Libretto: Lucio Silla

von Wolfgang Amadeus Mozart


Personaggi


LUCIO SILLA, dittatore romano (Tenore)

CELIA, sua sorella (Soprano)

CECILIO, senatore proscritto da Silla (Soprano)

GIUNIA, sua amata, figlia di Caio Mario (Soprano)

LUCIO CINNA, patrizio, amico di Cecilio (Soprano)

AUDIFIO, tribuno, amico di Silla (Tenore)
CORO



Sinfonia
Molto allegro - Andante - Molto allegro

ATTO PRIMO

SCENA 1

Solitario recinto sparso di molti alberi con rovine d'edifizi diroccati.

Riva del Tebro. In distanza veduta del Monte Quirinale con piccolo Tempio in cima.

Cecilio, indi Cinna


Recitativo

CECILIO

Ah ciel, l'amico Cinna

Qui attendo invan.
L'impazienza mia

Cresce nel suo ritardo.
Oh come mai

È penoso ogn'istante

Al core uman se pende

Fra la speme, e il timor!
I dubbi miei...

Ma non m'inganno.

Ei vien. Lode agli Dei.


CINNA

Cecilio, oh con qual gioia pur ti riveggio!

Ah lascia, che un pegno io t'offra

Or che son lieto appieno,

D'amistate, e d'affretto in questo seno.


CECILIO

Quanto la tua venuta

Accelerò coi voti

L'inquieta alma mia.
Quai non produsse

La tua tardanza in lei

Smanie, e spaventi, e quali

Immagini funeste

S'affollano al pensie.
L'alma agitata

S'affanna, si confonde...
 


CINNA

Il mio ritardo altro motivo asconde.

Tutto da me saprai.


CECILIO

Deh non t'offenda

L'impazienza mia... Giuna, la cara,

La fida sposa è sempre

Tutt'amor, tutta fè? Que' dolci affetti,

Ch'un tempo mi giurò, rammenta adesso?

È 'l suo tenero core anche l'istesso?



CINNA

Ella estinto ti piange...
 

CECILIO

Ah come?... Ah dimmi!

Dimmi: e chi tal mezogna osò d'immaginar?
 

CINNA

L'arte di Silla

Per trionfar del di lei fido amore.


CECILIO

A consolar si voli il suo dolore.
 

CINNA

Deh, t'arresta. E non sai,

Che 'l tuo ritorno è così gran dellitto,

Che guida a morte un cittadin proscritto?
 

CECILIO

Per serbarmi una vita,

Ch'odio senza di lei,

Dunque lasciar potrei la sposa in preda

A un ingiusto, a un crudel?
 

CINNA

M'ascolta. E dove, di riveder tu speri

La tua Giunia fedel? nel proprio tetto

Silla la trasse...
 

CECILIO

E Cinna

Ozioso apettator sofrì?...
 

CINNA

Che mai

Solo tentar potea? Pur troppo è vano

Il contrastar con chi ha la forza in mano.
 

CECILIO

Dunque, nemici Dei

Di riveder la sposa più sperar non poss'io?
 


CINNA

M'odi. Non lungi

Da questa ignota parte
Il tacito recinto

Ergesi al ciel, che nelle mute soglie

De' trapassati eroi le tombe accoglie.
 


CECILIO

Che far degg'io?
 


CINNA

Passarvi per quel sentiero ascoso,

Che fra l'ampie rovine a lui ne quida.
 


CECILIO

E colà che sperar?
 


CINNA

Sai che confina

Col palagio di Silla. In lui sovente

Da' fidi suoi seguita fra 'l dì Giunia vi scende.

Ivi sovente alla mestr'una accanto

Del genitor, la suol bagnar di pianto.

Sorprenderla potrai. Potrai nel seno

Farle destar la speme,

Che già s'estinse, e consolarvi insieme.
 


CECILIO

Oh me beato!
 


CINNA

Altrove co' molti amici in tua difesa uniti

Frattanto io veglierò. Gli Dei

Oggi render sapran dopo una lunga

Vil servitù penosa

La libertà a Roma, a te la sposa.

N.1 - Aria
 


CINNA

Vieni ov'amor t'invita

Vieni, che già mi sento

Del tuo vicin contento

Gli altri presagi in sen.
 
Non è sempre il mar cruccioso,

Non è sempre il ciel turbato,

Ride alfin, lieto e placato

Fra la calma, ed il seren.


SCENA 2
Cecilio solo


Recitativo accompagnato
 

CECILIO

Dunque sperar poss'io

Di pascer gli occhi miei

Nel dolce idolo mio? Già mi figuro

La sua sorpresa, il suo piacer. Già sento

Suonarmi intorno i nomi

Di mio sposo, mia vita. Il cor nel seno

Col palpitar mi parla

De' teneri trasporti, e mi predice...

Oh ciel sol fra me stesso

Qui di gioia deliro, e non m'affretto

La sposa ad abbracciar? Ah forse adesso

Sul morir mio delusa

Priva d'ogni speranza, e di consiglio

Lagrime di dolor versa dal ciglio!

N. 2 - Aria
 


CECILIO

Il tenero momento

Premio di tanto amore

Già mi dipinge il core

Fra i dolci suoi pensier.
 
E qual sarà il contento,

Ch'al fianco suo m'aspetta,

Se tanto ora m'alleta

L'idea del mio piacer?


SCENA 3

Appartamenti destinati a Giunia, con statue delle più celebri Donne Romane.

Silla, Celia, Aufidio, e Guardie


Recitativo
 

SILLA

A te dell'amor mio, del mio riposo

Celia, lascio il pensier. Rendi più saggia

L'ostinata di Mario altera figlia.

E a non aprezzarmi alfin tu la consiglia.
 


CELIA

German sai, che finora

Tutto feci per te. Vuò lusingarmi

Di vederla cangiar.
 


AUFIDIO

Quella superba

Colle preghiere, e coi consigli in vano

Sia che si tenti. Un dittator sprezzato,

Che da Roma, e dal Mondo inter s'ammira,

S'altro non vale,
Usi la forza, e l'ira.
 


SILLA

E la forza useró. La mia clemenza

Non mi fruttò che sprezzi,

E ingiuriose repulse

D'una femmina ingrata. In questo giorno

Mi segua all'ara, e paghi
Renda gli affetti miei.

O 'l nuovo sol non sorgerà perlei.
 


CELIA

Ah Silla, ah mio germano

Per tua cagione io tremo,

Se trasportar ti lasci a questo estremo.

Pur troppo, ah sì pur troppo

La violenza è spesso

Madre fatal d'ogni più nero eccesso.
 


SILLA

Da tentar che mi resta,

Se ostinata colei mi fugge, e sprezza?
 


CELIA

Adoprar tu sol devi arte, e dolcezza.

S'è ver, che sul tuo core

Vantai finor qualche possanza, ah lascia,

Che da Giunia men corra. Ella fra poco

Da te verrà. L'ascolta

Forse sia che una volta

Cangi pensier.
 


SILLA

Di mia clemenza ancora

Prova farò. Giunia s'attenda

E seco parli lo sposo in me.

Ma non s'abusi

Dell'amor mio, di mia bontade, e tremi,

Se Silla alfine inesorabil reso

Favellerà da dittatore offeso.
 

CELIA

German di me ti fida. Oggi più saggia

Giunia sarà. Finora

Una segreta speme

Forse il cor le nutrì. Se cadde estinto

Lo sposo suo, più non resta omai

Amorosa lusinga. I preghi tuoi

Cauto rinnova.
Un amator vicino

Se d'un lontan trionfa, il trionfare

D'un amator, che già di vita è privo,

È più agevole impresa a quel, ch'è vivo.

N. 3 - Aria
 


CELIA

Se lusinghiera speme

Pascer non sa gli amanti

Anche fra i più costanti

Languisce fedeltà.


Quel cor sì fido e tenero,

Ah sì quel core istesso

Così ostinato adesso

Quel cor si piegherà.


SCENA 4

Silla, Aufidio, e Guardie


Recitativo
 

AUFIDIO

Signor, duolmi vederti

Ai rifiuti, agl'insulti

Esposto ancor. Ale preghire umili

S'abbassi un cor plebeo. Ma Silla, il fiero

Terror dell'Asia, il vincitor di Ponto

L'arbitro del Senato, e che si vide

Un Mitridate al duo gran piè sommesso,

S'avvilirà d'una donzella appresso?
 


SILLA

Non avvilisce amore

Un magnanimo core, o se 'l fa vile,

Infrai gli Eroi, che le provincie estreme

Han debellate, e scosse,

Un sol non vi saria, che vil non fosse.

In questo giorno, amico,

Sarà Giunia mia sposa.
 


AUFIDIO

Ella sen viene.

Mira in quel volto espresso

Un ostinato amore,

Un odio interno, un disperato duolo.
 


SILLA

Acoltarla vogl'io. Lasciami solo.


 
Aufidio parte.


SCENA 5

Silla, Giunia, e Guardie


Recitativo
 

SILLA

Sempre dovrò vederti

Lagrimosa e dolente? Il tuo bel ciglio

Una sol volta almeno

Non fia che si rivolga a me serno?

Cielo! tu non rispondi?

Sospiri? ti confondi? ah sì, mi svela

Perchè così penosa

T'agiti, impallidisci, e scansi ad arte

D'incontrar gli occhi

Tuoi negli occhi miei?
 


GIUNIA

Empio, perchè sol l'odio mio tu sei.
 


SILLA

Ah no, creder non posso,

Che a danno mio s'asconda

Si fiera crudeltà nel tuo bel core

Hanno i limiti suoi l'odio, e l'amore.
 


GIUNIA

Il mio non già. Quant'amerò lo sposo,

Tanto Silla odierò. Se fra gli estinti

L'odio giunge, e l'amor, dentro quest'alma

Che ad onta tua non cangerà giammai,

Egli il mio amor, tu l'odio mio sarai.
 


SILLA

Ma dimmi: in che t'offesi

Per odiarmi così? che non fec' io,

Giunia. per te? La morte

Il genitor t'invola, ed io ti porgo

Nelle mie mura istesse

Un generoso asilo. Ogni dovere

Dell'ospitalità qui teco adempio,

E pur segui ad odiarmi, e Silla è un empio?
 


GIUNIA

Stender dunque dovrei le braccia amanti

A un nemico del padre? E ti scordasti

Quanto contro di lui barbaro oprasti?

In doloroso esiglio

Fra i cittadin più degni

Languisce, e more alfin lo sposo mio,

E chi n'è la cagione amar degg'io?

Per tua pena maggior, di novo il giuro,

Amo Cecilio ancor. Rispetto in lui

Benchè morto, la scelta

Del genitor. Se l'inuman destino

Dal fianco mio lo tolse

Per secondare il tuo perverso amore

Ah sì, viverà sempre in questo core.
 


SILLA

Amalo pur superba, e in me detesta

Un nemico tiranno. Or senti. In faccia

Di tanti insulti io voglio

Tempo lasciarti al pentimento. O scorda

Un forsennato orgoglio,

Un inutile affetto, un odio insano,

O a seguir ti prepara

Nell'Erebo fumante, e tenebroso

L'ombra del genitor, e dello sposo.
 


GIUNIA

Coll'aspetto di morte

Del gran Mario una figlia

Presumi d'avvilir? Non avria luogo

Nell'alma tua la speme

Chè oltraggia l'amor mio

Se provassi, inumano,

Di che è capace è un vero cor Romano.
 


SILLA

Meglio al tuo rischio, o Giunia,

Pensa, e risolvi. Ancora

Un resto di pietade

Sol perchè t'amo ascolto.

Ah sì meglio risolvi...
 


GIUNIA

Ho già risolto.

Del genitore estinto ognora io voglio

Rispettare il comando;

Sempre Silla aborirre,

Sempre adorar lo sposo,

E poi morire.

N. 4 - Aria
 


GIUNIA

Dalla sponda tenebrosa

Vieni o padre, o sposo amato

D'una figlia, e d'una sposa

A raccor l'estremo fiato.


Ah tu di sdegno, o barbaro

Smani fra te, deliri,

Ma non è questa, o perfido

La pena tua maggior.


Io sarò paga allora

Di non averti accanto,

Tu resterai frattanto

Coi tuoi rimorsi al cor.


SCENA 6

Silla, e Guardie


Recitativo
 


SILLA

E tollerare io posso si temerari oltragi?

A tante offese non si scote quest'alma?

E che la rese insensata al tal segno?

Un dittatore così s'insulta, e sprezza

Da folle donna audace?...

E pure, oh mio rossor! e pur mi piace!

Recitativo accompagnato
 


Mi piace? E il cor di Silla

Della sua debolezza non arrossisce ancora?

Taccia l'affetto, e la superba mora.

Che non mi cura amante

Disdegnoso mi tema. A suo talento

Crudel mi chiami. Aborra

La mia destra, il mio cor, gli affetti miei,

A divenir tiranno in questo dì comincierò da lei.

N. 5 - Aria

 
SILLA

Il desìo di vendetta, e di morte

Sì m'infiamma, e sì m'agita il petto,

Che in quest'alma ogni debole affetto

Disprezzato si cangia in furor.

Forse nel punto estremo

Della fatal partita

Mi chiederai la vita,

Ma sarà il pianto inutile,

Inutile il dolor.


SCENA 7

Luogo sepolcrale molto oscuro co' monumenti degli eroi di Roma.

Cecilio solo


Recitativo accompagnato
 


CECILIO

Morte, morte fatal della tua mano

Ecco le prove in queste

Gelide tombe. Eroi, duci, regnanti

Che devastar la Terra,

Angusto marmo or qui ricopre, e serra.

Già in cento bocche, e cento

Dei lor fatti echeggiò stupito il mondo.

E or qui gl'avvolge un muto orror profondo.

Oh Dei!... Che mai s'apressa?

Giunia... la cara sposa?... Ah non è sola;

M'asconderò, ma dove? Oh stelle! in petto

Qual palpito!... qual gioia!... e che far deggio?

Restar?... partire?... oh ciel!

Dietro a quest'urna

A respirar mi celo.


SCENA 8

S'avanza Giunia col seguito di donzelle, e di nobili al lugubre canto del seguente:


N. 6 - Coro e arioso

CORO

Fuor di queste urne dolenti

Deh n'uscite alme onorate,

E sdegnose vendicate

La romana libertà.
 

GIUNIA

O del padre ombra diletta

Se d'intorno a me t'aggiri,

I miei pianti, i miei sospiri

Deh ti movano a pietà.
 

CORO

Il superbo, che di Roma

Stringe i lacci in Campidoglio,

Rovesciato oggi dal soglio

Sia d'esempio ad ogni età.
Recitativo accompagnato
.

GIUNIA

Se l'empio Silla, o padre

Fu sempre l'odio tuo finchè vivesti,

Perchè Giunia è tua figlia,

Perchè il sangue Romano ha nelle vene

Supplice innanzi all'urna tua sen viene.

Tu pure ombra adorata

Del mio perduto ben vola, e soccorri

La tua sposa fedel. De te lontana

Di questa vita amara

Odia l'aura funesta...


SCENA 9

Cecilio, e dette


CECILIO

Eccomi, o cara.
 

GIUNIA

Stelle!... io tremo!... che veggio?

Tu sei?... forse vaneggio?

Forse una larva, o pur tu stesso? Oh Numi!

M'ingannate, o miei lumi?...

Ah non so ancor se a questa

Illusion soava io m'abbandono!...

Dunque,... tu sei...
 

CECILIO

Il tuo fedele io sono.

N. 7 - Duetto
 


GIUNIA

D'Elisio in sen m'attendi

Ombra dell'idol mio,

Ch'a te ben presto, oh Dio

Fia, che m'unisca il ciel.
 

CECILIO

Sposa adorata, e fida

Sol nel tuo caro viso

Ritrova il dolce Eliso

Quest'anima fedel.
 

GIUNIA

Sposo... oh Dei! tu ancor respiri?



CECILIO

Tutto fede, e tutto amor.


GIUNIA E CECILIO

Fortunati i miei sospiri,

Fortunato il mio dolor.


GIUNIA

Cara speme!


CECILIO

Amato bene.



GIUNIA E CECILIO

si prendon per mano
Or ch'al mio seno cara (caro) tu sei

M'insegna il pianto degl'occhi miei

Ch'ha le sue lagrime anche il piacer.

ATTO SECONDO

SCENA 1

Portico fregiato di militari trofei
Silla, Aufidio, e Guardie


Recitativo
 

AUFIDIO

Tel' predissi, o Signor, che la superba

Più ostinata saria quanto più mostri

Di clemenza, e d'amor?
 


SILLA

Poco la resta

Da insultarmi così. Risolvi omai.

Morir dovrà. L'ho tollerata assai.
 


AUFIDIO

L'amico tuo fedele

Può libero parlar?


SILLA

Parla.



AUFIDIO

Tu sai,

Ch'eroe non avvi al mondo

Senza gli emuli suoi. Gli Emili, e i Scipi

N'ebbero ach'essi, e di sue gesta ad onta

Il glorioso Silla assai ne conta.
 


SILLA

Pur troppo io so.
 


AUFIDIO

Tu porgi

Nella morte di Giunia a rei nemici

L'armi contro di te. D'un Mario è figlia,

E questo Mario ancor ne' propi amici

Vive a tuo danno.
 


SILLA

E che far deggio?
 


AUFIDIO

In faccia

Al Popolo, e al Senato

Sia l'altera tua sposa. Un finto zelo

Di sopir gli odi antichi

La violenza asconda. Al tuo volere

Chi s'opporrà? Di numerose schiere

Folto stuolo ti cinga. Ognun paventa

In te l'eroe, ch'ogni civil discordia

Ha soggiogata, e doma

E a un sguardo tuo trema il Senato, e Roma.

Signor del comun voto

T'accerta il tuo voler.

La ragion sempre segue il più forte,

E chi fra mille squadre

A supplicar si piega?

Vuole, e comanda allorchè parla, e prega.
 


SILLA

E se l'ingrata ancora

Mi sprezza, e mi discaccia

Al Popolo, al Senato, a Roma in faccia?

Che far dovrò?
 


AUFIDIO

L'altera

Non s'opporrà. Quel'ostinato core

Ceder vedrai nel publico consenso

Del Popolo Roman.
 


SILLA

Seguasi, amico
Il tuo consiglio.
Oh ciel!... sappi... io ti scopro

Le debolezza mia. Quando le stragi,

Le violenze ad eseguir m'affretto

È il cor di Silla in petto

Da più atroci rimorsi

Lacerato, ed oppresso. In quei momenti

Fieri contrasti io provo. Inorridisco,

Voglio, tremo, amo, ed ardisco.
 


AUFIDIO

Quest'incostanza tua, lascia, che 'l dica,

I tuoi gran merti oscura. Ogni rimorso

Della viltade è figlio. Ardito, e lieto

Il mio consiglio abraccia, e suo malgrado

La femmina fastosa costretta venga a divenir tua sposa.

N. 8 - Aria
 


AUFIDIO

Guerrier, che d'un acciaro

Impallidisce al lampo,

A dar non vada in campo

Prove di sua viltà.


Se or cede a un vil timore,

Se or cede alla speranza,

E qual sarà incostanza

Se questa non sarà?


SCENA 2
Silla, indi Celia, e Guardie


Recitativo
 


SILLA

Ah non mai non credea,

Ch' all'uom tra 'l fasto, e le gradezze immerso

Tanto costasse il divenir perverso.
 


CELIA

Tutto tentai finor. Preghi, promesse,

E minacce, e spaventi al cor di Giunia,

Sono inutile assalti. Ah mio germano

Immaginar non puoi
Come per te...
 


SILLA

So quel, che dir mi vuoi.

Silla non è men grato a chi per lui

Anche inutil s'adopra. In man del caso

Se pende ogni sucesso, il proprio merto,

All'opere non scema contrario evento.

In questo dì mia sposa Giunia sarà.
 


CELIA

Giunia tua sposa?
 


SILLA

Il come non ricercar.

Ti basti, che pago io sia.
 


CELIA

Perchè l'arcan mi celi,

E perchè non rischiari un favellar sì oscuro?
 


SILLA

(Perchè in donna un arcano è mal sicuro.)

Il mio silenzio or non ti spiaccia, e m'odi.

Te pur sposa di Cinna

In questo giorno io bramo..
 


CELIA

(Oh me felice!)

Lascia, ah lascia, ch' a Cinna, il tuo

Fido amico io rechi
Così lieta novità.

Il labbro mio gli sveli alfin,

Ch' ei solo è il mio tesoro,

E che ognor l'adorai come l'adoro.
 

parte
 


SILLA

Ad affrettar si vada in Campidoglio

La meditata impresa, e la più ascosa

Arte s'adopri, onde la mia nemica

Al talamo mi segua. Ah sì conosco,

Ch' ad ogni prezzo io deggio

Il possesso acquistar della sua mano.

Rimorsi miei

Vi ridestate invano.


SCENA 3

Cecilio senz' elmo, senza mento, e con spada nuda, che vuole inseguir Silla, e Cinna, che lo trattiene.


CINNA

Qual furor ti trasporta?
 


CECILIO

Il braccio mio non ritener.

Su' passi del tiranno si voli.

Il nudo acciaro gli squarci il sen...
 


CINNA

T'arresta.

Ma donde nasce questa improvvisa ira tua?
 


CECILIO

Saper ti basti,

Che prolungar non deggio

Un sol momento il colpo...
 


CINNA

E il tuo periglio?
 


CECILIO

Non lo temo,

E disprezzo ogni consiglio.
 


CINNA

Ah per pietà m'ascolta...

Svelami... dimmi... oh ciel!

Que' tronchi accenti

Que' furiosi sguardi...

Le disperate smanie tue... gli sforzi

D'involarti da me...
L'esporti ardito

A un cimento fatal...
Mille sospetti

Mi fan nascere in sen.

Parla. Rispondi...
 


CECILIO

Tutto saprai...
 


CINNA

No, non sarà giammai, ch' io ti lasci partir.
 


CECILIO

Perchè ritardi la vendetta comun?
 


CINNA

Sol perchè bramo che dubbiosa non sia.
 


CECILIO

Dubbiosa non sarà.
 


CINNA

Dunque tu vuoi

Per un ardire intempestivo, e vano

Troncare il fil di tutti i meditati

Disegni miei? Giunia revedi, e quando

Amar per lei di più devi la vita

Incauto corri ad un impresa ardita?

Più non tacer. Mi svela

Chi furioso a segno tal ti rende?
 


CECILIO

L'orrida rimembranza in cor m'accende

Novi stimoli all'ira. Odi, e stupisci.

Poichè quest'alma oppressa della mia sposa

Al fianco trovò dolce conforto alla sua pena,

Dal luogo tenebroso allontanati appena

Aveva Giunia i suoi passi, un legger sonno

M'avvolse i lumi. Oh cielo!

D'orrore ancor ne gelo! Ecco mi sembra

Spalancata mirar la freda tomba,

In cui l'estinte membra giaccion di Mario.

In me le cavernose luci raccglie, e 'l teschio

Per tre volte crollando disdegnoso, e feroce

Sento, che sì mi grida in fioca voce:

"Cecilio a che t'arresti

Presso la tomba mia? Vanne, ed affretta

Della comun vendetta
Il bramato momento. Ozioso al fianco

Più l'acciar non ti penda. Ah se ritardi

L'opra a compir, che l'ombra invendicata

Di Mario oggi t'impone, e ti consiglia,

Tu perderai la sposa, ed io la figlia."

Recitativo accompagnato
 


CECILIO

Al fiero suon de' minacciosi accenti

L'alma si scosse. Il sonno

Da sbigottiti lumi s'alontanò.

M'accese improvviso furor. Strinsi l'acciaro,

Né il rimorso piede io più ritenni,

Ma 'l reo tiranno a trucidar qua venni.

Ah più non m'arrestar...
 


CINNA

Ferma. Per poco

Dell'ira tua raffena
I feroci trasporti. Ah sei perduto,

Se in te Silla s'avvien...
 


CECILIO

Paventar deggio d'un tiranno gli sguardi?

Un altra mano trucidarlo dovrà? Non mai.

Mi veggio intorno ognor la bieca

Ombra di Mario a ricercar vendetta;

E degl' accenti suoi

Ad ogn' istante or ch' al tuo fianco io sono

Mi rimbomba all' orecchie il fiero suono.

Lasciami...
 


CINNA

Ah se disprezzi

Tanto i perigli tuoi, deh pensa almeno,

Che dalla vita tua pende la vita

D'una sposa fedele. Oh stelle! E come

Per così cari giorni...
 


CECILIO

Oh Giunia!... oh nome!...

Il sol pensiero, amico

Che perderla potrei, del mio furore

Ogn'impeto disarma.

Ah corri, vola

Per me svena il tiranno... Oh Numi, e intanto

Al mio nemico accanto

Resta la sposa?... ahimè!... chi la difende...

Ma s'ei qui giunge?... Oh Dio! Qual fier contrasto,

Qual pena, eterni Dei! Timore, affanno,

Ira, speme, e furor sento in seno,

Né so di lor chi vincerà! che penso?

E non risolvo ancora?

Giunia si salvi, a al fianco suo si mora.

N. 9 - Aria
 


CECILIO

Quest'improvviso tremito

Che in sen di più s'avanza,

Non so se sia speranza,

Non so se sia furor.
 

Ma fra suoi moti interni

Fra le mie smanie estreme,

O sia furore, o speme,

Paventi il traditor.
 


parte


SCENA 4
Cinna, indi Celia


Recitativo
 


CINNA

Ah sì, s'affretti il colpo. Il ciel d'un empio

Se il castigo prolunga, attenderassi,

Che de' Tarquini in lui

Gli scellerati eccessi

Sian rinnovati a nostri tempi istessi?
 


CELIA

Qual ti siede sul ciglio

Cura affanosa?
 


CINNA

Altrove Celia, passar degg'io

Non m'arrestar...
 


CELIA

E ognor mi fuggi?
 


CINNA

Addio.
 


CELIA

Per un istante solo

M'ascolta, e partirai.
 


CINNA

Che brami?
 


CELIA

(Oh Dei! Parlar non posso, e favellar vorrei.)

Sappi, che il mio german...
 


CINNA

Parla.
 


CELIA

Desia...

(Ah mi confondo, e temo,

Che non mi ami il crudel.)

Sì, sappi...

(Oh stelle! In faccia a lui che adoro

Perchè mi perdo? Oggi sarà mio sposo,

E svelargli non oso?...)
 


CINNA

Io non intendo
Il tronchi accenti tuoi.
 


CELIA

(Finge l'ingrato!)

Or che dubbiosa io taccio

Non ti favella in seno

Il cor per me? Che dir poss'io? Pur troppo

Ne' languidi miei rai

Questo silenzio mio ti parla assai.

N. 10 - Aria
 


CELIA

Se il labbro timito

Scoprir non osa

La fiamma ascosa

Per lui ti parlino queste pupille

Per lui ti svelino tutto il mio cor.
 


parte


SCENA 5
Cinna, indi Giunia


Recitativo
 


CINNA

Di piegarsi capace

A un amorosa debolezza l'alma

Non fu di Cinna ancor. Ma se da folle

S'avvilisse così, no, non avria

La germana d'un empio usurpatore

Il tributo primier di questo core.

Giunia s'appressa. Ah ch'ella può soltanto

La grand'opra comprir, che volgo in mente.

Agitata, e dolente immersa sembra

Fra torbidi pensier.
 


GIUNIA

Silla m'impone

Che al popolo, e al Senato io mi presenti;

L'empio che può voler?

Sai ciò, che tenti?
 


CINNA

Forse più, che non credi

È la morte di Silla oggi vvicina

Per vendicar la libertà latina.
 


GIUNIA

Tutto dal ciel pietoso dunque speriam.

Ma intanto alla tua cura io lascio

L'amato sposo mio. Deh se ti deggio

Il piacer di mirarlo,

Poichè lo piansi estinto, ah sì per lui

Veglia, t'adorpa, e resti

Al tiranno nascoso.
 


CINNA

A me t'affida, non paventar su' giorni suoi.

M'ascolta, ai padri in facciam e al Popolo Romano

Silla sai ciò, che vuol? Vuol la tua mano.

Con il consenso lor la violenza

Giustificar pretende. Il suo disegno

Tutto, o Giunia, io prevedo.
 


GIUNIA

Io son la sola

Arbitra di me stessa. A un vil timore

Ceda il Senato pur, non questo core.
 


CINNA

Da te, se vuoi, dipende

Giunia un gran colpo.
 


GIUNIA

E che far posso?
 


CINNA

Al letto

Segui l'empio tiranno ove t'invita,

Ma in quello per tua man lasci la vita.
 


GIUNIA

Stelle! che dici mai? Giunia potria

Con tradimento vil...?
 


CINNA

Folle timore.

Deh sovvienti, che ognora

Fu l'eccidio de' rei

Un spetacolo grato a' sommi Dei.
 


GIUNIA

S' è d'un plebeo pur sacra

Fra noi la vita, e come

Voui, che in sen non mi scenda un freddo orrore

Nel trafiggere io stessa un dittatore?

Benchè tiranno, e ingiusto

Sempre al Senato, e a Roma

Silla presiede, e di sua morte invano

Farmi rea tu presumi.

Vittima ei sia,

Ma della man dei Numi.
 


CINNA

Se d'offender gli Dei

Avesse un dì tremuto

La libertà non dovria Roma a Bruto.
 


GIUNIA

Ma Bruto in campo armato,

Non con una viltade

Della latina libertade infranse

La catena servil. No, non fia mai

Ch' a' di futuri passi

Il nome mio macchiato

D' un tradimento vil. Serbami, amico,

Serbami il caro ben. Deh sol tu pensa

Alla slavezza sua. Della vendetta

Al ciel lascia il pensier.

Recitativo accompagnato
 


GIUNIA

Vanne. T'affretta.

Forse lungi da te potria lo sposo

Per un sorvechio ardir... L'impetuosa

Alma sua ben consci. Ah, per pietade,

Fa, che rimanga ad ogni sguardo ascoso.

Dilli, che se m'adora; dilli che se m'è fido

Serbi i miei ne'suoi giorni. A te l'affido.

N. 11 - Aria
 


GIUNIA

Ah se il crudel periglio

Del caro bel rammento

Tutto mi fa spavento

Tutto gelar mi fa.
 

Se per sì cara vita

Non veglia l'amistà

Da chi sperare aita

Da chi sperar pietà?
 


parte


SCENA 6
Cinna solo


Recitativo accompagnato
 


CINNA

Ah sì, scuotasi omai

L'indegno giogo. Assai

Si morse il fren di servitù tiranna.

Se di svenar ricusa

Giunia quell'empio, un braccio

Non mancherà, che timoroso meno

Il ferro micidial gl' immergerà in seno.

N. 12 - Aria
 


CINNA

Nel fortunato istante,

Che' ei già co' voti affretta

Per la comun vendetta

Vuò, che mi spiri al piè.

Già va una destra altera

Del colpo suo felice

E questa destra ultrice

Lungi da lui non è.
 


parte


SCENA 7
Orti pensili.
Silla, Aufidio, e Guardie


Recitativo
 


AUFIDIO

Signor, ai cenni tuoi

Il Senato fia pronto. Egli fra poco

T'ascolterà. D'elette squadre intorno

Numerosa corona
Ad arte io disporrò.
 


SILLA

L'amico Cinna

Non ignori l'arcano. Il suo soccorso

È necessario all'opra. Ah che me stesso

Più non ritrovo in me! Dov' io mi volga

Della crudel l'immagine gradita

Mi dipinge il pensier. Mi suona ognora

Il caro nome suo fra i labbri miei,

E tutto parla a questo cor di lei.
 


AUFIDIO

Io già ti vedo al colmo

Di tua felicità. Della possanza

Usa, che 'l ciel ti diè. Roma, il Senato,

E ogn' anima orgogliosa or che lo puoi

Fa, che pieghin la fronte a' piedi tuoi.
 


parte
 


SILLA

Ah sì, di civil sangue

Innonderò le vie, se Roma altera

Alle brame di Silla, oggi s'oppone;

Ho nel braccio, ho nel cor la mia ragione.

Giunia?... Qual vista! In sì bel volto io scuso

La debolezza mia
... Ma tanti oltraggi?

Ah che in vederla, oh Dei!

Il dittatore offeso io più non sono;

De' suoi sprezzi mi scordo, e le perdono.


SCENA 8
Giunia, Silla, e Guardie


Recitativo
 


GIUNIA

(Silla? L'odiato aspetto
Destami orror. Si fugga!)
 

SILLA

Arresta il passo.

Sentimi per pietade.

Il più infelice

D'ogni mortal mi rendi,

Se nemica mi fuggi...
 


GIUNIA

E che pretendi?

Scostati, traditor!

(Tremo, m'affanno per l'idol mio!)
 


SILLA

Ah no, non so tiranno

Come tu credi. E l'anima di Silla

Capace di virtù. Quel tuo bel ciglio

Soffrir più non poss'io così severo...
 


GIUNIA

Tu di virtù capace? Ah, menzognero!
 


SILLA

Sentimi...
 


GIUNIA

Non t'ascolto.
 


SILLA

E vuoi...
 


GIUNIA

Sì voglio

Detestarti, e morir.
 


SILLA

Morir?
 


GIUNIA

La morte Romano cor non teme.
 


SILLA

E puoi...?
 


GIUNIA

Sì posso
Pria d'amarti, morir.

Vanne, t'invola...
 


SILLA

Superba, morirai, ma non già sola.

N. 13 - Aria
 


SILLA

D'ogni pietà mi spoglio

Perfida donna audace;

Se di morir ti piace

Quell'ostinato orgoglio

Presto tremar vedrò.

(Ma il cor mi palpita...

Perder chi adoro?...

Svenare barbaro,

Il mio tesoro?...)

Che dissi? Ho l'anima

Vile a tal segno?

Smanio di sdegno;

Morir tu brami,

Crudel mi chiami,

Tremare, o perfida,

Crudel sarò.
 


parte con le Guardie


SCENA 9
Giunia, indi Cecilio


Recitativo
 


GIUNIA

Che intesi, eterni Dei? Qual mai funesto

E spaventoso arcan ne' detti suoi?

Sola non morirò? Che dir mi vuoi

Barbaro... Ahimè! Che vedo?...

Lo sposo mio?... Che fu?... Che avvenne?...
Ah dove
Sconsigliato t'inoltri? In queste mura

Sai, che non è sicura
La tua vita, e non temi

Di respirar quest'aure

Comuni a' tuoi nemici? In quest'istante

Il tiranno parti. Tremo... Deh, fuggi...

Ah se dell'empio il ciglio...
 


CECILIO

Giunia, il tuo rischio

È 'l mio maggior periglio.
 


GIUNIA

Deh per pietà, se mi ami, torna, mio bene,

Ah torna nel tenebroso asilo.

Il rimirarti qual martirio è per me!
 


CECLIO

Non amareggi il tuo spavento

O cara il mio dolce piacer.
 


GIUNIA

Piacer funesto,

Se a un gelido spavento

Abbandona il mio cor. Se de' tuoi giorni

Decider puo'. T'ascondi. Ah da che vivo

No, che angustia simile...
 


CECILIO

Sola vuoi, ch'io ti lasci

In preda a un vile?

So, ch' al senato in faccia il reo tiranno

Con violenza ingiusta

Al talamo vuol trati,

Ed io, che t'amo

Restar potrò senza morir d'affanno

Lungi dal fianco tuo? Se invano un braccio,

Un acciaro si cerca

Per svenare un crudel, ch'odio, e detesto,

Quell' acciaro, quel bracio eccolo è questo..
 


GIUNIA

Ahimé! Che pensi? esporti?...

Correr tu solo a un periglio estremo?...
 


CECILIO

Tu paventi di tutto,

Io nulla termo. Frena il timor, mia speme, e ti rammenta,

Ch'una soverchia tema in cor Romano

Esser puote viltà.
 


GIUNIA

Ma il troppo ardire
Temerità s'appella.

Ah sì ti cela,

Né accrescere, idol mio, nel tuo periglio

Noce cangion di pianto a questo ciglio.
 


CECILIO

Eterni Dei!
Lasciarti, fuggire, abbandonarti

All'empie insidie, all'ira

D'un traditor, ch' alle tue nozze aspira?
 


GIUNIA

E che puoi temer, se meco resta

La mia costanza, e l'amor mio? Deh corri,

Corri d'onde fuggisti. Al suo dolore,

A' suoi spaventi invola
Il cor di chi t'adora;

Se ciò non basta, io tel comando ancora.
 


CECILIO

E in questo giorno correndo
se al tiranno io mi cielo,

Chi veglia, o sposa, in tua difesa?
 


GIUNIA

Il cielo!
 


CECILIO

Ah che talvolta i Numi...
 


GIUNIA

A che ti guida

Cieco furor? Ad onta

De' miei timori ancor mi resti a lato?

Partir non vuoi? Corro a morire, ingrato.
 


CECILIO

Fermati... senti... Oh Dei!

Così mi lasci, e brami?...
 


GIUNIA

I passi miei guardati di seguir.
 


CECILIO

Saprò morire,
Ma non lasciarti.
 


GIUNIA

(Oh stelle!
Io lo perdo. Che fo?)
 


CECILIO

Cara, tu piangi?
Ah che il tuo pianto...
 


GIUNIA

Ah sì per questo pianto

Per questi lumi miei di speme privi.

Parti, parti da me, celati, vivi!
 


CECILIO

A che mi sforzi!
 


GIUNIA

Alfine!
Lusingarmi poss'io di questo segno

Del tuo tenero affetto?

Che rispondi, idol mio?
 


CECILIO

Sì tel prometo.
 


GIUNIA

Fuggi dunque, mio bene. Invan paventi,

Se di me temi. Ah pensa,

Pensa, che 'l ciel difende i giusti, e ch'io

D'altre mai non sarò.

Di mie promesse

Dell'amor mio costante

Ch'aborre a morte un traditore indegno,

Sposo, nella mia mano eccoti un pegno.

Recitativo accompagnato
 


CECILIO

Chi sa, che non sia questa

L'estrema volta, oh Dio? ch'al sen ti stringo

Destra dell'idol mio, destra adorata,

Prova di fè sincera...
 


GIUNIA

No, non temere. Amami. Fuggi e spera.

N. 14 - Aria
 


CECILIO

Ah se a morir mi chiama

Il fato mio crudele

Seguace ombra fedele

Sempre sarò con te.
 
Vorrei mostrar costanza

Cara, nel dirti addio

Ma nel lasciarti, oh Dio!

Sento tremarmi il piè.
 


parte


SCENA 10
Giunia, indi Celia


Recitativo
 


GIUNIA

Perchè mi balzi in seno

Affannoso cor mio? Perchè sul volto

Or che lo sposo io non mi vedo accanto,

Cade da' rai più copioso il pianto?
 


CELIA

Oh ciel! sì lagrimosa

Sì dolente io t'incontro?

Al suo destino

Quell'anima ostinata alfin deh ceda

E sposa dal dittator Roma di veda.
 


GIUNIA

T'accheta per pietà.
 


CELIA

Se in duro esiglio cade estinto Cecilio,

A lui che giova un'inutil costanza?
 


GIUNIA

(A questo nome

S'agghiaccia il cor.)
 


CELIA

Tu non mi guardi, e il labbro

Fra i singhiozzi,

E i sospir pallido tace.

Segui i consigli miei.
 


GIUNIA

Lasciami in pace.
 


CELIA

Bramo lieta vederti. Il mio germano

Oggi me pur felice render saprà.

La mano mi promise di Cinna.

Ah tu ben sai, ch'io l'adoro fedel.

Più non rammento i miei sofferti affanni

Se sì cangiano alfin gli astri tiranni.

N. 15 - Aria
 


CELIA

Quando sugl' arsi campi

Scende la pioggia estiva,

Le foglie, i fior ravviva,

E il bosco, il preticello

Tosto si fa più bello,

Ritorna a verdeggiar.
 
Così quest' alma amante

Fra la sua dolce speme

Dopo le lunghe pene

Comincia a respirar.
 

parte


SCENA 11
Giunia sola


Recitativo accompagnato
 


GIUNIA

In un istante oh come

S'accrebbe il mio timor! Pur troppo è questo

Un presagio funesto delle sventure mie!

L'incauto sposo più non è forse ascoso

Al reo tiranno. A morte

Ei già lo condannò. Fra i miei spaventi,

Nel mio dolore stremo

Che fo? Che penso mai? Misera io tremo.

Ah no, più non si tardi.

Il Senato mi vegga. Al di lui piede

Grazia, e pietà s'implori

Per lo sposo fedel. S'ei me la nega

Si chieda al ciel. Se il ciel l'ultimo fine

Dell'adorato sposo oggi prescrisse,

Trafigga me chi l'idol mio trafisse.

N. 16 - Aria
 


GIUNIA

Parto, m'affretto.
Ma nel partire
Il cor si apezza.
Mi manca l'anima,

Morir mi sento. Né so morire,

E smanio, e gelo. E piango, e peno.

Ah se potessi, potessi almeno

Fra tanti spasimi, morir così.
 

Ma per maggior mio duolo

Verso un' amante appressa

Divien la morte istessa

Pietosa in questo dì.


parte

SCENA 12
Campidoglio.
S'avanza Silla, ed Aufidio seguito dai Senatori e dalle squadre


N. 17 - Coro
 


CORO

Se gloria il crin ti cinse

Di mille squadre a fronte

Or la tremuta fronte

Qui ti coroni Amor.
 
Stringa quel braccio invitto

Lei, che da te s'adora.

So con i mirti ancora

Cresce il guerriero allor.



Compar Giunia fra i Senatori

Recitativo
 


SILLA

Padri Coscritti,

Io che pugnai per Roma,

Io, che vinsi per lei,

Io che la face della civil discordia

Col mio valore estinsi.

Io che la pace per opra mia

Regnar sul Tebro or vedo

D'ogni trionfo mio premio vi chiedo.
 


GIUNIA

(Soccorso, eterni Dei!)
 


SILLA

Non ignorate
L'antico odio funesto

E di Mario e di Silla.

Il giorno è questo

In cui tutto mi scordo. Alla sua figlia

Sacro laccio m'unisca, e il dolce nodo

Plachi l'ombra del padre. Un dittatore,

Un cittadin fra i gloriosi allori

Altro premio non cerca a' suoi sudori.
 


GIUNIA

(Tace il Senato, e col silenzio approva

D'un insano il voler?)
 


SILLA

Padri già miro

Ne' volti vostri espresso
Il consenso comun.

Quei, che s'udiro

Festosi, grido risuonar d'intorno

Son del publico voto
In certo segno.

Seguimi all'ara omai...
 


GIUNIA

Scostati indegno!

A tal viltà discende

Roma, e 'l Senato? Un ingiurioso, un folle

Timor l'astringe a secondar d'un empio

Le violenze infami? Ah che fra voi

No, che non v'è chi in petto

Racchiuda un cor Romano...
 


SILLA

Taci, e più saggia a me porgi la mano.
 


AUFIDIO

Così per bocca mia
Tutto il Popol t'impon.
 


SILLA

Dunque mi segui...
 


GIUNIA

Non appressarti, o in seno

Questo ferro m'immergo.
 
(in atto di ferirsi)
 


SILLA

Alla superba
L'acciar si tolga, e segua il voler mio.


SCENA 13
Cecilio, con spada nuda, e detti


Recitativo
 


CECILIO

Sposa, ah no, non temer.
 


SILLA

(Chi vedo?)
 


GIUNIA

(Oh Dio!)
 


AUFIDIO

(Cecilio?)
 


SILLA

In questa giusa
son tradito da voi? Del mio divieto

E delle leggi ad onta

Tornò Cecilio, e seco Giunia unita

Di toglier osa al dittator la vita?

Quell'audace s'arresti!
 


GIUNIA

Incauto sposo!
Signor...
 


SILLA

Taci, indegna, ch'omai

Solo ascolto il furore.
 
a Cecilio

Al novo sole per mia vendetta,

o traditor, morrai.


SCENA 14
Cinna, con spada nuda, e detti


Recitativo
 


SILLA

Come? D'un ferro armato,

Confuso, irresoluto

Cinna tu pur?...
 


CINNA

(Oh ciel, tutto è perduto;

Qualche scampo ah si cerchi

Nel cimento fatal!)

Con mio stupore col nudo acciaro

Io vidi Cecilio infra la schiere

Aprirsi un varco. La sua rabbia, i fieri

Minacciosi acchi suoi d'un tradimento

Mi fecero temer. Onde salvarti

Da quella destra al parricidio intesa

Corsi, e 'l brando impugnai per tua difesa.
 


SILLA

Ah vanne, amico, e scopri

Se altri perfidi mai...
 


CINNA

Sulla mia fede

Signor riposa, e paventar non dei.

(Quasi nel fiero incontro
Io mi perdei!)
 


SILLA

Olà quel traditore,

Aufidio si disarmi.
 


GIUNIA

Oh Dio! Fermate!
 


CECILIO

Finchè l'acciar mi resta

Saprò farlo tremar.
 


SILLA

E giunge a tanto la tua baldanza?
 


GIUNIA

(Oh Dei!)
 


SILLA

Cedi l'acciaro,

O ch'io...
 


CECILIO

Lo speri invan.
 


GIUNIA

Cecilio, o caro!
 


CECILIO

Ad esser vil m'insegna la sposa mia?
 


GIUNIA

Deh, non oppoti!
 


CECILIO

E vuoi?...
 


GIUNIA

Della tua tenerezza una prova vogl'io.
 


CECILIO

Dovrò?
 


GIUNIA

Dovrai

Nella mia fede,

E nel favor del cielo

Affidarti, e sperar. se ancor mio bene

Dubbioso ti mostri, i giusti Numi,

E la tua sposa offendi.
 


CECILIO

(Fermo. T'appagherò.)

Barbaro, prendi!
 


SILLA

Nella prigion più nera

Traggasi il reo. Per poco

Quest'aure a te vietate

respirar ti vedrò. Fra le ritorte

Del tradimento audace

Tu pur ti pentirai, donna mendace.

N. 18 - Terzetto
 

SILLA

Quell'orgoglioso sdegno

Oggi umiliar saprò.


CECILIO

Non lo sperare, indegno,

L'istesso ognor sarò.


GIUNIA

Eccoti, o sposo, un pegno,

Ch'al fianco tuo morrò.
 

SILLA

Empi la vostra mano

Merita sol catene.
 

GIUNIA E CECILIO

Se mi ama il caro bene

Lieto (Lieta) a morir men vo.
 

SILLA

Questa costanza intrepida

Questo sì fido amore

Tutto mi strazia il core

Tutto avvampar mi fa.
 

GIUNIA E CECILIO

La mia costanza intrepida

Il mio fedele amore

Dolce consola il core

Ne paventar mi fa.

ATTO TERZO

SCENA 1
Atrio, che intruduce alle carceri.
Cecilio incatenato, Cinna, Guardie a vista, indi Celia


Recitativo
 


CINNA
Ah sì tu solo, amico
Ritenesti il gran colpo. Eran non lungi
Al Campidoglio ascosi
Gli amici tuoi, gli amici miei. Seguito
Volea da questi infra le schiere aprirmi
Sanguinoso sentier. Ma la prudenza
Il furor moderò. Di tanti a fronte
Che far potea cinto da pochi? Il cielo
Novo ardir m'ispirò. Gli amici io lascio,
Tacito il ferro io stringo, e in Campidoglio
M'avanzo. Allorchè voglio
Vibrare il colpo, in te m'affiso. Il ferro
Nella man mi tremò. Nel tuo periglio
Gelossi il cor. M'arresto, mi confondo
Non so che dir. Quasi il segreto arcano,
Il tiranno svelò. Ma il suo comando,
Che di partir m'impose,
La confusione e il mio dolore ascose.

CECILIO
Giacchè morir degg'io
Morasi alfin. Sol mi spaventa, oh Dei!
La sposa mia...

CINNA
Non paventar di lei.
Entrambi io salverò.

CELIA
D'ascoltar Giunia
Men sdegnoso, e men fiero
Mi promise il german.

CECILIO
Giunia al suo piede?
E perchè mai?

CELIA
Desìa di placarne lo sdegno.

CECILIO
Invan lo brama.

CINNA
Odimi, Celia. È questo
Forse il momento, ond'illustrar tu puoi
Con opra sublimi i giorni tuoi.

CELIA
Che far degg'io?
 


CINNA

M'è noto
A prova già tutto il poter, che vanti

Sul cor di Silla. A lui t'affretta, e dilli

Che aborrito dal cielo, in odio a Roma,

Se in se stesso non torna, e se non scorda

Un cieco amore insano

L'eccidio suo fatal non è lontano.
 


CELIA

Dunque il german...
 


CINNA

... incontrerà la morte

Se non s'arrende a un tal consiglio.
 


CECILIO

Ah tutto, tutto inutil sarà.
 


CELIA

Tentare io voglio

La difficile impresa, e se aver ponno

Le mie preghiere il lor bramato effetto?
 


CINNA

La destra in guiderdone io ti prometo.

CELIA
Un così dolce premio
Più animosa mi fa. Me fortunata,
Se fra un orror sì periglioso, e tristo
Salvo il germano, e 'l caro amante acquisto.

N. 19 - Aria

CELIA
Strider sento la procella
Né risplende amica stella
Pure avvolta in tanto orrore
La speranza coll' amore
Mi sta sempre in mezzo al cor.

parte


SCENA 2
Cecilio, e Cinna


Recitativo
 


CECILIO

Forse tu credi, amico

Che Celia giunga a raddolcir un core

Uso alle stragi,

E che talor di sdegno

Ingiustamente furibondo, ed ebro

Fè rosseggiar di civil sangue il Tebro?
 


CINNA

So quanto Celia puote

Su quell'alma incostante, e Giunia ancora

Forse placar potria

Colle lagrime sue...
 


CECILIO

La sposa mia

A qualche insulto amaro in invan s'espone.

Un empio, un inumano non si cangia sì presto.

Onde abbandoni il sentier del delitto

Ch'ei suol calcar per lungo suo costume,

Ci volle ognor tutto il poter d'un Nume.

Ah no più non mi resta

Né speme, né pietà. L'afflitta sposa

Ti raccomando, amico. In pro di lei

Vegli la tua amistà. Del mio nemico

Vittima, ah no, non sia. Nel di lui sangue

Vendica la mia morte, e 'l mio spirito sdegnoso

Nel regno degl' estinti avrà riposo.
 


CINNA

Ogni pensier di morte

Se allontani da te. Se il cor di Silla

Contro al dovere, e alla ragion s'ostina,

Sulla propria rovina,

Ne' suoi perigli esremi

Quell' empio solo impallidisca, e tremi.

N. 20 - Aria
 


CINNA

De' più superbi il core

Se Giove irato fulmina,
spavento ingombra,

Ma d'un alloro all'ombra

Nan palpita il pastor.

Paventino i tiranni

Le stragi, e le ritorte,

Sol rida in faccia a morte

Chi ha senza colpe il cor.

parte


SCENA 3
Cecilio, indi Giunia


Recitativo
 


CECILIO

Ah no, che il fato estremo

Terror per me non ha. Sol piango, e gemo

Fra l'ingiuste catene

Non per la morte mia, per il mio bene.
 


GIUNIA

Ah dolce sposo...
 


CECILIO

Oh stelle!

Come tu qui?
 


GIUNIA

M'aperse

La via fra quest'orrore

La mia fede, il mio pianto, il nostro amore.
 


CECILIO

Ma Silla... Ah parla. E Silla.
 


GIUNIA

L'empio mi lascia... Oh Dio!

Mi lascia, ch' ti dia... l'ultimo addio.
 


CECILIO

Dunque non v'è per noi

Né pietà, né speranza?
 


GIUNIA

Al fianco tuo sol di morir m'avanza.

Che non tentai finor? Querele, e pianti,

Sospiri, affanni, e prieghi sono inutili omai

Per quel core inumano

Che chiede o la tua morte, o la mia mano.
 


CECILIO

Della mia vita il prezzo esser può la tua man?

Giunia frattanto che mai resolverà?
 


GIUNIA

Morirti accanto.
 


CECILIO

E tu per me vorrai troncar di sì be' giorni...
 


GIUNIA

E deggio, e voglio

Teco morir. A questo passo, o caro,

M'obbliga, mi consiglia

L'amor di sposa, ed il dover di figlia.


SCENA 4

Aufidio con Guardie, e detti


Recitativo
 


AUFIDIO

Tosto seguir tu dei

Cecilio i passi miei.
 


CECILIO

Forse alla morte...

Parla... dimmi...
 


AUFIDIO

Non so.
 


CECILIO

Prende, mia speme,

Prendi l'estremo abraccio...
 


GIUNIA

ad Aufidio

Rispondi... Oh ciel!
 


AUFIDIO

Sempre obbedisco, e taccio.


 
CECILIO

Ah non perdiam, mia vita,

Un passaggero istante,

Vhe ne porge il destin. Parto, ti lascio,

E in sì tenero amplesso

Ricevi, anima mia, tutto me stesso.
 


GIUNIA

Ah caro sposo... Oh Dei!

Se uccider può il martiro,

Perchè vicina a te, perchè non moro?
 


CECILIO

Quel pianto, oh Dio! Ah sì quel pianto

Non sai come nel seno... Ahimè! ti basti, o cara

Sì ti basti il saper, che in questo istante

Più d'un morir tiranno

Quelle lagrime tue mi son d'affanno.

N. 21 - Aria
 


CECILIO

Pupille amate
Non lagrimate

Morir mi fate
Pria di morir.

Quest' alma fida
A voi d'intorno

Farà ritorno

Sciolta in sospir.

parte con Aufidio, e Guardie


SCENA 5
Giunia sola


Recitativo accompagnato
 


GIUNIA

Sposo... mia vita... Ah dove,

Dove vai? Non ti seguo? E chi ritiene

I passi miei? Chi mi sa dir?... Ma intorno

Altro, ahi lassa non vedo

Che silenzio, ed orror! L'istesso cielo

Più non m'ascolta, e m'abbandona. Ah forse,

Forse l'amato bene

Già dalle rotte vene

Versa l'anima, e 'l sangue... Ah pria ch'ei morra

Su quella spoglia esangue

Spirar vogl'io... Che tardo?

Disperata a che resto? Odo, o mi sembra

Udir di fioca voce

Languido suon, ch' a sè mi chiama? Ah sposo

Se in tronchi sensi estremi

De' labbri suoi son questi

Corro, volo a cader dove cadesti.

N. 22 - Aria
 


GIUNIA

Fra i pensier più funesti di morte

Veder parmi l'esangue consorte

Che con gelida mano m'addita

La fumante sanguigna ferita

E mi dice: che tardi a morir?
 

Già vacillo, già manco, già moro

E l'estinto mio sposo, ch'adoro

Ombra fida m'affretto a seguir.


SCENA 6
Salone
Silla, Cinna, e Celia


Recitativo
 


SILLA

Celia, Cinna, non più. Roma, e 'l Senato

Di mia giustizia, e del delitto altrui
Il giudice sarà.
 


CINNA

Più che non credi

Di Cecilio la vita necessaria esser puote.
 


CELIA

I giorni tuoi...

La disperata Giunia... il suo consorte

Creduto estinto,

E alle sue braccia or reso.
 


SILLA

Sò ch' ognor più l'odio comun m'han reso.

Ma un dittator tradito

Vuol vendetta, e l'avrà.

Stanco son'io

Di temer sempre, e palpitar.

La vita agitata, ed incerta

Fra un barbaro spavento

È un viver per morire ogni momento.
 


CELIA

Ah speri invan, se speri

Fra un eccidio funesto, e sanguinoso

Trovar la sicurezza, ed il riposo.
 


CINNA

La furiosa Giunia correre tu vedrai

Ad assodar le vie
Di querele, e di lai. Destare in petto

Può de' nemici tuoi quel lagrimoso ciglio...
 


SILLA

Vedo più che non pensi il mio periglio.

Amor, gloria, vendetta, sdegno, timore,

Io sento affollarmisi al cor. Ognun pretende

D'acquistare l'impero. Amor lusinga.

Mi rapogna la gloria. Ira m'accende.

Freddo timor m'agghiaccia.

M'anima la vedetta, e mi minaccia.

De'fieri assalti in preda, alla difesa accinto,

Di Silla il cor fia vincitore, e vinto?

Ma l'atto illustre alfine

Decider dee, s'io merto

Quel glorioso alloro,

Che mi adombra la chioma,

E giudice ne voglio il Mondo, e Roma.


SCENA 7
Giunia con Guardie, e detti


Recitativo
 


GIUNIA

Anima vil, da Giunia

Che pretende? Che vuoi? Roma, e 'l Senato

Nel tollerare un traditore ingegno

È stupido, e insensato a questo segno?

Padri Coscritti innanzi a voi qui chiedo

E vendetta, e pietà. Pietade implora

Una sposa infelice, e vuol vendetta

D'un cittadino, e d'un consorte esangue

L'ombra, che nuota ancora in mezzo al sangue.
 


SILLA

Calma gli sdegni tuoi, tergi il bel ciglio.

Inutile è quel pianto.

E vano il tuo furor. De' miei delitti

Della mia crudeltade a Roma in faccia

Spettatrice ti voglio, e in questo loco

Di Silla il cor conoscerai fra poco.


SCENA 8
Cecilio, Aufidio, Guardie, e detti


Recitativo
 


GIUNIA

(Lo sposo mio?)
 


CINNA

(Che miro?)
 


CELIA

(E quale arcan?)
 


CECILIO

(Che fia?)
 


SILLA

Roma, il Senato
E 'l popolo m'ascolti. A voi presento

Un cittadin proscritto,

Che di sprezzar le leggi

Osò furtivo. Ei, che d'un ferro armado

In Campidoglio alle mie squadre appresso

Tentò svenare il dittatore istesso.

Grazia ei non cerca. Anzi di me non teme

E m'oltraggia, e detesta. Ecco il momento

Che decide di lui. Silla qui adopri

L'autorità, che Roma

Al suo braccio affidò. Giunia mi senta

E m'insulti, se può. Quell' empio Silla

Quel superbo tiranno a tutt odioso

Vuol che viva Cecilio, e sia tuo sposo
 


GIUNIA

E sarà ver?... Mia vita...
 


CECILIO

Fida sposa. qual gioia...

Qual cangiamento è questo?
 


AUFIDIO

Che fu?
 


CELIA

Lodi agli Dei.
 


CINNA

Stupito resto.
 


SILLA

Padri coscritti, or da voi creco, e voglio

Quanto vergò la mano in questo foglio.

De' cittadin proscritti

Ei tutti i nomi accoglie;

Ciascun ritorni alle paterne soglie.
 


CECILIO

Oh, come degno or sei

Del supremo splendor fra cui tu siedi!
 


GIUNIA

Costretta ad ammirarti alfin

Mi vedi.
 


AUFIDIO

(Ah che la mia rovina

Certa prevedo!)
 


SILLA

In mezzo
Al publico piacer, fra tante lodi,

Ch'ogni labbro sincer prodiga a Silla,

E perchè Cinna è il solo,

Che infra occulti pensier confuso giace,

E diviso da me sospira, e tace?

Fedele amico...
 


CINNA

Ah lascia

Di chiamarmi così. Per opra mia

Tornò Cecilio a Roma. In Campidoglio

Per trucidarti io corsi, e armai non lungi

Di cento anime audaci

E la mano, e l'ardir. Io sol le faci

A danni tuoi della discordia accesi...
 


SILLA

Tu abbastanza dicesti
Io tutto intesi.
 


CELIA

(Dolci speranze addio!...)
 


SILLA

La pena or senti

D'ogni trama ascosa.

Celia germana mia sarà tua sposa.
 


GIUNIA

Bella virtù!
 


CECILIO

Che generoso core!
 


CINNA

E quale, oh giusto cielo, mi s'accende sul volto

Vergognoso rossor? Come poss'io...
 


SILLA

Quel rimorso mi basta,

E tutto oblio.
 


CELIA

(Me lieta!)

Ah premia alfine il mio costante amor.

Della clemenza mostrarti degno,

E di quel core umano la virtù, la pietade...
 


CINNA

Ecco la mano.
 


SILLA

Qual de' trionfi miei

Eguagliar potrà questom eterni Dei?
 


AUFIDIO

Lascia, ch'a piedi tuoi

Grazia implori da te. De' miei consigli,

Delle mie lodi adulatrici or sono pentito...
 


SILLA

Aufidio, sorgi. Io ti perdono.

Così lodevol opra

Coronisi da me. Romani.

Dal capo mio si tolga

Il rispettato alloro, e trionfale;

Più dittator non son. son vostro uguale.

Ecco alla Patria resa

La libertade. Ecco asciugato alfine

Il civil pianto. Ah no, che 'l maggior bene

La gradezza non è. Madre soltanto

È di timor, di affanni

Di frodi, e tradimenti. Anzi per lei

Cieco mortal dalla calcata via

Di giustizia, e pietà spesso travìa.

Ah sì conosco a prova

Che assai più grata all'alma

D'un menzogner e la virtù del core.

N. 23 - Finale
 

CORO
Il gran Silla a Roma in seno
Che per lui respira, e gode
D'ogni gloria, e d'ogni lode.
Vincitore oggi si fa.


GIUNIA E CECILIO
Sol per lui l'acerba sorte
È per me felicità!

CINNA E SILLA
E calpesta le ritorte
La latina libertà.

CORO
Il gran Silla d'ogni lode
Vincitore oggi si fa.

TUTTI
Trionfò d'un basso amore
La virtude, e la pietà.

SILLA
Il trofeo sul proprio core
Qual trionfo uguaglierà?

CORO
Se per Silla in Campidoglio
Lieta Roma esulta, gode
D'ogni glora, e d'ogni lode
Vincitore oggi si fa.