorno a lui infuria la guerra e il popolo è oppresso. Il pittore, già in crisi per conto suo, gli promette di fare il possibile per la causa dei contadini, e lo salva dai soldati offrendogli il proprio cavallo per fuggire. Assuntosi la responsabilità della loro fuga, Mathis viene portato a Magonza per essere giudicato dal cardinale, al cui servizio egli si trova.

QUADRO SECONDO
Tra la folla che attende il cardinale Albrecht, di ritorno a Magonza, si scatena una rissa tra cattolici e luterani (“Dem Volk stropft man die falschen Lehren”). L’ingresso del cardinale con le reliquie di San Martino riporta l’ordine nella sala. Albrecht è un sincero protettore delle arti (“Gewinnst du auch mein Herz”), ma ormai non ha più sufficienti facoltà per agire da mecenate. Il ricco borghese Riedinger, luterano, lascia intendere che non gli mancherà il suo appoggio finanziario, se il principe impedirà il rogo dei libri ordinato dal vicario del Duomo Lorenz von Pemmersfelden. Nel frattempo Mathis, entrato nella sala, si intrattiene a parlare con Ursula, la figlia di Riedinger, che non si preoccupa di nascondere i sentimenti che prova per lui. Albrecht apprende con sdegno l’ordine papale di bruciare i libri luterani e annulla l’ordine, ma, uscito Riedinger, è costretto a firmare il decreto da Pommersfelden, che gli ricorda l’obbedienza dovuta alla autorità papale. I papisti non vedono di buon occhio nemmeno lo stile del suo pittore, incolpato di raffigurare il Salvatore col volto di un mendicante e la Madonna con quello di una mandriana. Inoltre, un ufficiale della guardia denuncia Mathis per aver fatto fuggire Schwalb. Tra l’indignazione generale, Mathis si discolpa perorando la causa dei contadini (“Meiner Brüder Angstschrei”). Albrecht lo protegge, ma gli ordina di concentrarsi solo sul suo lavoro. Mathis si ribella e chiede il congedo dal servizio. Malgrado la gravità del gesto, Albrecht, che ammira l’artista, lo lascia libero di andarsene.

QUADRO TERZO
I luterani nascondono i libri, per salvarli dal rogo dei papisti, nella casa di Riedinger, che si crede al sicuro grazie alla parola di Albrecht. Capito invece, consigliere del cardinale, rivela alle guardie il nascondiglio. Furente, Riedinger lo accusa di tradimento, ma Capito spiega che il rogo serve a tener buoni i papisti, e rivela loro una lettera di Lutero ad Albrecht (“Es ist meine Meinung”), in cui lo esorta a prendere moglie e a secolarizzare la diocesi: ciò significherebbe lo scisma dalla Chiesa di Roma e l’affermazione della nuova fede. I luterani sono scettici sul fatto che Albrecht sia disposto a un tale passo, ma Capito lascia intendere che il cardinale potrebbe essere convinto se la sposa fosse Ursula. Riedinger chiede alla figlia di sacrificare i suoi sentimenti per la causa della fede, lasciandola sgomenta (“Was bin ich anderes in dieser Männerwelt”). Mentre nella piazza si alzano le fiamme del falò, Ursula supplica Mathis di portarla via con sé, dovunque abbia deciso di andare. Mathis però, a cui Ursula aveva dato come pegno d’amore il nastro che lui poi aveva donato a Regina, non vuole che sacrifichi se stessa per un uomo più vecchio e in crisi come lui (“Ich kann nicht mehr malen”): entrambi devono rassegnarsi al proprio destino. Col cuore in pezzi, Ursula accetta la proposta del padre.

QUADRO QUARTO
Nella piccola piazza di Königshofen, devastata dalla rivolta, i contadini trascinano in catene il conte Helfenstein e la moglie. In preda all’odio e alla vendetta, i rivoltosi giustiziano barbaramente il conte. Mathis si oppone a questa crudeltà (“Wer hieß euch den Grafen ermorden?”) e cerca di difendere la contessa dalle offese dei contadini, che lo malmenano. Schwalb accorre in armi (“Das sieht euch gleich”), perché sta per abbattersi su di loro l’esercito dello Scalco di Waldburg, e incita gli uomini alla battaglia. I contadini vengono sgominati e Schwalb ucciso. Mathis, risparmiato su preghiera della contessa Helfenstein, considera con amarezza il proprio fallimento (“Wagen wollen, was ein Wille”) e si allontana con Regina dal campo di battaglia.

QUADRO QUINTO
Nel suo studio di Magonza, il cardinale discute con Capito (“Wollt ihr mich denn entmündigen?”) la proposta di Lutero. Per salvarsi dai debiti contratti per fare di Magonza una culla di civiltà, «una Roma tedesca sul Reno», ha necessità dell’aiuto dei borghesi luterani. Non si aspetta però di dover prendere in moglie proprio Ursula, di cui è segretamente innamorato. Dopo un drammatico colloquio, in cui comprende che Ursula accetta questo matrimonio solo per affermare la sua fede (“Tiefste Scham steigt in mir auf”), Albrecht decide di rinunciare al fasto dei beni terreni e di condurre una vita da eremita. Commosso dalle parole di Ursula, riconosce ai luterani il diritto di professare il proprio credo (“Mein Freund, schmäht eure Tochter nicht”).

QUADRO SESTO
Tra i grandi tronchi della foresta di Odenwald, nell’ultima luce della sera, Regina è ancora in preda a una grande agitazione, ossessionata dal ricordo del padre trucidato (“Wie weißt du das?”). Mathis cerca di calmarla, mentre prepara un giaciglio, raccontandole (“Maßlos das Leid der Jugend”) di come gli angeli proteggano il cammino degli uomini e descrivendole il loro concerto celeste. Nella notte, Mathis si identifica nella figura di sant’Antonio, e ne rivive le visioni. Giacente ai piedi di un castello medioevale, Mathis vede sfilare davanti a sé, nell’ordine raffigurato sulla pala di Isenheim e nelle sembianze dei personaggi della sua vita, varie figure allegoriche, che lo tentano ad allontanarsi dal proprio cammino artistico: la contessa come la Ricchezza, Ursula come la Seduttrice e la Martire, Capito come l’Erudito, Schwalb come il Signore della Guerra. Al culmine dei tormenti demoniaci, Albrecht, nella figura di san Paolo, appare al posto delle tentazioni, e riconduce Mathis all’unica via che gli è stato dato di percorrere, cioè a quella dell’arte. Nella luce del mattino rifulge dinanzi ai loro occhi la città di Magonza e il Reno.

QUADRO SETTIMO
Sfinito, di notte, nella sua bottega di Magonza, Mathis è al lavoro davanti alla futura pala dell’altare di Isenheim. Regina sta morendo, assistita da Ursula. I suoi ultimi pensieri sono per Mathis: negli occhi del Crocifisso che ha dipinto ha riconosciuto lo sguardo pieno d’orrore del padre morto, quello sguardo che continua a ossessionarla. Ignara del passato, prega in disparte Ursula di ridare a Mathis il nastro, simbolo del loro eterno legame. Poi spira, tra le braccia del pittore. All’alba si presenta Albrecht, cui Mathis consegna il capolavoro, col quale ha portato a compimento la sua arte. Albrecht vorrebbe ospitare il vecchio artista nel suo palazzo, ma Mathis sente prossima la morte e desidera la solitudine. Si congedano con grande commozione. Rimasto solo, Mathis ripone in un cassa gli oggetti che racchiudono il senso della sua vita: regolo e compasso, i pennelli, un’onorificenza d’oro, alcuni libri e infine il nastro, simbolo del suo amore.