ATTO PRIMO
Wozzeck sta radendo la barba al capitano, e ne subisce passivamente il vacuo conversare, finché, dopo le esortazioni a essere meno frettoloso e agitato e la derisoria provocazione sul vento che soffia «da sud-nord», gli viene rinfacciato che «non ha morale», perché ha avuto un figlio «senza la benedizione della chiesa» dalla donna con cui vive, Marie. La frase lirica con cui inizia la risposta di Wozzeck («Wir arme Leut’», Noi povera gente) è uno dei temi principali dell’opera. Assecondando la mobilità sconnessa e divagante del dialogo, Berg scelse per questa scena la forma di una suite (preludio, pavana, gavotta, aria, preludio retrogrado). Nella seconda scena (rapsodia) Wozzeck è in aperta campagna a raccogliere legna con il commilitone Andres, cui parla delle sue visioni e delle misteriose minacce che avverte nella natura. La scena culmina in una esplosione di visionario terrore. Una marcia militare conduce alla terza scena. Marie guarda con compiacimento sfilare la banda e con particolare attenzione il tamburmaggiore: di qui un battibecco con la vicina Margret. Chiusa la finestra, Marie canta al figlio una ninna-nanna. Sopraggiunge Wozzeck, ancora sconvolto, ma corre subito via. La quarta scena lo mostra vittima degli esperimenti del dottore (per caratterizzarne le fissazioni Berg compone una passacaglia costruita su un tema di dodici note). Il dottore paga Wozzeck perché si nutra esclusivamente di piselli, e si sente tradito avendolo visto tossire (in Büchner «pisciare») per la strada. Wozzeck tenta di narrargli le sue visioni e viene invitato a coltivare la bellissima idea fissa che lo ossessiona. Il dottore sogna l’immortalità scientifica. Nella quinta scena (rondò) il tamburmaggiore seduce Marie, che prima lo respinge, poi gli si abbandona.
ATTO SECONDO
Marie è sorpresa da Wozzeck mentre si prova gli orecchini donati dal tamburmaggiore: dice di averli trovati e Wozzeck, poco persuaso, lascia cadere il discorso ed esce, dopo aver contemplato affettuosamente il bambino. Per questa scena Berg adottò la forma sonata: il primo tempo della ‘sinfonia’ del secondo atto. Nella scena seguente (fantasia e fuga) il capitano, incontrando per la strada il dottore, cerca di convincerlo a non aver fretta; l’altro alla fine si ferma e si vendica diagnosticandogli una malattia mortale. Ma incontrando Wozzeck, i due sono subito alleati nel tormentarlo con insinuazioni su Marie e il tamburmaggiore (tripla fuga sui temi del capitano, del dottore e di Wozzeck). Wozzeck corre via sconvolto e nella terza scena (Largo della sinfonia) rinfaccia a Marie il tradimento. La fiera risposta di lei a un gesto aggressivo («Meglio un coltello in corpo, che una mano su di me») fa balenare in lui la prima idea dell’omicidio («L’uomo è un abisso. Vengono le vertigini a guardarci dentro»). La quarta scena (scherzo con due trii) si svolge nel giardino dell’osteria dove Marie e il tamburmaggiore ballano. Wozzeck sta per avventarsi su di loro; ma la danza finisce e si succedono un coro di cacciatori, una canzone di Andres, un cupo dialogo tra Wozzeck e Andres, la predica di un garzone ubriaco, l’entrata di un ‘pazzo’, che dice di sentire odore di sangue. La parola «sangue» ha un effetto violentissimo su Wozzeck, che fugge. Nel dormitorio della caserma (quinta scena, introduzione e rondò marziale) Wozzeck non riesce a prendere sonno e tenta di confidarsi con l’assonnato Andres. Entra il tamburmaggiore ubriaco, si vanta delle sue imprese amorose con Marie, lotta con Wozzeck e lo lascia sanguinante a terra.
ATTO TERZO
Le forme delle scene del terzo atto furono da Berg chiamate «invenzioni». La prima, ‘invenzione sopra un tema’ (un tema, sette variazioni e fuga) ha come sola protagonista Marie, immersa nella lettura della Bibbia e nelle proprie riflessioni: nel rimorso prova conforto pensando alla vicenda della Maddalena. Ma nella seconda scena, sul sentiero presso un stagno, Wozzeck, ormai ossessionato dall’idea dell’inevitabilità dell’omicidio, uccide Marie (‘invenzione sopra una nota’). Fuori di sé, si precipita in una locanda (Scena terza, invenzione sopra un ritmo) e ne fugge quando i presenti scorgono su di lui le macchie di sangue. Torna allo stagno, per gettare più lontano nell’acqua il coltello e affoga (scena quarta, invenzione su un accordo di sei note). L’ultimo interludio (‘invenzione sopra una tonalità’, re minore) è un epicedio; nella scena finale (‘invenzione su un perpetuum mobile ’ il figlio di Marie e di Wozzeck continua inconsapevole a giocare, anche quando gli dicono che la madre è morta.