Libretto: Roberto Devereux

from Gaetano Donizetti


Personaggi

ELISABETTA, regina d'Inghilterra (Soprano)
LORD DUCA DI NOTTINGHAM (Baritono)
SARA, duchessa di Nottingham (Mezzosoprano)
ROBERTO DEVEREUX, conte di Essex (Tenore)
LORD CECIL (Tenore)
SIR GUALTIERO RALEIGH (Basso)
UN PAGGIO (Basso)
UN FAMILIARE DI NOTTINGHAM (Basso)

CORO e COMPARSE:
Dame della corte reale, Lord del parlamento, cavalieri ed armigeri
paggi, guardie reali, scudieri di Nottingham

L'avvenimento ha luogo nella città di Londra, sul finire del secolo XVI.



ATTO PRIMO
Sala terrena nel palazzo di Westminster, con grande apertura nel fondo, dalla quale si vede una serra di piante.

Preludio

SCENA PRIMA
Le dame della corte reale sono intente a diversi lavori donneschi:
Sara, duchessa di Nottingham, siede in un canto sola, taciturna, cogli occhi immobili su di un libro, ed aspersi di lagrime.


Coro e Romanza

DAME
fra loro, ed osservando la duchessa
Geme! … Pallor funereo
Le sta dipinto in volto!
Un duolo, un duol terribile
Ha certo in cor sepolto.
accostandosi ad essa
Sara? Duchessa? Oh! scuotiti …
Onde la tua mestizia?

SARA
Mestizia in me!

DAME
Non hai
Bagnato il sen di lagrime?

SARA
(Ah! mi tradisce il cor!)
Lessi dolente istoria …
Piangea … di Rosamonda …

DAME
Ah! Chiudi la trista pagina
Che il tuo dolor seconda.

SARA
Il mio dolor! …

DAME
Sì; versalo
Dell' amistade in seno.

SARA
Lady, e credete? …

DAME
Ah! fidati …

SARA
Io? … No …
sciogliendo un forzato sorriso
Son lieta appieno.

DAME
(È quel sorriso infausto
Più del suo pianto ancor.)

SARA
(Ah! … All'afflitto è dolce il pianto
E la gioia che gli resta …
Una stella a me funesta
Anche il pianto mi vietò.
Della tua più cruda, oh quanto,
Rosamonda, è la mia sorte!
Tu peristi d'una morte …
Io vivendo ognor morrò.)


SCENA SECONDA
Elisabetta preceduta dai suoi paggi, e dette.
Al comparire della Regina le dame s'inchinano: ella risponde al saluto, quindi s'accosta alla Nottingham in atto benigno.


Scena e Cavatina

ELISABETTA
Duchessa …
porgendo la destra a Sara: ella rispettosamente la bacia. Le dame restano in fondo alla scena
Alle fervide preci
Del tuo consorte alfin m'arrendo,
Alfine il conte rivedrò..,
Ma … Dio conceda
Che per l'ultima volta io nol riveda,
Ch'io non gli scerna in core
Macchia di tradimento.

SARA
Egli era sempre
Fido alla sua Regina.

ELISABETTA
Fido alla sua Regina?
E basta, o Sara?
Uopo è che fido il trovi Elisabetta.
SARA
(Io gelo!)

ELISABETTA
A te svelai
Tutto il mio core …
Un orrendo sospetto
Alcuno in me destò.
D'Irlanda in riva
Lo trasse un cenno mio,
Che lunge il volli da Londra …
Egli vi torna,
Ed accusato di fellonia;
Ma d'altra colpa io temo
Delinquente saperlo …
Una rivale,
con trasporto di collera
S'io discoprissi, ah! quale,
Oh! quanta non sarebbe
La mia vendetta!

SARA
(Ove m'ascondo? …)

ELISABETTA
Il core togliermi di Roberto! …
Pari colpa sana togliermi il serto.
un momento di silenzio: ella si calma alquanto
L'amor suo mi fe' beata,
Mi sembrò del cielo un dono …
E a quest'alma innamorata
Era un ben maggior del trono.
Ah! se fui, se fui tradita,
Se quel cor più mio non è,
Le delizie della vita
Lutto e pianto son per me!


SCENA TERZA
Cecil, Gualtiero, altri Lord del parlamento e detti.


CECIL
dopo essersi ossequiosamente inchinato alla Regina
Nunzio son del parlamento.

SARA
(Tremo! …)

ELISABETTA
Esponi.

SARA
(Ha sculto in fronte
L'odio suo! …)

CECIL
Di tradimento
Si macchiò d'Essex il Conte!
Eccessiva in te clemenza
Il giudizio ne sospende:
Profferir di lui sentenza,
E stornar sue trame orrende,
Ben lo sai, de' Pari è dritto.
Questo dritto a te si chiede.

ELISABETTA
Ben d'altre prove il suo delitto,
Lórdi, ha d'uopo.


SCENA QUARTA
Un Paggio e detti.


PAGGIO
Al regio piede
Di venirne Essex implora.

CECIL e RALEIGH
Egli! …

ELISABETTA
lanciando a Cecil ed a Gualtiero uno sguardo rigoroso
Venga. Udirlo io vo'.

CECIL e RALEIGH
(Ah! la rabbia mi divora! …)

SARA
(Ah! Come il cor mi palpitò.)

ELISABETTA
(Ah! ritorna qual ti spero,
Qual ne' giorni più felici
E cadranno i tuoi nemici
Nella polve innanzi a te.
Il mio regno, il mondo intero,
Reo di morte invan ti grida...
Se al mio piede amor ti guida
Innocente sei per me!)

SARA
(A lui fausto il ciel sorride,
E funesto sia per me!)

CECIL, RALEIGH e CORO DI LORD
(De' suoi giorni un astro è guida,
che al tramonto ancor non è!)


SCENA QUINTA
Roberto e detti.


Gran Scena e Duetto

ROBERTO
Donna reale, a' piedi tuoi...

ELISABETTA
Roberto! …
Conte, sorgi, Io impongo.
gli sguardi di Roberto errano in traccia di Sara; ella, piena di smarrimento, cerca evitarli.
Elisabetta a Cecil

Il voler mio
Noto in breve farò.
Signori, addio.
tutti si ritirano, tranne Roberto
In sembianza di reo
Tornasti dunque al mio cospetto!
E me tradire osavi?
E insidiar degli avi
A questo crine il serto?
ROBERTO
Il petto mio pieno di cicatrici,
Che il brando vi lasciò de' tuoi nemici,
Per me risponda.

ELISABETTA
Ma l'accusa? …

ROBERTO
E quale? …
Domata in campo la ribelle schiera,
Col vinto usai clemenza;
Ecco la colpa, onde al suo duce
Innalza un palco infame
D'Elisabetta il cenno!

ELISABETTA
Il cenno mio
Differì, sconoscente,
La tua sentenza;
Il cenno mio ti lascia
In libertade ancor.
Ma che favelli di palco?
A te giammai rigor di legge
Schiuder non può la tomba.
Quando chiamò la tromba i miei guerrieri
Ad espugnar le torri della superba Cadice,
Temesti che la rovina macchinar potesse
Di te lontano, atroce, invida rabbia:
accennando una gemma che Roberto ha in dito
Ti porsi questo anello
E ti parlai la parola dei re,
Che ad ogni evento
Offrirlo agli occhi miei,
Di tua salvezza pegno sarebbe...
Ah! col pensiero torno
A stagion più ridente!
Allora i giorni miei
Scorrean soavi al par d'una speranza! ……
Oh, giorni avventurati!
Oh, rimembranza!
Un tenero core
Mi rese felice,
Provai quel contento
Che labbro non dice …
Un sogno d'amore
La vita mi parve...
Ma il sogno disparve,
Disparve quel cor!

ROBERTO
(Indarno la sorte un trono m'addita;
Per me di speranze non ride la vita,
Per me l'universo è muto e deserto,
Le gemme del serto non hanno splendor.)

ELISABETTA
in tono di rimprovero, in cui traspira tutta la sua tenerezza
Muto resti?
È dunque vero! Sei cangiato? …

ROBERTO
No … che dici?
Parla un detto,
Ed il guerriero sorge
E fuga i tuoi nemici.
D'obbedienza, di valore
Prove avrai.

ELISABETTA
(Ma non d'amore!)
con simulata calma, e fissando in Roberto uno sguardo scrutatore
Vuoi pugnar! ma di': non pensi
Che bagnar faresti un ciglio
Qui di pianto?

ROBERTO
(Ahimé, quai sensi! …)

ELISABETTA
Che l'idea del tuo periglio
Palpitar farebbe un core?

ROBERTO
Palpitar? …

ELISABETTA
Di tal, che amore
Teco strinse.

ROBERTO
Ah! dunque sai? …
(Ciel, che dico! …)

ELISABETTA
Ebben? … Finisci:
reprimendosi appena
L'alma tua mi svela ormai.
Che paventi? … Ardisci, ardisci:
Noma pur la tua diletta …
All'altare io vi trarrò.

ROBERTO
Mal ti apponi …

ELISABETTA
(O mia vendetta!...)
atteggiandosi di terribile maestà
E non ami? Bada! Non ami?

ROBERTO
Io? … No!

Cabaletta

ELISABETTA
(Un lampo, un lampo orribile
Agli occhi miei splendea! …
No, dal mio sdegno vindice
Fuggir non può la rea.
Morrà l'infido, il perfido,
Morrà di morte acerba,
E la rival superba
Punita in lui sarà.)

ROBERTO
(Nascondi, frena i palpiti
O misero mio core!
Ti pasci sol di lagrime
O sventurato amore!
Ch'io cada solo vittima
Del suo fatal sospetto …
Con me l'arcano affetto
E morte, e tomba avrà.)
Regina!

ELISABETTA
Ebben? Finisci!
Conte! …

ROBERTO
Regina!

ELISABETTA
Non ami?

ROBERTO
Non amo!
(Nascondi, frena i palpiti, ecc.)

ELISABETTA
(Cadrà! Sì, punita la rival, ecc.)

Elisabetta rientra nei suoi appartamenti.


SCENA SESTA
Nottingham e detto.
Roberto è rimasto in profondo silenzio; immobile, con lo sguardo fisso al suolo.


Scena e Cavatina

NOTTINGHAM
abbracciandolo
Roberto! …

ROBERTO
Che!? … fra le tue braccia! …

balza indietro, come respinto da ignoto potere

NOTTINGHAM
Estremo pallor ti siede in fronte!
Ah! forse? … Tremo d'interrogarti!

ROBERTO
Ancor la mia sentenza
Non proferì colei;
Ma nel tremendo sguardo
Le vidi sfolgorar
La brama del sangue mio …

NOTTINGHAM
Non proseguir … D'ambascia
L'anima ho piena, e di spavento!

ROBERTO
Ah! lascia
Che il mio destino compia;
E nelle braccia
Di cara sposa un infelice obblìa.

NOTTINGHAM
Che parli? … Ahi, fera sorte!
Né amico, né consorte
Lieto mi volle!

ROBERTO
Oh! narra ….

NOTTINGHAM
Un arcano martir di Sara attrista
I giorni e lentamente
La conduce alla tomba.

ROBERTO
(È rea, ma sventurata! …)

NOTTINGHAM
Ieri, taceva il giorno,
Quando pria dell'usato al mio soggiorno
Mi trassi, e nelle stanze
Ove solinga ella restar si piace,
Mossi repente … Un suono
Di taciti singulti
Appo la soglia
M'arrestò non veduto. Essa fregiava
D'aurate fila una cerulea fascia,
Ma spesso l'opra interrompea col pianto,
E invocava la morte! Io mi ritrassi …
Avea 'alma in tumulto … avea la mente
Così turbata, che sembrami demente.

Forse in quel cor sensibile
Si fe' natura il pianto:
D'una fatal mestizia
Anch'io son preda intanto,
Anch'io mi struggo in lagrime …
Ed il perché non so!
Talor mi parla un dubbio,
Una golosa voce …
Ma la ragion sollecita
Sperde il sospetto atroce;
AH! Che mai nel cor degli angeli
La colpa entrar non può.


SCENA SETTIMA
Cecil, gli altri Lord del parlamento e detti.


CECIL
Duca, vieni: a conferenza
la Regina i Pari invita.
NOTTINGHAM
Che si vuole?

CECIL
a voce bassa, volgendo a Roberto un'occhiata feroce
Una sentenza
Troppo a lungo differita.

NOTTINGHAM
porge la destra a Roberto come in atto d'accomiatarsi: è commosso vivamente, e però lo bacia, ed abbraccia con tutta l'effusione dell'amicizia
Vengo. Amico...

ROBERTO
Sul tuo ciglio
Una lagrime spuntò! …
M'abbandona al mio periglio …
Tu lo dei!

CECIL
a Nottingham
Vieni.

NOTTINGHAM
Salvar ti vo'.
Qui ribelle ognun ti chiama,
Ti sovrasta fato orrendo;
L'onor tuo sol io difendo …
Terra, e cielo m'ascolterà.
Ch'io gli serbi e vita e fama
Deh! concedi, o sommo Iddio;
Parla tu sul labbro mio,
Santa voce d'amistà!

ROBERTO
(Lacerato al par del mio
Sulla terra un cor non v'ha!)

CECIL e CORO DEI LORDS
(Quel superbo il giusto fio
De' suoi falli pagherà.)
Vieni, o duca, vieni, vieni.

NOTTINGHAM
ai Lords
Vi seguo.
a Roberto
Oh, amico …
Qui ribelle ognun ti chiama, ecc.

Partono.


SCENA OTTAVA
Appartamenti della Duchessa, nel palazzo Nottingham.
In prospetto verone, che risponde sul giardino: da un canto tavola, su cui un doppiere acceso ed una ricca cesta.
Sara sola.


Scena e Duetto

SARA
Tutto è silenzio! …
Nel mio cor soltanto
Parla una voce, un grido
Qua di severo accusator!
Ma rea non sono: della pietade
Io m'arrendo al consiglio
Non dell'amor …
L'orribile periglio
Che Roberto minaccia
Il mio scordar mi fe' …
Chi giunge!
È desso!


SCENA NONA
Roberto, chiuso in lungo mantello, e detta.


ROBERTO
Una volta, crudel, m'hai pur concesso
Venirne a te! … Spergiura! Traditrice!
Perfida! …E qual v'ha nome
D'oltraggio, di rampogna
Che tu non merti?

SARA
Ascolta.
Eri già lunge, … quando si chiuse
La funerea pietra sul padre mio.
«Rimasta orfana e sola:
D'un appoggio hai d'uopo»,
La Regina mi disse,
«A liete nozze ti serbo …»

ROBERTO
E tu?

SARA
M'opposi. Le chiesi,
Ma indarno il vel …
Fui tratta al talamo …
Che dico?
Al mio letto di morte!

ROBERTO
Oh ciel!

SARA
Felice,
Quant'io io non son,
Fato miglior ti renda …
Alla Regina il core
Volgi Roberto.

ROBERTO
Ah! taci …
Spento all'amor son io.

SARA
La gemma
Che in tua man risplende
Era memoria e pegno
D'un affetto real …
ROBERTO
Pegno d'affetto?
Non sai! …
Pur si distrugga il tuo sospetto!
gettando l'anello sulla tavola
Mille volte per te darei la vita.

SARA
Roberto …
Ultimo accenno
Sara ti parla, ed osa
Una grazia pregar.

ROBERTO
Chiedimi il sangue …,
Tutto lo spargerò per te,
Mio bene!

SARA
Viver devi,
E fuggir da queste arene.

ROBERTO
Il vero intesi? … Ah! parmi,
Parmi sognar!

SARA
Ah, se m'ami,
Per sempre déi lasciarmi.

ROBERTO
Per sempre!

SARA
Sì!

ROBERTO
Per sempre! …

SARA
Sì!

ROBERTO
Ah, non credea cangiato
Tanto di Sara il cor!
Son l'odio tuo! …

SARA
Spietato! …
Ardo per te d'amor.
Dacchè tornasti, ahi, misera!
In questo debil core
Del mal sopito incendio
Si ridestò ardore …
Ah! parti, ah! vanne, ah! Lasciami …
Ah, cedi alla sorte acerba …
A te la vita serba,
Serba l'onore a me.

ROBERTO
Dove son io? … Quai smanie!
Fra vita, e morte ondeggio!
Tu m'ami, e deggio perderti! …

SARA
Sì.

ROBERTO
M'ami, e lasciarti deggio! …

SARA
Si.

ROBERTO
Poter dell'amicizia,
Prestami tu vigore …

SARA
A te la vita serba,
Serba l'onore a me, ecc.

ROBERTO
Chè dun mortale in core
Tanta virtù non è.
Sara è a piè di lui piangente e supplichevole
Ah, tergi le amare lagrime …
sollevandola
Sì, fuggirò.

SARA
Lo giura.

ROBERTO
Roberto protende la destra in atto di giuramento
Si, poter dell'amicizia, ecc.

SARA
Parti, ah! fuggi, ah! Lasciami, ecc.
E quando fuggirai?

ROBERTO
Allor che tacita
Avrà la notte oscura
Un'altra volta in cielo
Disteso il tetro velo.
Or nol potrei, che roseo
Il primo albor già sorge …

SARA
Ah! qual periglio! … Involati …
Se alcuno uscir ti scorge! …

ROBERTO
Oh, fiero istante! ….

SARA
Un ultimo pegno d'infausto amore
Con te ne venga...

levando dalla cesta una sciarpa azzurra, trapunta d'oro

ROBERTO
Ah! porgilo …
Qui, sul trafitto core …

SARA
Vanne! … di me rammentati
Sol quando preghi il ciel.
Addio …

ROBERTO
Per sempre! …

SARA
Oh spasimo! …

ROBERTO
Oh, rio destin crudel!

SARA
Addio!

ROBERTO
Addio!

ROBERTO e SARA
Ah! Questo addio fatale, estremo
È un abisso di tormenti …
Le mie lagrime cocenti
Più del ciglio, sparge il cor.
Ah! mai più non ci vedremo …
Ah! mai più! … mancar mi sento! …
Ah, si racchiude in questo accento
Una vita di dolor.

SARA
Parti, parti!

ROBERTO
Fiero istante!

SARA
Addio!

ROBERTO
Ferma!

SARA
Ah, mi lascia!

ROBERTO e SARA
Ah! Questo addio fatale, estremo, ecc.

Roberto parte. Sara si ritira.

ATTO SECONDO
Magnifica galleria nella reggia.

SCENA PRIMA
I Lord componenti la corte di Elisabetta sono radunati in cerchio: quindi sopraggiungono le Dame.


ALCUNI LORD
L'ore trascorrono, surse l'aurora,
Né il parlamento si scioglie ancora!

GLI ALTRI
Senza l'aita della Regina
Purtroppo è certa la sua rovina! …

DAME
Tacete, o Lord; Elisabetta,
Qual chi matura una vendetta,
Erra d'intorno fremente e sola,
Né move inchiesta, né fa parola.

TUTTI
Misero Conte! Il cielo irato
Di fosche nubi ti circondò! …
Il tuo destino è già segnato:
In quel silenzio la morte parlò!


SCENA SECONDA
Elisabetta da un lato, Cecil dall'altro e detti.


Scena e Duettino

ELISABETTA
Ebben?

CECIL
Del reo le sorti
Furo a lungo agitate;
Più d'amistà, che di ragion possente
Il Duca vivamente
Lo difese, ma invan. Recar ti deve
La sentenza egli stesso.

ELISABETTA
a voce bassa
Ed era?

CECIL
a voce bassa
Morte!


SCENA TERZA
Gualtiero Raleigh e detti.


RALEIGH
Regina …

ELISABETTA
Può la corte allontanarsi;
Richiamata in breve qui fia!
tutti partono tranne Raleigh
Tanto indugiasti?

RALEIGH
Assente egli era,
Ed al palagio suo non fe ritorno
Che sorto il nuovo giorno.

Elisabetta si turba

ELISABETTA
Segui! …

RALEIGH
Fu disarmato;
E nel cercar se criminosi fogli
Nelle vesti chiudesse, i miei seguaci
Vider che in sen celava
Serica sciarpa.
Comandai che tolta gli fosse;
D'ira temeraria e stolta
Egli avvampando: «Pria», gridò, «strapparmi
Vi è d'uopo il cor dal petto!»…
Del Conte la repulsa
Fu vana …

ELISABETTA
E quella sciarpa? ….

RALEIGH
Eccola.

ELISABETTA
(Oh rabbia! …)
Cifre d'amor qui veggio! …
È tremante di sdegno; ma volgendo uno sguardo a Gualtiero riprende la sua maestà
Al mio cospetto colui si tragga.
Raleigh parte
Ho mille furie in petto!

gettando la sciarpa sur una tavola ch'è nel fondo della scena


SCENA QUARTA
Nottingham e detta.


NOTTINGHAM
Non venni mai sì mesto
Alla regal presenza.
Compio un dover funesto.
le porge un foglio
D'Essex è la sentenza.
Tace il ministro, or parla
L'amico in suo favore.

Elisabetta gli volge una fiera occhiata

ELISABETTA
Che! Che?

NOTTINGHAM
Grazia! Potria negarla
D'Elisabetta il core?

ELISABETTA
In questo core è sculta
La sua condanna.

NOTTINGHAM
Oh, detto! …

ELISABETTA
D'una rivale occulta
Finor lo accolse il tetto …
Si, questa notte istessa
ei mi tradìa …

NOTTINGHAM
Che dici? …
No, no … Calunnia è questa …

ELISABETTA
Oh! cessa …

NOTTINGHAM
Trama de' tuoi nemici.

ELISABETTA
No! cessa … No! cessa!

NOTTINGHAM
Mel credi!

ELISABETTA
No, dubitar non giova …
Al mancar suo fu tolta
Irrefragabil prova …

a questa ricordanza si raddoppia la sua collera, quindi è per firmare la sentenza

NOTTINGHAM
Ah! Che fai? … sospendi … ascolta …
Su lui non piombi il fulmine
Dell'ira tua crudele! …
Se chieder lice un premio
Del mio servir fedele,
Quest'uno io chiedo, in lagrime,
Prostrato al regio piè.

ELISABETTA
Taci: pietade o grazia,
No, l'infedel non merta …
Il tradimento è orribile …
La sua perfidia è certa …
Muoia; e non sorga un gemito
A domandar mercé!

NOTTINGHAM
Ah, no! Grazia!

ELISABETTA
Muoia; e non sorga un gemito
A domandar mercé!

NOTTINGHAM
No! … Regina!

ELISABETTA
Scostati!

NOTTINGHAM
Tel chiedo in grazia …

ELISABETTA
Va!
NOTTINGHAM
No! No! Ah! Su lui
Non piombi il fulmine, ecc.

ELISABETTA
Il tradimento è orribile,
La sua perfidia è certa, ecc.


SCENA QUINTA
Roberto fra guardie, Gualtiero e detti.


Terzetto

ELISABETTA
(Ecco l'indegno! …)
ad un segno di Elisabetta, Raleigh e le guardie si ritirano
Appressati … Ergi l'altera fronte.
Che dissi a te? Rammentalo.
Ami, ti dissi, o Conte?
No, rispondesti … no …
Un perfido, un vile,
Un mentitore tu sei …
Del tuo mendacio
Il muto accusatore
Guarda …
gli mostra la sciarpa
E sul cor ti scenda
Fero di morte un gel.

NOTTINGHAM
riconoscendola
(Che!...)
Roberto osservando la sorpresa di Nottingham è preso da tremore
(Orrenda luce balena … Sara! …)

ELISABETTA
Tremi alfine.

ROBERTO
(Oh ciel! …)

ELISABETTA
Alma infida, ingrato core,
Ti raggiunse il mio furore.
Pria che il sen di fiamma rea
T'accendesse un dio nemico,
Pria d'offender chi nascea
Dal tremendo ottavo Enrico,
Scender vivo nel sepolcro
Tu dovevi, o traditor.

NOTTINGHAM
(Non è ver … delirio è questo …
Sogno orribile funesto!
No, giammai d'un uomo il core
Tanto eccesso non accolse …
Pur … si covre di pallore!
Ahi! che sguardo a me rivolse!
Cento colpe mi disvela
Quello sguardo, e quel pallor!)

ROBERTO
(Mi sovrasta il fato estremo!
Pur di me, di me non tremo …
Della misera il periglio
Tutto estinse il mio coraggio …
Di costui nel torvo ciglio
Balenò sanguigno raggio!
Ahi! quel pegno sciagurato
Fu di morte, e non d'amor!)

ELISABETTA
Vile! Egli freme! Vile ….
Ah, vile! Scender vivo nel sepolcro
Tu dovevi, o traditor!

NOTTINGHAM
con trasporto di cieco furore
Scellerato! …
Malvagio! …, e chiudevi
Tal perfidia nel core sleale?
E tradir sì vilmente potevi? …
La Regina?
ripiegando

ROBERTO
(Supplizio infernale! …)

NOTTINGHAM
Ah! la spada, la spada un istante
Al codardo, all'infame sia resa …
Ch'ei mi cada trafitto alle piante …
Ch'io nel sangue deterga l'offesa …
Una spada … una spada …

ELISABETTA
O mio fido! E tu tremi, tu pure
Dell'oltraggio che a me fu recato!
a Roberto
Io favello: m'ascolta!
La scure già minaccia
Il tuo capo esecrato:
Qual si noma l'ardita rivale
Di', soltanto, e lo giuro, vivrai.
Nottingham affigge in Roberto gli occhi pieni di orrenda ansietà. Un istante di silenzio
Parla, ah! parla.

NOTTINGHAM
(Momento fatale!)

ROBERTO
Pria la morte.

ELISABETTA
Ostinato! … Sì, l'avrai.

ROBERTO
Sì, Regina, ti chiedo la morte.

NOTTINGHAM
(Momento fatale!)

SCENA SESTA
Ad un cenno della Regina, la sala si riempie di Cavalieri, di Dame e Paggi, con Guardie ecc.


ELISABETTA
Tutti udite. Il giudizio de Pari
Di costui la condanna mi porse.
lo la segno. Ciascuno la impari:
a Cecil porgendogli la sentenza
Come il sole, che parte già corse
Del suo giro, al meriggio sia giunto,
S'oda un tuono del bronzo guerrier:
Lo percuota la scure in quel punto.

CORO DI LORD
(Tristo giorno di morte forier!)

ELISABETTA
Va, la morte sul capo ti pende,
Sul tuo nome l'infamia discende …
Tal sepolcro t'appresta il mio sdegno,
Che non fia chi di pianto lo scaldi:
Con la polve di vili ribaldi
La tua polve confusa sarà.

ROBERTO
Del mio sangue la scure bagnata
Più non fia d'ignominia macchiata.
Il tuo crudo, implacabile sdegno
Non la fama, la vita mi toglie! …

NOTTINGHAM
(No: l'indegno non muoia di spada,
Sovra il palco infamato egli cada …
Né il supplizio serbato all'indegno
Basta all'ira che m'arde nel sen!)

CECIL e RALEIGH
Sul tuo capo la scure già piomba …
Maledetto il tuo nome sarà.

NOTTINGHAM
(No: l'indegno non muoia di spada,
Sovra il palco infamato egli cada!)

CORO DI LORD
(Al reietto nemmeno la tomba
Un asilo di pace darà?)

ELISABETTA
Va'! La morte sul capo ti pende,
Sul tuo nome l'infamia discende, ecc.

ROBERTO
Ah! Supplizio infernale!

ELISABETTA
Va'! Va'! …
La morte sul capo ti pende, ecc.

ROBERTO
Del mio sangue la scure bagnata
Più non fia d'ignominia macchiata.
Il tuo crudo, implacabile sdegno
Non la fama, la vita mi toglie …
Ove giaccion le morte mie spoglie
Ivi un'ara di gloria sarà.

NOTTINGHAM
(No: l'indegno non muoia di spada,
Sovra il palco infamato egli cada …
Né il supplizio serbato all'indegno
Basta all'ira che m'arde nel sen …
A saziarla, ad estinguerla appieno
Altro sangue versato sarà!)

Ad un cenno di Elisabetta, Roberto è circondato dalle guardie.

ATTO TERZO
Sala terrena nel palazzo Nottingham.
Nel fondo grandi invetriate chiuse, a traverso le quali scorgesi una parte di Londra.


Scena e Duetto

SCENA PRIMA
Sara sola. Indi un Domestico.


SARA
Nè riede ancora il mio consorte! …


SCENA SECONDA

UN DOMESTICO
entrando
Duchessa!
Un di que' prodi, cui vegliar fu dato
La regia stanza, e già pugnaro a lato
Del gran Roberto, qui giungea, recando
Non so qual foglio, che in tua man deporre
E richiede, e scongiura.

SARA
Venga.

Il Soldato viene introdotto: egli porge alla Duchessa una lettera, indi si ritira col Domestico.

SARA
riconoscendo la scrittura
Roberto scrisse! …
dopo letto
O ria sciagura!...
Segnata è la condanna! …
Pur … qui lo apprendo …
Questo anello è sacro
Mallevador de' giorni suoi …
Che tardo? …
Corrasi ai piè d'Elisabetta …


SCENA TERZA
Nottingham e detta.


SARA
(Il Duca!...)
Nottingham resta immobile presso il limitare, con gli occhi terribilmente fissi in quelli di Sara
(Qual torvo sguardo!...)

NOTTINGHAM
Un foglio avesti?

SARA
(Oh, cielo!)

NOTTINGHAM
Sara, vederlo io voglio.

SARA
Sposo! …

NOTTINGHAM
in tono che non ammette repliche.
Sposo! …
Lo impongo: a me quel foglio.

Sara gli porge con tremula mano lo scritto di Essex

SARA
(Perduta io sono!)

Il duca legge.

NOTTINGHAM
Tu dunque puoi
Dal suo capo allontanar la scure!
Una gemma ti diè!
Quando? Fra l'ombre
Della trascorsa notte, allor che pegno
D'amor sul petto la tua man gli pose
Sciarpa d'oro contesta?

SARA
(Oh, folgore tremenda, inaspettata! …
Già tutto è noto a lui! …)

NOTTINGHAM
Sì, scellerata!
Noi sai, che un nume vindice
Hanno i traditi in cielo?
Egli con man terribile
Grange alle colpe il velo! …
Spergiura, in me paventalo
Quel Dio punitor. Sì!

SARA
Ah! M'uccidi!

NOTTINGHAM
Attendi, o perfida:
Vive Roberto ancor.
Io per l'amico in petto
Tenero amor serbava:
Come celeste oggetto
Ah! io la consorte amava:
Avrei per loro, impavido,
Sfidato affanni, e morte …
Chi mi tradisce? Ahi, misero!
L'amico e la consorte!
scosso
Stolta! che giova il piangere? …
Sangue, e non pianto io vo'.

SARA
Tanto il destin fremente
Dunque ha su noi possanza!
Può dunque l'innocente
Di reo vestir sembianza?
O tu, cui dato è leggere
In questo cor pudico,
Tu, Dio clemente, accertalo
Ch'empio non è l'amico,
Che d'un pensier, d'un palpito
Tradito io mai non l'ho.
si ode lugubre marcia
Non rimbomba un suon ferale? …
Sccorre ai veroni. Scorgesi Essex passar di lontano, circondato dalle guardie.
Ahi!

NOTTINGHAM
con esultanza
Lo traggono alla torre.

SARA
Fero brivido mortale
Per le vene mi trascorre! …
Il patibolo s'appresta! …
L'ora … ahi! l'ora è già vicina! …
Dio, m'aita! …

NOTTINGHAM
afferrandole un braccio
Iniqua, arresta!
Ove corri?

SARA
Alla Regina

NOTTINGHAM
Di salvarlo hai speme ancora? …

SARA
cercando liberarsi
Lascia …

NOTTINGHAM
Oh rabbia! … Ed osi? …

SARA
Ah, mi lascia! Ah!
cercando liberarsi

NOTTINGHAM
Olà!
compaiono le guardie del palazzo ducale
A costei la mia dimora
Sia prigione.

SARA
con grido disperato
Oh ciel! …
cadendo alle ginocchia di lui
Pietà …
All'ambascia ond'io mi struggo
Dona, ah! dona un solo istante …
Io lo giuro, a te non fuggo;
Riedo in breve alle tue piante …
Cento volte allor, se vuoi,
Me trafiggi: a' piedi tuoi,
Benedir m'udrai morente
Quella man che mi ferì.

NOTTINGHAM
Più tremendo avvampa e rugge
L'onor mio da voi trafitto …
Ogni accento che ti sfugge,
Ogni lagrima è un delitto.
Ah! supplizio troppo breve...

SARA
Sposo!

NOTTINGHAM
… È la morte ch'ei riceve.
Dio punisci eternamente 'alma rea che mi tradì.

SARA
Ah! M'uccidi.

NOTTINGHAM
Attendi: vive Roberto ancor.

SARA
Ah, sposo! … Per pietà!

NOTTINGHAM
Perfida!

SARA
Deh! … Per pietà!
No! …

NOTTINGHAM
Va'! Più tremendo avvampa e rugge, ecc.

SARA
Ah! benedirò la man che mi ferì!

Egli esce nel massimo furore. Sara cade svenuta.


SCENA QUARTA
Orrido carcere nella torre di Londra, destinata per ultima dimora ai colpevoli condannati alla morte.
Roberto solo.


Scena ed Aria

ROBERTO
Ed ancor la tremenda
Porta non si dischiude? …
Un rio presagio
Tutte m'ingombra di terror le vene!
Pur fido messo,
E quella gemma è pegno
Securo a me di scampo.
Uso a mirarla in campo,
Io non temo la morte;
Io viver solo tanto desio,
Che la virtù di Sara
A discolpar mi basti …
O tu, che m'involasti
Quell'adorata donna, i giorni miei
Serbo al tuo brando, tu svenar mi dei.
A ti dirò, fra gli ultimi singhiozzi,
In braccio a morte:
Come uno spirto angelico
Pura è la tua consorte …
Sì! Lo giuro, e il giuramento
Col sangue mio suggello …
Credi all'estremo accento
Che il labbro mio parlò.
Chi scende nell'avello
Sai che mentir non può.
odesi calpestio e sordo rumore di chiavistelli
Odo un suon per l'aria cieca …
Si dischiudono le porte …
Ah! la grazia mi si reca …


SCENA QUINTA
Un drappello di Guardie coperte di bruna armatura, e detto.


GUARDIE
Vieni, o Conte.

ROBERTO
Dove?

GUARDIE
A morte.

Roberto resta come percosso dal fulmine, Momento di silenzio.

ROBERTO
A morte! A morte? …
Ora in terra, o sventurata,
Più sperar non déi pietà! …
Ma non resti abbandonata;
Avvi un giusto, ed ei m'udrà.
Bagnato il sen di lagrime,
Tinto del sangue mio
Io corro, io volo a chiedere
Per te soccorso a Dio! …
Impietositi gli angeli
Eco al mio duol faranno …
Si piangerà d'affanno
La prima volta in ciel!
lo corro, io volo a chiedere, ecc.

GUARDIE
Vieni … a subir preparati
La morte più crudol.

ROBERTO
Ah! Bagnato il sen di lagrime,
Tinto del sangue mio, ecc.

Partono con Roberto.

SCENA SESTA
Gabinetto della Regina.
Elisabetta è abbandonata su d'un sofà col gomito appoggiato ad una tavola, ove risplende la sua corona.
Le Dame le stanno intorno meste e silenziose.


Scena ed Aria finale

ELISABETTA
(E Sara in questi orribili momenti
Poté lasciarmi? …
Al suo ducal palagio,
Onde qui trarla s'affrettò Gualtiero.
sorgendo agitatissima
E ancor! …
De suoi conforti
L'amistà mi sovvenga,
Io n'ho ben d'uopo …
Io son donna alfine!
Il foco è spento
Del mio furor …)

DAME
(Ha nel turbato aspetto
D'alto martir le impronte!…)

ELISABETTA
(Oh Sara …)

DAME
(Più non le brilla in fronte
L'usata maestà! …)

ELISABETTA
(Vana la speme non fia …
Presso a morir, l'augusta gemma
Ei recar mi farà... Pentito il veggo
Alla presenza mia …
Pur … fugge il tempo! …
Vorrei fermar gl'istanti.
E se la morte,
Ond'esser fido alla rival, scegliesse? …
Oh truce idea funesta! …
S'ei già move al palco? …
Ah! Crudo! … Arresta! …

Vivi, ingrato, a lei d'accanto,
Il mio core a te perdona …
Vivi, o crudo, e m'abbandona
In eterno a sospirar …
Ah! si celi questo pianto,
gettando uno sguardo alle Dame, e rammentandosi d'esser osservata
Ah! non sia chi dica in terra:
La Regina d'Inghilterra
Ho veduto lag rimar.
Vivi, ingrato, e m'abbandona, ecc.)


SCENA SETTIMA
Cecil, Cavalieri e dette.


ELISABETTA
Che m'apporti?

CECIL
Quell'indegno
Al supplizio s'incammina.

ELISABETTA
(Ciel! …) Al supplizio?

CECIL
Sì.

ELISABETTA
Nè diede un qualche pegno
Da recarsi alla Regina?

CECIL
Nulla diede.

Odesi un procedere di passi affrettati.

ELISABETTA
(Ingrato!)
Alcun s'appressa! …
Deh! si vegga …

CECIL
È la duchessa! …


SCENA OTTAVA
Sara, Gualtiero e detti.
Sara, sciolte le chiome, e pallida come un estinto, si precipita ai piè di Elisabetta: ella non può articolar parola, ma sporge verso la regina l'anello d Essex.


ELISABETTA
Questa gemma donde avesti? …
nella massima agitazione
Quali smanie! … qual pallore! ….
Oh sospetto! … E che! potesti forse? …
Ah! parla.

SARA
Il mio terrore …
Tutto … dice … lo son … Ah! …

ELISABETTA
Finisci.

SARA
Tua rivale!

ELISABETTA
Ah! …

SARA
Me punisci …
Ma … del Conte serba … i giorni …

ELISABETTA
ai Cavalieri
Deh! correte … deh! volate …
Pur ch'ei vivo a me ritorni,
Il mio serto domandate …
CORO Di LORD
Ciel, ne arrida il tuo favore …

Fanno un rapido movimento per uscire.
Rimbomba un colpo di cannone; grido universale di spavento.



SCENA ULTIMA
Nottingham e detti.


NOTTINGHAM
come inebriato di gioia feroce
Egli è spento.

CORO Di CORTIGIANI
Qual terrore! …

Silenzio.

ELISABETTA
convulsa di rabbia e di affanno, si avvicina a Sara
Tu, perversa … tu soltanto
Lo spingesti nell'avello! …
Onde mai tardar cotanto
A recarmi questo anello?

NOTTINGHAM
Io, Regina, io fui soltanto,
Fui trafitto nell'onor.
Sangue volli, e sangue ottenni.

ELISABETTA
a Sara
Alma rea! …
a Nottingham
Spietato cor! …

CORO Di CORTIGIANI
Qual terrore! … Qual terror! …

ELISABETTA
Quel sangue versato
Al cielo s'innalza …
Giustizia domanda,
Reclama vendetta …
Già l'angiol di morte
Fremente v'incalza …
Supplizio inaudito
Entrambi vi aspetta …
Sì vil tradimento,
Delitto si reo
Clemenza non merta,
Non merta pietà …
Nell'ultimo istante
Volgetevi a Dio;
Ei solo perdono conceder potrà.

CORO Di CORTIGIANI
Ti calma … rammenta le cure del soglio:
Chi regna, lo sai, non vive per sè.

ELISABETTA
Tacete!
Non regno, non vivo …
Uscite!

Nottingham e Sara partono fra guardie.
Intanto Elisabetta, profondamente assorta, coperta di estremo pallore; i suoi occhi sono di persona atterrita da spaventevole visione


CORO Di CORTIGIANI
Regina!

ELISABETTA
Tacete! Mirate:
Quel palco … di sangue rosseggia,
È tutto di sangue il serto bagnato...
Un orrido spettro percorre la reggia,
Tenendo nel pugno il capo troncato …
Di gemiti, e grida il cielo rimbomba …
Pallente del giorno il raggio si fe' …
Dov'era il mio trono s'innalza una tomba …
In quella discendo … fu schiusa per me.

CORO
Ti calma … Regina! Deh! …
Chi regna, lo sai, non vive per sè.

ELISABETTA
Partite … Io voglio …
Dell'anglica terra sia Giacomo il Re.
Dell'Anglia, Giacomo è il Re.

Tutti si allontanano; ma giunti sul limitare si rivolgono ancora verso la Regina:
ella è caduta sul sofà, accostandosi alla bocca l'anello di Essex. Intanto si abbassa la tela.