Synopsis: Otello ossia Il Moro di Venezia

von Gioacchino Rossini


opo l’ouverture, che contiene autoimprestiti dal Turco in Italia e dal Sigismondo , il coro di introduzione e la marcia che aprono il primo atto si collegano in un’unica arcata drammatica al secondo numero della partitura, la sortita di Otello (“Ah sì per voi già sento”), reduce da una campagna vittoriosa contro i Turchi, acclamato a Cipro dal popolo e dai senatori veneziani. Nel cantabile della sua cavatina il condottiero pensa all’amata Desdemona, sua sposa segreta nonostante l’opposizione del padre di lei, Elmiro. Solamente in tempi recenti, quando la parte del protagonista è stata interpretata da un tenore scuro, baritonale, capace di eseguire con esattezza i dettagli ritmici nel fraseggio melodico, si è potuta constatare l’esattezza drammaturgica – pur in un codice impostato sulle regole stilistiche del belcanto – dei vocalizzi sfrenati e dei salti di registro perigliosi della scrittura di Otello, specialmente in questo numero che è un po’ il suo biglietto da visita. Lungi dall’essere una sortita ‘da tenorino leggero’, l’aria di Otello caratterizza il personaggio con quei tic che lo seguiranno implacabilmente in tutta l’opera (le figure marziali a ritmo puntato) e, saldandosi al coro e marcia introduttivi, offre un primo, grandioso insieme omogeneo, un quadro scenico unitario in cui il compositore trascende le indicazioni formali imposte dalla metrica del libretto. Mediante la somiglianza di incisi melodici, formule ritmiche, sequenze armoniche, e di un’unica tinta orchestrale, squillante anche quando Otello esprime il suo amore, Rossini attua un progetto di coesione con mezzi di derivazione sonatistica, un lavoro ‘artigianale’ cui spesso ricorre nelle introduzioni più estese delle sue opere. Jago e Rodrigo, in disparte, commentano astiosamente la fortuna di Otello: il primo lo invidia per i successi politici, il secondo è il suo rivale in amore. Elmiro confida a Rodrigo, promesso sposo di Desdemona, che la figlia è oppressa da una pena nascosta; Jago conforta Rodrigo, dichiarandosi suo alleato e mostrandogli una lettera di Desdemona, senza confessargli cosa ne intende fare. Un duettino suggella la loro alleanza. Nel palazzo paterno, Desdemona teme che Otello la creda infedele, poiché la lettera a lui diretta è stata intercettata dal padre; invece che presentarsi con un’aria, la protagonista canta un duettino con la confidente Emilia (“Vorrei, che il tuo pensiero”), la cui semplice costruzione conquistò Stendhal. Elmiro combina immediatamente le nozze fra Rodrigo e la figlia: in una «pubblica sala magnificamente adorna» un coro introduce il finale primo. Desdemona incontra Elmiro, che le presenta il promesso sposo dando inizio a un breve terzetto, in cui i protagonisti si confrontano imbarazzati. Giunge improvvisamente Otello, il quale rivela che un solenne giuramento lo lega a Desdemona; Elmiro maledice la figlia. Segue il momento di stupore generale, condensato in un sobrio canone (“Incerta l’anima”) su un tessuto d’accompagnamento funebre; la stretta si incastra subito dopo il tempo lento, travolgendo il consueto momento intermedio, qui ridotto a poche frasi fulminanti.

Invano Rodrigo implora Desdemona di amarlo, all’inizio dell’atto successivo, in una breve aria virtuosistica; quando egli giura di vendicarsi nei confronti di Otello, Desdemona teme per l’amato e cerca di avvertirlo dell’ira di Rodrigo. Jago persuade Otello del tradimento di Desdemona, mostrandogli la lettera a lei sottratta; la stretta del duetto fra i due tenori ha un impulso ritmico di cui Verdi si ricorderà per “Sì, vendetta” del Rigoletto . Giunto Rodrigo, nasce una sfida fra i due rivali: il duetto è appena iniziato (“Ah vieni, nel tuo sangue”), quando si trasforma in terzetto, poiché Desdemona si getta fra i duellanti cercando invano di arrestarli. Rimasta sola, svenuta, Desdemona si risveglia angosciata e chiede a Emilia di andare in cerca di Otello (“Che smania? ahimè! che affanno?”); durante la sua grande aria conclusiva dell’atto, è raggiunta dapprima da un coro di confidenti, che le annuncia che Otello è vivo, poi dal padre che la scaccia nuovamente.

Un solo numero indica in partitura la sostanza musicale dell’ultimo atto, concepito evidentemente come un’unica arcata drammaturgica, uno studio psicologicamente affascinante dell’intimo della protagonista, che attende Otello nella sua stanza. Dapprima Desdemona confida le proprie pene a Emilia, poi ascolta giungere dall’esterno il canto di un gondoliere, che intona alcuni versi danteschi (dall’episodio di Paolo e Francesca); quindi essa stessa, accompagnandosi con l’arpa, canta la ‘canzone del salice’ (“Assisa a piè d’un salice”), ricordando il destino della sua amica Isaura, morta per amore. Il vento che spalanca la finestra, e poi la commozione interrompono due volte il canto di Desdemona; congedata Emilia, Desdemona intona una preghiera. Armato di pugnale, Otello si introduce nella stanza: Desdemona tenta invano di difendersi dalle accuse di tradimento, e poi si offre al pugnale affrontando la morte (duetto “Non arrestare il colpo”). Otello viene raggiunto da un suo ufficiale, il quale gli rivela che Jago, ferito a morte da Rodrigo, ha confessato i suoi peccati e la trama ordita contro Desdemona. Sopraggiungono Elmiro e Rodrigo, che offrono amicizia al protagonista; Otello si uccide.