ATTO PRIMO
Sul margine di un bosco in riva al mare, un pescatore (rappresentato sulla scena da un mimo mentre il cantante si trova in orchestra) aspetta l’alba, ricordando il canto dell’usignolo che alleviava i suoi affanni. All’improvviso si ode la voce meravigliosa dell’usignolo (anch’essa proveniente dall’orchestra). Nella radura arrivano i cortigiani dell’Imperatore della Cina, guidati da una giovane cuoca che conosce il luogo dove risuona l’incantevole voce dell’uccello. Gli ottusi dignitari scambiano il canto dell’usignolo prima col muggito di una mucca poi col gracidare delle rane, finché la cuoca non indica loro il piccolo animale a lungo cercato. Il ciambellano invita l’usignolo a palazzo, affinché allieti le orecchie dell’Imperatore.
ATTO SECONDO
La corte è in subbuglio per preparare la grande festa (coro ‘delle correnti d’aria’). L’imperatore fa il suo ingresso, al suono di una solenne marcia, assiso sul baldacchino e preceduto dal corteo dei dignitari. A un cenno del sovrano, l’usignolo si esibisce destando l’ammirazione generale e soprattutto delle frivole dame, che tentano goffamente di imitarne l’abilità per mettersi in mostra. L’usignolo, di suo, si dichiara già abbastanza ricompensato dalle lacrime di commozione dell’imperatore. Entrano anche i messi dell’imperatore del Giappone, che ha inviato in dono al sovrano vicino un usignolo meccanico. Mentre si esibisce la macchina, il vero usignolo scompare senza farsi notare. Offeso dalla sua fuga, l’imperatore lo bandisce dal regno.
ATTO TERZO
In una notte di luna, l’imperatore giace a letto gravemente ammalato: la Morte già gli sta vicino. L’imperatore, spaventato dagli spettri del suo passato, chiede a gran voce della musica; l’usignolo accorre per confortare l’imperatore morente con il suo canto, che desta meraviglia persino nella Morte. Essa insiste per ascoltare ancora la voce dell’uccellino, ma in cambio questi le chiede di restituire la corona e la spada all’imperatore. L’imperatore dunque guarisce, e vorrebbe tenere vicino a sé l’usignolo, come se fosse il più alto dei dignitari. Ma l’usignolo declina gentilmente come aveva fatto in precedenza, promettendo però di tornare tutte le notti a cantare per lui. Al mattino i cortigiani rimangono stupefatti vedendo il sovrano perfettamente sano, mentre la voce del pescatore commenta in lontananza il canto degli uccelli: «Ascoltateli: con la loro voce vi parla lo spirito del cielo».