Synopsis: Samson et Dalila

from Camille Saint-Saëns


Sulla piazza davanti al tempio di Dagon, nella citta di Gaza. Gli ebrei piangono la schiavitù che li assoggetta ai filistei (“Dieu d’Israel”); Samson li rimprovera di aver perso la fiducia in Dio e si dice pronto a spezzare il giogo che li opprime (“Arrêtez ô mes frères”). Le grida di entusiasmo con cui sono accolte le sue parole fanno intervenire il satrapo di Gaza, Abimélech, il quale schernisce il dio degli israeliti, sordo ai loro lamenti (“Ce Dieu que votre voix implore”). Affrontato da Samson, il satrapo vorrebbe trafiggerlo con la spada, ma l’ebreo gliela strappa di mano e lo uccide. Animato da una forza che sembra sovrumana, Samson mette in fuga i soldati filistei che scortavano Abimélech, indi abbandona la piazza seguito dagli ebrei. Appare sulla soglia del tempio il gran sacerdote. Davanti al cadavere di Abimélech, ordina che Samson e il suo popolo siano sterminati. Un messaggero porta la notizia che gli ebrei, ormai senza freni, stanno devastando il paese. Il gran sacerdote, maledetti i ribelli, parte con i filistei per rifugiarsi sulle montagne (“Maudite à jamais”). Col nuovo giorno la piazza si riempie di ebrei, che elevano un inno di ringraziamento al Signore (“Hymne de joie”). Dal tempio esce uno stuolo di fanciulle filistee, guidate dalla bellissima Dalila; esse lodano la vittoria di Samson (“Voici la printemps”). Dalila corona la fronte dell’eroe e gli svela il proprio amore, invitandolo a raggiungerla nella sua dimora, nella vallata di Sorek (“Printemps qui commence”). Samson è diviso da opposti sentimenti, ma, nonostante gli ammonimenti di un vecchio, decide di raggiungere la donna. Nella sua casa, Dalila attende l’arrivo di Samson e prega Dagon affinchè aiuti il suo proposito di vendicare i filistei (“Amour, viens aider ma faiblesse”). Giunge il gran sacerdote, che le narra i prodigiosi successi di Samson e le offre ricchi doni se riuscirà a consegnargli il temibile eroe. La donna sprezza le offerte; se perderà Samson lo farà soltanto per l’odio che prova per lui e per vendicare il suo popolo. Partito il gran sacerdote, Dalila è assalita dal dubbio di non riuscire a mettere in atto il suo piano, quando ecco arrivare Samson agitato dal desiderio e dal pentimento. Dalila usa tutte le armi della seduzione; l’uomo soggiogato sembra alla sua mercé (“Mon coeur s’ouvre a ta voix”). Su un punto, però, Samson non cede: nel rivelare il segreto della sua potenza. Dalila allora, dopo averlo accusato di non amarla veramente, lo scaccia e si rifugia in casa mentre imperversa un temporale; l’uomo, disperato, la segue. Giungono gli armati del gran sacerdote, che si pongono in agguato nei pressi della casa. Si ode una voce che li chiama: è Dalila, Samson è in suo potere. Nella prigione di Gaza, incatenato, langue Samson. È cieco, privo dei capelli che erano l’origine della sua forza, legato ad una macina. Dalle sue labbra sale un’invocazione a Dio affinchè sottragga al loro destino gli ebrei nuovamente in cattività (“Vois ma misère”). Da lontano si odono le voci degli ebrei, che accusano Samson di averli traditi per amore di una donna. Giungono alcune guardie; devono condurre il prigioniero al tempio di Dagon. Nel tempio si festeggia, con un’orgia sfrenata, la vittoria filistea. L’arrivo di Samson è salutato dallo scherno generale. Il gran sacerdote sfida ironicamente Jehova, il dio degli ebrei: restituisca la forza e la vista a Samson se ne è capace. Eleva quindi un inno a Dagon, unico vero dio, cui si uniscono Dalila e il popolo. Samson invoca allora l’aiuto divino, chiedendo gli restituisca una volta ancora la forza di un tempo. Appoggiatosi a due pilastri del tempio, ritrova per un momento la sua potenza formidabile. Il tempio crolla sotterrando lui e tutti i filistei.