Libretto: La Bohème

from Ruggero Leoncavallo


Personaggi:
MARCELLO, pittore (tenore)
RODOLFO, poeta (baritono)
SCHAUNARD, musicista (baritono)
BARBEMUCHE, letterato ed istitutore (basso)
VISCONTE PAOLO (baritono)
GUSTAVO COLLINE, filosofo (baritono)
GAUDENZIO, proprietario del Caffè Momus (tenore)
DURAND, portinaio (tenore)
Il SIGNORE del primo piano (tenore)
UN BECERO (tenore)
MUSETTE, grisette (mezzosoprano)
MIMÌ, fiorista (soprano)
EUFEMIA, stiratrice (mezzosoprano)

Studenti, Grisette, Lorette, Inquilini di ambo i sessi, Servi, Cuoche, Giovani del caffè, Sguatteri, Facchini.

L'azione si svolge a Parigi, dal 24 dicembre 1837 al 24 dicembre 1838.



ATTO PRIMO

Il 24 dicembre 1837 a sera. - Réveillon.
La sala al primo piano del Caffè-Momus.
Sala da bigliardo a destra visibile in fondo. Entrata, per la scala a chiocciola nell'angolo dalla stanza a destra.
È sera: scena vivamente illuminata.
All'alzarsi della tela, Schaunard, in piedi, co' le braccia conserte ascolta paziente i lagni del caffettiere Gaudenzio.


GAUDENZIO
No, signor mio, così non può durare:
i vostri amici Rodolfo e Marcello
confiscano il "tric trac", perché il cervello
col gioco, dicon, deve riposare.
E, a chi lo chieda, rendon, con sicura
faccia, la beffa: - «Il "tric trac" è in lettura!»
Anche il signor Marcello ha trasportato
qui, nel caffè Momus, pennelli e tela;
ed a posar modelle vi ha chiamato:
scandalo grave per la clientela!
E voi...

SCHAUNARD
interompendolo
Piano! mi par che solleviate
un fatto personale.
va al tavolo a sinistra e siede con dignità
Ebben: parlate.

GAUDENZIO
più irritato
Qui, voi, signor Schaunard, un dì accoglieste
gente a cantar non so qual sinfonia;
e pe 'l fracasso indegno che faceste
corser le guardie come all'osteria.

SCHAUNARD
sospirando
I costumi la musica
ingentilisce...

GAUDENZIO
rincalzando
E questo non è ancora niente!
Non contenti di spendere
in bibite ogni dì più parcamente...

SCHAUNARD
interrompendolo
Ah, dunque, pare al banco che noi siam troppo parchi?
Bene; il rimedio è semplice: che ci apra un conto... e marchi.

GAUDENZIO
fingendo di non udire e con rabbia
Dicendo che cicoria sempre da me beveste
portaste qui una macchina ed il caffè faceste!

UN BECERO
dal fondo della scaletta a chiocciola
È su il padron?

GAUDENZIO
Che c'è?

UN BECERO
appare sulla scaletta e saluta
Scusa domando
a la brigata. È qua il corso di musica
vocale e istrumental?

GAUDENZIO
stupito
Che vai cianciando?

UN BECERO
O bella! Il corso!

GAUDENZIO
impazientito
Ma che corso!

UN BECERO
E scaldasi
e casca dalle nuvole! o chi annunzia
nella lanterna il suo corso di musica?

GAUDENZIO
Nella lanterna?

Corre alla finestra del fondo: l'apre, poi apre lo sportellino del fanale dell'insegna e ne tira fuori un cartone che egli legge a voce alta, mostrandolo al pubblico:

GAUDENZIO
«Corso di musica vocale e istrumentale
pei due sessi, gratis, piano primo.»
a Schaunard che ride, irritantissimo
Questa passa i limiti!
Signor Schaunard!
al Becero che ride anch'esso
Via di qua; via di qua.

UN BECERO
andando alla scaletta
Eh, vado!... sì. ~ Che maniere! Oh, là là!
scende due gradini
Ma l'annunzio...
accennando a risalire

GAUDENZIO
minacciandolo
Va' via!
il Becero scompare

SCHAUNARD
Calma, Gaudenzio!

GAUDENZIO
Soffoco!

SCHAUNARD
Via: vediamo s'è possibile
conservare il gran vanto all'esercizio
di focolare letterario-artistico;
Marcello qui a dipingere
il nudo, non verrà più: lo prometto.

GAUDENZIO
Dio benedetto!

SCHAUNARD
Né concezioni armoniche
vi suoneran, figlie del genio mio.

GAUDENZIO
Lodato iddio!

SCHAUNARD
Il "tic trac" ai clienti lo si lascia...

GAUDENZIO
allegro
Meno mal!

SCHAUNARD
interrompendolo
Per un'ora...

GAUDENZIO
tremando
Ogni?

SCHAUNARD
Domenica.

Gaudenzio fa un gesto di sconforto

SCHAUNARD
La macchina è soppressa: tutti ritorneremo
a bere la cicoria, né ce ne lagneremo.
E, poiché voi la sobria saggezza disprezzate,
tali spese, vedrete, abbiam preventivate
che, qui dentro, stasera, voi, camerieri e banco
muterete colore, per dio, di punto in bianco!

GAUDENZIO
stupito, grattandosi la testa
Qui? voi?

SCHAUNARD
Sì, con le nostre donne a una convivale
agape, sederemo la notte di Natale.

GAUDENZIO
(E i denari? ne avranno? e quanti? e da qual parte?
Sarà qualche parente... non voglio creder l'arte!)
poi a Schaunard
Ma però non più crediti; codesto già, s'intende!

SCHAUNARD
con dignità
Gaudenzio, la questione subordinata offende!

si odono delle risate, la voce di Rodolfo che chiama Schaunard e rumor di passi come di chi sale in fretta le scale

SCHAUNARD
Eccoli appunto: giungono. Suvvia, fatevi onore.

MARCELLO
apparendo sulla scala
Salve, Gaudentius!

RODOLFO
battendo sul ventre a Gaudenzio
Salve, otre da vin!
terza, segue Eufemia

GAUDENZIO
schermendosi e ridendo solleticato
Signore!

RODOLFO
Andiamo, via, sbrigatevi.

MARCELLO
Giù, giù ai fornelli e ratto
vada tutto allo spiedo; i polli, il cane, il gatto!

GAUDENZIO
scendendo e fregandosi allegro le mani
(Allegri! avran quattrini!)

RODOLFO
correndo verso la scaletta
Due vere dame aspettansi.

GAUDENZIO
di sotto
Lo so.

EUFEMIA
con sentimento esagerato gettandosi nelle braccia di Schaunard
Alessandro!...

SCHAUNARD
con posa romantica
Eufemia! suvvia: non commoviamoci!...
con un gesto dignitoso la fa mettere a sedere; poi si rivolge agli amici
Trovaste...

MARCELLO
Che cosa?

SCHAUNARD
Quattrini, per dio.

MARCELLO
Io? sì; son settanta centesimi.

RODOLFO
Ed io
un franco e cinquanta!

SCHAUNARD
Però; non c'è male:
coi miei quattro soldi sommiamo in totale
due franchi e quaranta! Che più avventurato
sia stato Colline?

MARCELLO
È vero! il pelato
filosofo ancora cammina.

RODOLFO
Chi sa
non abbia trovato...

COLLINE
sporgendo la testa dalla scaletta
Eureka! son qua!

i tre amici corrono verso la scaletta, prendono in mezzo Colline e lo trascinano sul davanti della scena. - Eufemia, che si è levata, imita gli altri

SCHAUNARD, RODOLFO, MARCELLO
Ebben?

COLLINE
con entusiasmo
Straordinario,
stupendo, senza pari
trovato ho un dizionario
chinese dei più rari.

cercando nelle lunghe falde dell'abito e tirando fuori dei libri, mentre parla. - Schaunard prende i libri e li passa man mano ad Eufemia

COLLINE
Eccolo... "Storia d'Ilio"
no... "Storie fiorentine" …
eccolo... no... un Virgilio...
Plutarco... eccolo alfine!

i tre amici ridono guardandosi, Colline ride; Eufemia per non essere da meno ride anch'essa, poi va a posare i libri

COLLINE
Mimì?

MARCELLO
Verrà compagna a una vezzosa
damina che stasera pianterà
il suo banchiere, tanto è curïosa
di trovarsi con noi.

COLLINE
Qui riderà.

EUFEMIA
(con trasporto)
Oh, gioia!

SCHAUNARD
(calmandola)
Taci.

MIMÌ
(dal fondo della scaletta)
Siete là?

RODOLFO
(vociando)
Ci siamo.

MARCELLO, SCHAUNARD
Son esse.

COLLINE, RODOLFO, MARCELLO, SCHAUNARD
Urrà!

(compaiono sulla scaletta Mimì in grazioso abito da operaia - grisette, e Musette elegantemente vestita. - Appena entrate, i quattro amici le prendono in mezzo e dandosi la mano fanno due o tre giri saltando intorno ad esse)

SCHAUNARD
(calmo e dignitoso)
Signori, poi che abbiamo
fatto alle dame libera accoglienza
ci presentiam secondo convenienza.

MARCELLO
(contemplando Musette e parodiando il recitativo di Raul negli «Ugonotti»)
«Oh, qual beltade si offre al guardo mio!...»

SCHAUNARD
Lascia star gli Ugonotti, ché parlo io.
(a Musette)
Bella dama, da questi milionari
sol che vogliate farvi il nome scrivere,
vi sconterà la storia
al banco della fama il ricco autografo.
(i quattro amici si salutano scambievolmente con comica serietà)

SCHAUNARD
Colui che nudo e rilucente ha il cranio
è Colline, filosofo.
Poi Rodolfo, poeta: (egli ne ha l'abito
e la borsa!) Mimì sposò fra gli alberi
del bosco di Medon, e benedivali
il curato de' passeri!...
Terzo: il pittor Marcello. Cambiò titolo
sei volte al suo gran quadro, e L'Istituto
sei, l'ha respinto; ma sarà venduto.
Quarto... ma il genio schivo perché troppo superbo
si sbriga, o bella dama, di sé con un sol verbo:
~ io son Schaunard!

MARCELLO
(a Musette)
(avanzandosi)
Musicista psicologo!
Eufemia, stiratrice,
sua confidente.

EUFEMIA
(cadendo fra le braccia di Schaunard)
Oh, Alessandro!

SCHAUNARD
Eufemia;
suvvia, non commoviamoci!

MIMÌ
(prendendo Musette per la mano e rivolta ai quattro amici)
Ed ora, conoscetela:

MIMÌ
Musette svaria sulla bocca viva
le canzonette belle;
rompe la voce come da sorgiva
per mille fontanelle.
Canta i vent'anni e al fresco tintinnire
il piè muove alla danza;
la scorge Amor dall'ultimo gioire
alla nuova speranza.
Brilla ne l'ombra dei suoi lunghi cigli
un riso civettuolo;
e i desideri con aperti artigli
levanle intorno il volo.
Ella consente, nega e rinnamora
come le parli il core;
non vezzi ed ori seguita: ella adora
un tesoro: ~ l'amore! ~

MARCELLO
(galantemente, offrendo il braccio a Musette)
Se insieme lo cercassimo
il vostro bel tesoro?
(Musette lo guarda con occhio civettuolo)

RODOLFO
Bene! A tavola.

TUTTI
A tavola!
(le donne, aiutate da Marcello vanno a deporre sopra dei divanetti a sinistra le mantiglie e gli scialli)

COLLINE
Ordinate.

RODOLFO
(scampanellando)
Camerieri!
(accorrono due camerieri dalla scaletta. - Intanto Marcello, Colline e Schaunard prendono i due tavoli a sinistra e li mettono nel mezzo l'un presso all'altro)

COLLINE
(con gravità)
I gusti tanti son quanti i pensieri...

SCHAUNARD
Ed i vini?

MARCELLO
(con galanteria)
Alle dame è dovuta la scelta.

MUSETTE
È scelto: lo sciampagna!

SCHAUNARD
(scattando)
Benone! (Corre svelta!)
Quantunque il vino rosso...

COLLINE
(sentenziando)
...Il color del piacere!

MUSETTE
Lo sciampagna fa gioia!

MARCELLO
(galantemente)
Son del vostro parere.

MIMÌ
(a Rodolfo)
Voglio un liquore verde.

RODOLFO
Riso di prati al sole.

EUFEMIA
(con sentimento, guardando Schaunard)
Io del perfetto amore.

SCHAUNARD
(senza badarle)
Andiam! meno parole!
Io berrei, ma mangiando!...

MUSETTE
(ridendo)
Anch'io.

MARCELLO
Dunque, ordinate.

MUSETTE
Petit patès, aragoste e rostbif...

COLLINE
(con l'aria di sentenziare)
Con patate;
facciamo un «Baldassare»!
(uno dei camerieri ha già disposto sulla tavola tovaglia, bicchieri, posate: poi se ne va)

RODOLFO
(all'altro cameriere)
Dunque scendete e presto
portateci disopra champagne, rostbif e il resto.
(il cameriere ad ogni ordinazione da segni di sorpresa e di terrore. Alla fine scappa spaventato e come fa per discendere in furia urta Barbemuche che spunta dalla scaletta e gli fa cadere cappello e bastone)

BARBEMUCHE
(al cameriere, seccato)
Non ci vedete, diancine!
(il cameriere fa un gesto di scusa, e scende)

MUSETTE
(piano a Schaunard)
Chi è mai questo signore?

SCHAUNARD
(fa cenno alle tre donne e le conduce sul davanti, a sinistra - a bassa voce)
Non so. ~ Ma certo egli essere deve un ambasciatore.
Assiduo, muto, incognito, noi l'abbiam sempre ai fianchi;
ha un orologio e cambia pezzi da venti franchi!

MUSETTE, MIMÌ, EUFEMIA
(a bassa voce, stupite)
Ah!

(Barbemuche intanto che ha raccolto cappello e bastone, passa innanzi al gruppo, saluta caricatamente le signore e va a prendere posto, solo, al tavolo di destra sul davanti, e si fa servire una bibita)

COLLINE
Siam pronti.

RODOLFO
Sediamoci.

MARCELLO
(a Musette, indicandole il posto accanto a lui)
Volete?

MUSETTE
(ringraziandolo)
Certo.

MIMÌ
(a Rodolfo)
Ed io?

RODOLFO
(indicandole il posto alla sua sinistra)
Qui, dal lato del cuore.
(Mimì bacia Rodolfo)

COLLINE
(sgridandoli)
Ehi!

EUFEMIA
(con sentimento a Schaunard)
Presso a te!

SCHAUNARD
(parodiandola)
Ben mio!

(i camerieri cominciano a servire - Schaunard mangia per quattro - piglia la porzione ad Eufemia, e, quando gli riesce, beve il vino di Rodolfo e di Colline)

MUSETTE
(indicando Colline a Marcello)
Il signore è?...

MARCELLO
(con serietà)
Filosofo platonico!...
(tutti ridono rumorosamente eccetto Mimì)

MIMÌ
(che non comprende, con curiosità)
Vuol dire?

MUSETTE
(ridendo)
Platonico è l'amante che non ha tanto ardire
da baciar la sua donna, qui, su la bocca, mai.
Io n'ebbi una sol volta; due ore e lo piantai!

MIMÌ
Oh! lo stupido amore!

MARCELLO
Il platonismo è come
l'acqua nel vin: noi, puro, chiamando il vostro nome
o belle lo beviamo!

MUSETTE
(alzando il bicchiere)
A voi, giocondi...

MIMÌ
(alzando anch'essa il bicchiere)
E buoni!
Viva la giovinezza!

MARCELLO
(guardando Musette)
L'amore!

RODOLFO
(bevendo)
E le canzoni!

SCHAUNARD
(ingoia lestamente un boccone e pigliando il bicchiere di Colline)
Viva!

TUTTI
Evviva!

RODOLFO
(a Musette)
Le canti la lodola beata
da la gola canora: signorina cantate!

TUTTI
Una canzone, sì!

MUSETTE
Vi canto quella
da cui si leva, bionda, ilare, snella,
Mimì, dolce sorella?

TUTTI
Sì, cantate.

COLLINE
(al cameriere)
Vo' del coniglio.

SCHAUNARD
(al cameriere, co' la bocca piena)
Anch'io.

GLI ALTRI
(sgridandoli)
Ma vi chetate?

«Mimì Pinson est une blonde» canzone di A. De Musset

MUSETTE
Mimì Pinson la biondinetta
che corteggiar ciascuno vuol,
un gonnellino, una cuffietta,
landeriretta
possiede sol.
Ma con gli audaci ha la man lesta
e spesso più d'un bel garzon
bassò la cresta.
Guai se s'impenna in su la testa
la cuffia di Mimì Pinson.
Mimì Pinson la biondinetta
ama le feste, il buon umor.
Con un sorriso, una smorfietta
landeriretta
conquista i cuor.
E se un bicchier la mette in vena
ella sa dirvi la canzon
a gola piena.
Talvolta è a sghembo in fin di cena
la cuffia di Mimì Pinson.

TUTTI
Viva Mimì, viva Musette!

SCHAUNARD
(urla intenerito)
Io lacrimo!

RODOLFO
È la cipolla che mangi!

COLLINE
(guardando il suo piatto)
Che diamine!
Il coniglio ha due teste!

SCHAUNARD
(strappandogli il piatto)
A me il fenomeno!
Bicefalo! Oh, sorpresa!
(mangia con furia)

EUFEMIA
(stupita, non comprendendo)
Bi... che?

SCHAUNARD
(a bocca piena)
Cefalo!

BARBEMUCHE
(ride, ed il suo riso che cerca comprimere stride comicamente)
Peuh!

SCHAUNARD
Che è ciò?

RODOLFO
Nulla! Una porta che cigola.

SCHAUNARD
(bevendo - al cameriere)
Il vin non è gelato: che servizio!

COLLINE
(a Mimì - mezzo brillo)
S'adopra il ghiaccio per gelare il vino
e il ghiaccio formasi
con l'acqua condensata: aqua, in latino.
Ma son quattro le stagioni
estate, autunno e verno; alte ragioni
che della Russia la gran ritirata
han cagionata!

MIMÌ
(guardandolo meravigliata)
Che sapienton!

SCHAUNARD
(al cameriere)
Caffè...

RODOLFO
Liquori!

COLLINE
(strillando con voce da ubriaco)
E il conto!
(il cameriere scende)

MARCELLO
(da l'altro canto, a Musette)
O Musette, o gioconda e sorridente!
O giovinezza ardente,
riso perenne e canto spensierato
tinnulo, cristallino;
io mi sento beato
a voi vicino!

MUSETTE
(sorridendo)
Badate! i miei difetti non nascondo
ho l'umor vagabondo;
son capricciosa e vana. ~ La mia via
ignoro: io passo e canto.

MARCELLO
Oh mi aveste d'accanto,
o vita mia!

MIMÌ
(levandosi)
Sentite: se ne andassimo
al ballo tutti quanti?
Ho le gambe che fremono.
(tutti si alzano meno Schaunard e Colline)

MUSETTE
Al ballo, al ballo!

SCHAUNARD, COLLINE
(senza muoversi da sedere)
Avanti!

MUSETTE
Questa è un'idea bellissima!

MARCELLO
Una vera trovata!

EUFEMIA
(a Schaunard)
Alessandro, qual estasi
ballar da te portata!

SCHAUNARD
(levandosi)
Eufemia, io son magnanimo:
tal gioia ti consento!

(il cameriere risale portando il vassoio con suvvi tazze, caffettiera, e una bottiglia di liquore. - Dà il conto a Rodolfo, poi ridiscende)

TUTTI
(eccetto Colline che è brillo, e Rodolfo che guarda il conto)
Al ballo! su, spicciamoci
a Mabille!

RODOLFO
(spaventato)
Un momento!...

(poi viene sul davanti a destra presso al tavolo dov'è Barbemuche e chiama Marcello. - Quando l'ha vicino, gli parla piano)

RODOLFO
Senti Marcello! occorre che Schaunard
scenda a parlamentare col padrone
altro che ballo! Guarda l'addizione...
trentun franchi e sessanta!
(Barbemuche che ha udito tutto vorrebbe trattenersi, ma non può e scoppia in una risata stridente come prima)

SCHAUNARD
(corre alla porta del bigliardo e la scuote)
Vuoi cessar?

RODOLFO
(chiamando Schaunard che si appressa)
Schaunard, è il gran momento! Animo, scendere
tu devi da Gaudenzio per deciderlo
ad aspettar due giorni.

SCHAUNARD
(grattandosi il capo)
Mah! ne dubito.

MARCELLO
(impaziente)
Non possiam restar qui.

SCHAUNARD
Peccato!

RODOLFO
(spingendolo)
Sbrigati!
(Musette e Mimì guardano le scritte sul muro a sinistra, ridendo)

EUFEMIA
(a Schaunard)
Alessandro, ove vai?

SCHAUNARD
Scendo a domare
Bucefalo.
(scende)

MUSETTE
(ridendo e indicando la caricatura sul muro a Mimì)
È il padrone, non è vero?

MIMÌ
(ridendo)
È proprio lui!
(a Colline)
Vuole del caffè nero?

COLLINE
(più brillo)
Il caffè trasse origine in Arabia
ed una capra lo scoprì. Prendeane
ogni giorno Voltaire settanta chicchere...
Grazie... lo bevo caldo e senza zucchero!

MARCELLO, RODOLFO
(a parte)
(impensieriti si sono accostati alla scaletta, aspettando ciò che avverrà di sotto)
Come la finirà?
(si ode un tramestìo e un vociare di sotto)

LE DONNE
(sorprese)
Che c'è? una disputa.

SCHAUNARD
(prima di sotto, poi uscendo)
Non ci lasciate uscire? E noi restiamo.

GAUDENZIO
(appare concitatissimo e rosso di collera)
Ah, questa volta sì che la rompiamo.
Finirà mal! Pagarmi non volete?

RODOLFO
Non vogliamo? E voi, numi, l'intendete!
(a Schaunard)
Ma digli tutto!

SCHAUNARD
Tutto? Se le parole spreco!
Gli ho detto che ci opprime il fato (Ananke in greco),
gli ho detto che le entrate aspettate finora,
(Dio, come va il commercio!) non sono giunte ancora
e ch'egli deve attendere.

GAUDENZIO
(urlando)
Io non aspetto un corno.
Pagatemi, per dio!

MARCELLO
Certo; fra qualche giorno.

GAUDENZIO
(correndo verso il divanetto dove sono le mantiglie delle donne)
No, subito! Ah, ritengo in pegno questi oggetti.

RODOLFO
Ah, questo no.
(s'avanza verso di lui)

GAUDENZIO
No, dite? Vedrem.

LE DONNE
Che modi!

SCHAUNARD
(irritatissimo, a Gaudenzio)
Smetti!
Villano trippaiuolo! Un caffettier francese
il bel sesso rispetta!

GAUDENZIO
Me ne infischio.

SCHAUNARD
(strappandogli le mantiglie dalle mani)
Alle offese
offese e mezzo; aspetta...

LE DONNE
Ben fatto!

COLLINE
(con voce da ubriaco)
All'armi, all'armi!

GAUDENZIO
(correndo alla scaletta)
A me, correte! Armatevi! Su, vogliono ammazzarmi!

MARCELLO
Taci, oca!
(compaiono sulla scaletta tre sguatteri; uno armato di un mestolo, il secondo d'una scopa, il terzo d'uno spiedo. Gaudenzio si rimpiatta dietro di essi, e li eccita)

GAUDENZIO
Date addosso, difendete il padrone!
Date!

SCHAUNARD
Ah, tu vuoi la guerra? Su, prodi, alla tenzone!
(Marcello e Rodolfo si armano co' le sedie, Colline prende una bottiglia, ne vuota il fondo che resta e poi si mette in guardia. Schaunard strappa lo spiedo di mano allo sguattero e l'impugna mettendosi in guardia contro l'altro sguattero che ha la scopa)

SCHAUNARD
(canta a squarciagola come Raoul negli «Ugonotti»)
«Il brando mio e il mio coraggio.»

BARBEMUCHE
(alzandosi)
Fermi!

MARCELLO, RODOLFO
Che c'è?

LE DONNE
L'ambasciador!

SCHAUNARD
Qual raggio!

BARBEMUCHE
Sentite un po'.

GAUDENZIO
(non osando muoversi)
Signore!

BARBEMUCHE
(facendogli cenno d'avvicinarsi)
Un minuto, un sol motto.

GAUDENZIO
(a Schaunard)
Allora tregua?

SCHAUNARD
Tregua.
(mentre Gaudenzio passa per andare da Barbemuche gli tira un calcio)

SCHAUNARD
Ecco il salvacondotto.

BARBEMUCHE
(a parte - a Gaudenzio)
Gaudenzio, consentite ch'io vi paghi per loro?

GAUDENZIO
(soddisfatto)
Ma certo, professore! Son contenti costoro?

MARCELLO
Che, c'è?

LE DONNE
Che avvien?

RODOLFO
Gaudenzio sorride!

SCHAUNARD, COLLINE
Che mistero!

BARBEMUCHE
(prendendo il mezzo della scena)
Signori, perdonate: vi paga il conto un vero
amico degli artisti! ed è per me una festa
afferrar per conoscervi un'occasione: questa.

COLLINE
Afferrate!

MARCELLO
Un momento.

RODOLFO
Ma non sappiam chi siate!

SCHAUNARD
Certo! e le convenienze vanno un po' rispettate!
È un favore, sta bene: ma da chi vien, per Bacco?
(avanzandosi verso Barbemuche e levando una pipa di tasca)
Vorreste un po' la borsa passarmi del tabacco?

BARBEMUCHE
(dando la borsa a Schaunard che carica la pipa)
Prendete, anzi! ~ Dell'arte l'amor tutti ci lega!

MARCELLO
(a Barbemuche)
Voi siete?...

BARBEMUCHE
Letterato filosofo.

COLLINE
(abbracciandolo)
Un collega!

RODOLFO
Ma signor...

BARBEMUCHE
Barbemuche.

RODOLFO
E la vostra speranza?

BARBEMUCHE
Con voi in amicizia vivere e in comunanza!
E quanto ho di stipendio a far l'istitutor
del viscontino Paolo, figlio di un gran signore
io metto anche in comune; se degno mi stimate
del cenacolo vostro - ed intanto, lasciate
ch'io paghi questo conto. E spero anche di udire
darmi del «tu» ciascuno di voi prima di uscire.

MARCELLO
Egli tende a sfruttarci! Amici, aprite gli occhi!
Vuol mostrarsi in pubblico ne' nostri aurati cocchi!

RODOLFO
Non ha davvero limiti la folle ambizione!

SCHAUNARD
È provato: egli specula sulla situazione!

MARCELLO, RODOLFO, SCHAUNARD, COLLINE
Non possiamo accettare!

GAUDENZIO
(in collera)
Io non so niente! Accetto.

SCHAUNARD
(minacciandolo)
Taci, Gaudenzio.

EUFEMIA
(con entusiasmo)
Oh, nobile Alessandro!

SCHAUNARD
(come colpito da un'idea)
Cospetto!
Un'idea!

COLLINE
Non par vero!

BARBEMUCHE
(ansioso)
Dite, senza ritardo.

SCHAUNARD
Ecco qua: tutto il conto lo giochiamo a bigliardo.

BARBEMUCHE
(gaio)
Ci sto!

TUTTI
(meno Gaudenzio)
Bene!

GAUDENZIO
(che non vorrebbe, cercando d'interporsi)
Io...

SCHAUNARD
(con un gran gesto a Gaudenzio e agli sguatteri)
Sgombrate: è tale il voler mio!
(agli amici e alle donne)
Voi venite ad assistere al giudizio di dio.

(i tre sguatteri partono dalla scaletta, Schaunard, Barbemuche, Rodolfo. Colline, Mimì ed Eufemia passano nella sala da bigliardo a destra. Si vedono Schaunard e Barbemuche levarsi i soprabiti, prendere le stecche e mettersi a giuocare. Gli altri seguiranno con interesse la partita. Gaudenzio è rimasto ansioso presso la porta a vetri della sala da bigliardo, per vedere chi vincerà. - Musette, trattenuta da Marcello, si è seduta a sinistra e sta bevendo un po' di liquore)

TUTTI
Al giudizio, su, moviamo
che decider dée gli eventi!

SCHAUNARD
(nella sala da bigliardo)
A cinquanta, cominciamo.

TUTTI
Zitti ~ attenti! attenti! attenti!

MARCELLO
Signorina Musette, volete darmi
in ricordo quel fiore?

MUSETTE
(ponendogli il fiore all'occhiello)
Cavaliere
dell'ordine gentil di primavera!

MARCELLO
(con fuoco)
O se Pluto foss'io darvi a riviera
vorrei perle e brillanti!...

MUSETTE
(sorridendo)
E incoronarmi
regina vostra! Ma non siete Pluto
amico mio.

SCHAUNARD
(deridendo Barbemuche)
Falsa stecca!
(gli altri ridono)

MARCELLO
(a Musette)
Volete
che vi faccia il ritratto? Oh, quell'arguto
riso...

MUSETTE
...che in tela m'immortalerete!
Perché no? accetto.

MARCELLO
(con calore, poeticamente)
La soffitta mia
è così presso al ciel che vi parrà
tornar donde veniste, o vaga iddia!

MUSETTE
(ridendo di buon cuore)
L'erte del ciel Musette risalirà!

MARCELLO
Ah voi siete adorabile.

MUSETTE
Mio cavalier!

MARCELLO
(sbottonando il soprabito)
L'impresa qui terrò.
«Rubens e la mia dama».

MARCELLO
(sempre ridendo e mostrando un punto del gilè di Marcello)
A voi, guardate
c'è un buco, proprio là, donde giurate!

MUSETTE
(offrendo il petto)
È dal lato del cuore. Rammendate.

SCHAUNARD
Massé!

GAUDENZIO
(fregandosi le mani)
Che colpo.

MUSETTE
(a Marcello)
Lo rammenderò.

MARCELLO
Allor, datemi un bacio.
(mette innanzi le mani come per abbracciarla)

MUSETTE
(battendogli sulle mani)
Andiamo, dunque, state
a posto!

SCHAUNARD
(deridendo Barbemuche)
A voi, rimpallo!
(gli altri ridono)

MARCELLO
(minacciando Musette ma in tono scherzevole)
Ah, no: saprò carpirlo.

MUSETTE
Di forza?

SCHAUNARD
(giuocando)
Di bricole!

GAUDENZIO
(tutto contento)
Ma perde, manco a dirlo,
il più forte è Schaunard ~ l'altro non sa giocare.

MARCELLO
(animandosi)
Allor voi dubitate, dunque, ch'io possa amare?

MUSETTE
(ridendo)
Quanti minuti, al solito, resiste l'amor vostro?

SCHAUNARD
(gridando i suoi punti)
Quarantacinque!

MUSETTE
(sorridendo)
Il cielo risponde!

MARCELLO
(con affetto)
Io vi dimostro
che il ciel sbaglia. ~ All'orecchio vo' dirvelo pian piano.

MUSETTE
Davvero! Senza astuzie?

MARCELLO
(affettuoso)
Sul serio! qua la mano,
proprio da franco artista: di me voi diffidate?
Io vi dispiaccio forse?

SCHAUNARD
(a Barbemuche)
Attento! vi collate!

MUSETTE
(con affetto)
No, mi piacete e appunto per evitarvi pene,
meglio è restare amici: io mi conosco bene,
so che sono volubile, civettuola, un po' matta.

MARCELLO
(sempre più affettuoso)
Ed io sento che v'amo siccome iddio vi ha fatta;
sarà quel che vorrete di me, ma non mutate:
io voglio sol convincervi dell'amor mio.

MUSETTE
(lasciandosi baciare ed abbracciare da Marcello)
Provate!

SCHAUNARD
(urlando)
Carambola e cinquanta!
(getta la stecca ed apre violentemente la porta buttando a terra Gaudenzio - gli altri lo seguono plaudendo

RODOLFO, COLLINE, MIMÌ, EUFEMIA
È nostra la vittoria.

SCHAUNARD
Ho salvata la patria.

TUTTI
Al gran Schaunard sia gloria.

BARBEMUCHE
(senza soprabito e di sul limitare della sala da bigliardo, getta due monete d'oro a Gaudenzio)
Fui vinto: buona guerra; avversario leale.
Pagatevi... Gaudenzio!
(i primi rintocchi della campana di mezzanotte si fanno sentire)

TUTTI
(ridendo)
È Natale! È Natale!

ATTO SECONDO

15 Aprile 1838.
Il cortile della casa abitata da Musette a rue La Bruyère.


DURAND
Auf! ce n'è ancora? Su, mettete il resto
nel magazzino; andiamo, via, spicciamoci.

(i facchini eseguiscono ed entrano nel magazzino che trovasi accanto allo scalone verso il fondo. Intanto giunge dall'androne, rientrando, un inquilino, tipo comico d'impiegato, con la moglie ed il bambino. Si fermano stupefatti a guardare la mobilia. - Durand li scorge e si avvicina a ciarlare)

DURAND
Ah! voi chiedete, è ver, che cosa è questo?
Signor Ferrand! Questi son tutti i mobili
di Musette, sapete, al terzo... quella
signorina, capite!... Stufo e in collera
il banchiere Alexis piantò la bella
e avea ragione. ~ Un pittor (figuratevi)
da tre mesi qui s'era messo terzo
fra lei e lui. ~ Scenate ed improperi
«Provvedetevi» ~ «Addio» ~ Parve uno scherzo
ma i creditori han sequestrato i mobili.

(mentre il portinaio parla è entrata un'altra inquilina dall'androne e si è messa in ascolto. È una vecchia vedova in cuffia che si tira dietro un cane. - Durand rivolgendosi la scorge e s'indirizza a lei)

DURAND
Signora Eulalia, ecco, avete veduto!

L'IMPIEGATO
Che storia!

LA VECCHIA
Che costumi!
(gl'inquilini si avviano allo scalone. Durand li segue un poco)

DURAND
Eh! son le lotte
di certa gente; basta, vi saluto.
Buona notte signori.

GL'INQUILINI
(salendo lo scalone)
Buona notte.
(essi salgono e scompaiono a destra. I facchini escono dal magazzino e vanno verso l'uscita a sinistra)

DURAND
Ella da ieri è fuori: che sorpresa
avrà tornando!
(ai facchini)
È finito? ~ Sta bene.
(uno dei facchini gli dà la chiave dell'appartamento)

DURAND
Ah! la chiave, ~ mettiamola qui appesa.
(i facchini escono. - Durand si avvia verso il casotto. Intanto si sentono scrosci di risa ed appaiono sotto l'androne Musette e Marcello a braccetto)

MUSETTE
(gaia)
Buona sera, Durand...
(si arresta vedendo i mobili)
Toh! ma che avviene?

MARCELLO
Che c'è?

DURAND
(a Musette tra il burbero e l'impacciato indicando Marcello)
C'è... che a cagione... del signore
i mobili viaggiano per l'asta.
Il banchiere Alexis nel suo furore
non paga più...

MUSETTE
(interrompendolo)
Durand, capisco, basta.
(Durand crollando le spalle entra nel suo casotto)

MARCELLO
(tristamente)
Per cagion mia, Musette!

MUSETTE
(ridendo)
Bah, mi seccavano
baci e mobili vecchi di sei mesi, ~
eccomi dunque alle correnti d'aria
dal caldo alloggio ov'io per poco ascesi!

MARCELLO
(prendendole le mani)
Non parlate così, Musette, uditemi. ~

MARCELLO
Io non ho che una povera stanzetta
fra i comignoli e il ciel e a voi la cedo ~
e in cambio qualche gaia canzonetta
che allegri il nido mio solo vi chiedo.
Le rondini all'udir voce novella
muto faranno il chiaro inno canoro;
in fin che tutte alla maggior sorella
obbedienti assentiranno in coro.
I nostri baci ed il giulivo canto
l'eco della stanzetta riterrà
nei dì che più non mi sarete accanto
ivi l'anima sempre vi vedrà!

(la luna comincia a rischiarare le finestre del terzo piano e scende progressivamente)

MUSETTE
(commossa cadendo tra le sue braccia)
Mio buon Marcello!

MARCELLO
Ebbene?

MUSETTE
Accetto e vi son grata.
(poi sciogliendosi con gaiezza)
Occorrerà frattanto rimandare la festa!
Che giorno è oggi?

MARCELLO
Il quindici d'aprile.

MUSETTE
(balzando)
Oh! la mia testa...
ma non siamo più in tempo. Gl'inviti han questa data.
Fra poco gl'invitati saran qui. Del quartiere
latino il fiore: artisti celebri e dame vere!
Ahimè, dove riceverli?
(Schaunard entra dall'androne preoccupato; fa per traversare in fretta la corte come per andare allo scalone e si ferma di botto scorgendoli)

SCHAUNARD
Toh! siete in corte.
(a Musette)
Addio.
Senti Marcello.
(Schaunard prende a parte Marcello)
Prestami cento lire.

MARCELLO
(alzando la voce con ira comica)
Per dio!
Sempre un idealista sarai, non c'è che dire!
Sei brillo?

SCHAUNARD
(tristamente)
No, purtroppo!

MARCELLO
Tu scherzi! Cento lire!
Sai che vuol dir quest'oggi?

SCHAUNARD
Sì, pagare l'affitto.
(tirando fuori dalla tasca un foglio di carta bollata)
Or io non l'ho pagato; e subito uno scritto
breviloquente ha ingiunto
(leggendo)
«che mancando il tributo
mensile e persistendo Schaunard nel suo rifiuto
lo si metta alla porta!»

MUSETTE
(cade ridendo sul canapè)
Come me!

SCHAUNARD
(guardando stupito Marcello che ride anch'esso)
Come voi?
(a Marcello, guardando intorno)
Già, infatti questi mobili nel cortile son suoi!
Forse un sequestro?

MARCELLO
Appunto.

SCHAUNARD
Oh, bella!

MARCELLO
Oh, brutta io dico!

SCHAUNARD
E la serata?

MUSETTE
È quello che pensavamo!

SCHAUNARD
(a Marcello, con aria decisa)
Amico,
bisogna darla.

MARCELLO
E dove?

SCHAUNARD
(indicando il cortile)
Qui: guarda che salone.

MUSETTE
(battendo le mani)
Che idea!

SCHAUNARD
Niente di meglio, ci stan mille persone!

SCHAUNARD
Presto, i mobili in disordine
elegante disponiamo.
(Rodolfo compare dall'androne)

MARCELLO
(a Rodolfo)
Bravo, giungi in tempo! all'opera
pria che al ballo t'invitiamo.
Intervenne qui l'usciere...

RODOLFO
(interrompendolo)
Via, so tutto. Oggi ho parlato
con Durand che nel quartiere
già informava il vicinato!

SCHAUNARD
(colpito, grattandosi il capo)
Ahi! ci occorre anche il permesso
di costui!

MUSETTE
Con cinque lire
venderebbe anche sé stesso.

MARCELLO
(imbarazzato)
Cinque lire... presto a dire!
(Rodolfo silenziosamente prende il mezzo della scena e lascia cadere un pezzo da cinque lire)

MUSETTE
(raccogliendo la moneta)
Oh! il bel canto armonioso!
(Rodolfo lascia cadere ancora un pezzo da cinque lire)

MARCELLO
(ridendo e raccogliendo a sua volta la moneta)
E ripete anche la frase!
(Rodolfo gitta in aria un dopo l'altro quattro pezzi da cinque lire che Musette e Marcello raccolgono stupiti.- La luna rischiara già le finestre del secondo piano)

SCHAUNARD
(alzando le mani al cielo)
Questo scialo è scandaloso,
non può avere onesta base!
Trenta franchi egli possiede,
c'è da perder la ragion!...

MUSETTE, MARCELLO, SCHAUNARD
Di che sangue ognun si chiede
rosse tal monete son!

RODOLFO
(assume una posa tragica e dice con dignità)
L'immenso tesoro che tanti desiri
negli occhi stupiti vi fece passar,
non vili manovre né indegni raggiri,
ma l'arte e la musa mi seppero dar.
Prostrati al mio genio rendete il tributo
di grazie, che ad esso dovete quest'or.
La mia gran tragedia quest'oggi ho venduto
ed eccovi il prezzo del «Vendicator!»
(Musette, Schaunard e Marcello s'inchinano comicamente)

MUSETTE
(ridendo)
Chiamiam dunque Durand.

MARCELLO
(urlando)
Durand!

SCHAUNARD
Dorme!

RODOLFO
Ti levi?

TUTTI
Durand!

DURAND
(compare sull'uscio del casotto)
Che c'è?
(i tre giovani lo afferrano e lo conducono sul davanti della scena)

RODOLFO
La corte illuminar ci devi!

DURAND
(stupito)
Ah! Bah!

MUSETTE
Gli amici soliti qui stassera aspettiamo.
(indicando la corte)
E qui voglio riceverli.

MARCELLO, RODOLFO, SCHAUNARD
Già, qui li riceviamo!

DURAND
Ah! Bah!

RODOLFO
Tu gl'invitati man mano annuncierai.

DURAND
(protestando)
Io non posso permettere.

RODOLFO
(dandogli cinque lire)
Ma sì, tu lo potrai.

DURAND
(intascando il danaro)
Lo posso... certamente. Per voi fo un sacrifizio.
Ma se il padron mi scaccia...

RODOLFO
Ti prendo al mio servizio!
(Durand ha un gesto di spavento. Rodolfo gli dà ancora uno scudo)

RODOLFO
Or di candele un pacco porta qui di scappata
e insieme una bottiglia di sciroppo d'orzata.

DURAND
Io volo.
(esce correndo dal portone)

MARCELLO
E noi frattanto prepariamo il salone.

SCHAUNARD
Un canapè mettiamo, qui, presso allo scalone.
(Marcello e Schaunard spingono il canapè che trovasi a destra del piano e lo mettono innanzi allo scalone a destra)

RODOLFO
(a Schaunard)
Il tavolo da gioco nel mezzo.

(Marcello e Schaunard prendono il tavolo rotondo che è pure accanto al piano e lo mettono nel centro della scena in fondo. Intanto Rodolfo prende i due candelabri che sono per terra e li mette su questo tavolo quando Schaunard e Marcello l'hanno messo a posto)

RODOLFO
Due lumiere
mettiamoci di sopra.
(eseguisce come è indicato)

MARCELLO
(a Schaunard)
E là, mio tappezziere,
(indicandogli il posto accanto al divano che han messo a destra)
a destra, una poltrona.
(Schaunard eseguisce)

MUSETTE
(osservando)
Sta bene. E pei rinfreschi?

SCHAUNARD
(volge il guardo intorno e poi dice indicando il lato sinistro del cortile)
C'è la pompa! ~ Quel tavolo con tappeto a rabeschi
metteteci davanti con sopra dei bicchieri
e il buffet sarà quello. Servono i cavalieri.
(Rodolfo e Marcello prendono il tavolo con tappeto che trovasi a sinistra del piano e lo mettono innanzi alla pompa, poi Marcello prende il servizio di bicchieri che è sul piano e lo mette sullo stesso tavolo. Intanto sarà entrato uno speziale co' la moglie e due figlie per rincasare. Tutti si arrestano stralunati a contemplare la scena)

RODOLFO
(spingendo un po' più innanzi a sinistra l'altro canapè che trovasi da questo lato)
Di qua l'altro divano...

SCHAUNARD
(accorgendosi della famiglia dello speziale va incontro a costui)
Che c'è vecchietto mio?
(con gesto imperioso)
A casa! Ritiratevi. ~ Su che è tardi, per dio!
(le donne urlano impaurite e tutta la famiglia scappa infilando la scala di servizio. Marcello e Musette ridono)

MUSETTE
Il piano sta benissimo colà.

DURAND
(a Rodolfo)
(accorrendo co' le provviste)
Siete servito.

RODOLFO
Al buffet lo sciroppo.

DURAND
(gira intorno gli occhi senza capire)
Al buffet?

MARCELLO
Che stordito!

SCHAUNARD
Alla pompa!

DURAND
(ridendo)
Ah! capisco!

SCHAUNARD
E poscia le candele
sui candelieri accendi.
(Schaunard e Marcello entrano nel magazzino a cercare delle sedie ed escono subito)

DURAND
Che torre di Babele!
(depone la bottiglia sul tavolo innanzi alla pompa. Poi prende seco il pacco delle candele e i due candelabri e li porta nel casotto come per prepararli e dopo poco esce coi due candelabri accesi e li depone sul tavolo in mezzo. Indi prende una scala e va ad accendere l'altro fanale accanto allo scalone e quello accanto alla scala di servizio)

MUSETTE
(andando al fondo ov'è l'armadio co' lo specchio)
Ora un po' di toletta.
(a Rodolfo)
Mimì?

RODOLFO
Vien fra un istante
con Eufemia: ed insieme Barbemuche e il galante
allievo, il viscontino Paolo.

MUSETTE
(rivolgendosi seccata)
Il visconte? Ohimè!
Egli mi dà sui nervi!

RODOLFO
Si è invitato da sé.

SCHAUNARD
(a Rodolfo)
(prendendo il tappeto arrotolato)
Su, stendiamo il tappeto.
(Rodolfo e Schaunard spiegano il tappeto che prendono dai lembi per metterlo innanzi al canapè a sinistra chiudendo così il passaggio a quelli che vengono dalla strada. Intanto dal portone arriva il Signore del primo piano, vecchio galante, tipo da capo d'ufficio in ritiro. Egli per passare vorrebbe attendere che mettano prima il tappeto ed intanto saluta cerimoniosamente Musette che s'inchina)

SCHAUNARD
(al Signore)
(tenendo sempre il tappeto)
Passi.

SIGNORE
Oh! le pare? faccia.

SCHAUNARD
Dopo lei!

SIGNORE
Dopo lei!

SCHAUNARD
Insisto, non le spiaccia.

SIGNORE
Giammai!

SCHAUNARD
(bassando il tappeto)
Giacché lo vuole!...

SIGNORE
(contemporaneamente avanza il piede per passare)
Giacché me lo consente!...
(Schaunard e Rodolfo vedendo che egli si decide a passare tirano il tappeto. Il Signore incespica e cade)

MUSETTE, MARCELLO
(ridendo)
Ah! Ah!

SCHAUNARD, RODOLFO
(rialzando il Signore)
Si è fatto male?

SIGNORE
(salutando)
No... mille grazie... niente.
(si allontana zoppicando, sale il grande scalone e scompare)

MUSETTE
È finito? Sediamoci.

MARCELLO
Sono ai vostri ginocchi.

RODOLFO
Durand, corri al tuo posto.

SCHAUNARD
(girando lo sguardo soddisfatto)
Sì, tutto va coi fiocchi!
(in questo momento i candelabri ed i fanali della corte sono già stati tutti accesi e la luna rischiara co' la sua piena luce tutta la scena e così fino alla fine dell'atto)

Insieme

MUSETTE
Ed ora vengano:
il ciel sereno
protegga il giubilo
del pianterreno.
In barba ai debiti
la baraonda
pazza e gioconda
godermi vo'.

MARCELLO
Come dai placidi
cieli stassera
temprasi un'aura
di primavera!
Ride alla comica
gente che accolta
da un fato involta
qui riparò.

RODOLFO
Pronte le coppie
potranno in gala
danzar per l'ambito
della gran sala;
non tende seriche
copron l'ingresso,
ma fa lo stesso
entrar si può.

SCHAUNARD
Qui vi hanno bibite
perenni e rare,
luce gratuita
e sublunare.
Quanto alla musica
è cura mia ~
la sinfonia
vi servirò.

(Musette siede sul canapè a destra; Marcello ai suoi piedi - Rodolfo sulla poltrona - Schaunard sul tavolo nel mezzo)

MUSETTE
(guardando verso il portone)
Qualcun.

DURAND
(annunciando)
La signorina Mimì e...

BARBEMUCHE
(interrompendolo sorpreso entrando)
Perché gridate
i nomi dal portone?
(insieme a Barbemuche entrano Mimì, Eufemia ed il Visconte Paolo)

MUSETTE
(andando incontro alle donne)
Alfin, bene arrivate!

MIMÌ
(bacia Musette)
Musette!

EUFEMIA
(stordita)
Nel cortile!

BARBEMUCHE
(guardando i mobili)
Che veggo! Questa è bella.

EUFEMIA
(correndo per abbracciare Schaunard)
Alessandro!
(Schaunard evita l'abbraccio e la trae in disparte)

MIMÌ
(a Musette)
Ma spiegaci.

MUSETTE
Tutto.

VISCONTE PAOLO
(a Musette)
(salutando)
Madamigella!

MUSETTE
(ricambiando il saluto)
Signore.
(poi a Mimì)
Figuratevi...
(segue come raccontando co' la mimica)

SCHAUNARD
(a parte ad Eufemia)
Eufemia, si va male!
Ier nelle vostre tasche trovai d'un caporale
dei zappator l'effigie ~ è la seconda volta!

EUFEMIA
(tremante)
Alessandro!... tu dubiti!...

SCHAUNARD
Che dubbio se v'ho colta!
Dovrò qualche consiglio darvi col mio bastone.
Badate dunque al terzo. Vi frutti la lezione.

DURAND
(urla annunciando)
Società dei pilastri dell'Odeon.

MARCELLO
(andando incontro)
Entrate.

La più grande varietà di tipi e di costumi si osserva nei vari gruppi che entrano in questo punto. Sono boemi e studenti che arrivano parte soli, parte accompagnati da grisettes e da lorettes. Tutti entrando allegramente fanno per precipitarsi allo scalone ma si arrestano sorpresi ed interdetti scorgendo Musette e gli altri.

VOCI TRA LA FOLLA
(entrando)
Siam qui! Che avvien? qui restasi?

MUSETTE
(avanzandosi ridendo)
È il salone d'estate!
(risata rumorosa; poi scambio di saluti)

VOCI TRA LA FOLLA
Che idea! ~ Che splendore! ~ Che bel colpo d'occhio
in casa col cocchio ~ si può penetrar!
Guardate, c'è il piano! ~ Ci sono i divani
qui sino a domani ~ potremo danzar!

SCHAUNARD
Avanti, sedete! Per tutti c'è posto!

VOCI TRA LA FOLLA
Fin sullo scalone sedere si può!
Qui come una reggia fu tutto disposto.
Persino la luna per noi scritturò!

DURAND
(urla annunciando ancora)
Membri del Circolo
dei bevitori d'acqua con le dame.
(una frotta di giovanotti e donzelle arrivano rumorosamente. Risate e grida di sorpresa)

SCHAUNARD
(urlando)
Completo!

MARCELLO
Viva la Bohème!

TUTTI
Evviva.
(Schaunard corre ai piano e lo apre mentre dice:)

SCHAUNARD
L'inno della Bohème. Attenti a me.
Da bravi, a tempo. Una, due e tre!
(dà co' la destra n'entrata mentre tocca il piano co' la sinistra)

«La jeunesse n'a qu'un temps.» - Ronda delle Vie de Bohème di H. Murger.

CORO GENERALE
(Inno della Bohème)
Dei vent'anni fra l'ebbrezza
l'avvenire un sogno appar.
Vola via la giovinezza
vogliam vivere ed amar.
Ride amore; ai cari assalti
piegan vinte le beltà
squillan glorïosi ed alti
gl'inni della breve età.
Cogliam lesti la carezza
che ci deve inebriar.
Vola via la giovinezza
vogliam vivere ed amar.
Mai non ebber le donzelle
da noi doni in gemme ed or;
pure a noi vengon le belle
via, da chi spende tesor,
perché noi tutta l'ebbrezza
dei verd'anni sappiam dar.
Vola via la giovinezza
vogliam vivere ed amar!

SCHAUNARD
(urla dominando il tumulto)
Domando la parola.

VARIE VOCI
Parli.

SCHAUNARD
M'ascolti ognuno.
Programma della festa.

METÀ DEL CORO
(all'altra metà)
Silenzio!

SCHAUNARD
(prende il mezzo della scena)
Numero uno.
Apertura solenne de' splendidi saloni ~
fra gl'invitati fervono le conversazioni!
(risata rumorosa)

SCHAUNARD
Numero due. Musette, dirà la più giuliva
sua canzonetta a questa scelta adunanza.

TUTTI
(applaudendo)
Evviva!

SCHAUNARD
Numero tre. Alessandro Schaunard artista eletto.
(voci fra gli invitati interrompendo: «Euh!...»)

SCHAUNARD
(ripete più alto)
E-let-to. Del suo genio il figlio prediletto
presenterà: la inedita cantata in sol maggiore:
«L'influenza del bleu sulle arti».

INVITATI
(con gesti di spavento)
Orrore! Orrore!

SCHAUNARD
Quattro: galop finale.

TUTTI
Evviva!

SCHAUNARD
Ah! mi scordavo,
scacciato dal buffet chi dirà versi.

TUTTI
(ridendo)
Bravo!

RODOLFO
Durand, correte subito
al buffet pei rinfreschi.

INVITATI
Bravo! beviam!
(Durand dietro l'ordine di Rodolfo è corso alla pompa, dimena furiosamente il manubrio e riempisce i bicchieri)

INVITATI
(comprendendo)
Ah! caspita!
Che burla! Stiamo freschi!
Insieme

DURAND, INVITATI
Durand (servendo)
Signori, acqua purissima
e sciroppo d'orzata!
Parte degl'invitati
Da' qua! Da' qua!
(prendono tutti i bicchieri)
Durand
Corbezzoli!
La bottiglia è già andata,
(volto agli altri che chiedono)
però la pompa è all'ordine.
Parte degl'invitati (a Durand)
E ancor non l'hai finita?
Altri invitati
Che idea! venite al tavolo
facciamo una partita.
(si forma un gruppo al tavolo nel mezzo ove con l'aiuto di Musette, Marcello e Rodolfo si dispongono a giocare)
(intanto Schaunard che era andato a chiacchierare con Eufemia a sinistra si avanza)

VISCONTE PAOLO, MIMÌ
(il Visconte Paolo dietro la poltrona di Mimì a destra)

Visconte Paolo (piano)
O Mimì, ma guardatevi
intorno, via!

Mimì (piano con ansia)
Tacete!

Visconte Paolo
Che speranze, che gioie
da costor v'attendete?
Io v'offro le dovizie!
Delle vesti eleganti,
un cocchio, diamanti
ed un più serio amor!

Mimì
Tacete! perché togliermi
ahi, la spensieratezza
ch'è il sentimento e l'anima
della mia giovinezza.
E Rodolfo? Colpevole
sarebbe il vostro amore.
Rimpiangerebbe il core
l'eco di questi dì!

SCHAUNARD
(forte)
Orsù, parte seconda.

MARCELLO
(a Musette)
Già, spetta a voi, mia bella.

MUSETTE
(avanzandosi)
Scegliete la canzone.

MARCELLO
Ebben, cantate quella
che il valzer e l'amore in un poema inneggia;
qui ognun la nuova ninfa de la danza vagheggia.
È morto il minuetto! Al valzer dunque onore!

«Sur la valse et l'amour devrait faire un poëme.» - A la mi-carême, Stanza V di A. Musset.

TUTTI
Sì, sì, Musette, cantaci il valzer e l'amore.

MUSETTE
Da quel suon soavemente
già le coppie inebriate
son portate.
E vagando ~ scivolando
s'appressano, dileguano
per ritornar come farfalle ai fior!
Già lo sguardo è più languente:
nella spira voluttuosa
men ritrosa
la persona ~ s'abbandona,
e più veloci battono
l'un contro l'altro i cuor!
Così stretti nell'amplesso
van sommesso ~ mormorando,
l'uno a l'altra confidando
i bei sogni d'avvenir!
Fra le note della danza
la speranza ~ batte l'ale.
L'inno intanto agile sale
fra i sorrisi all'avvenir.
Ma le labbra più procaci
chiaman baci ~ deliranti;
già le coppie degli amanti
cercan l'ombra ed il mister.
E la danza va montando
palpitando ~ fra l'ebbrezza,
è nel ritmo una carezza
che sconvolge ogni pensier.
Ma già l'onda armoniosa
cangia in dolce mormorìo,
in fruscìo!
Lievemente ~ dolcemente
le coppie si dileguano
e più lontano paiono vagar.
È nell'aura voluttuosa
un profumo d'armonia,
di poesia,
(il Signore del primo piano in berretto di velluto e veste da camera appare alla finestra al fondo in faccia ed ascolta beato)

MUSETTE
ma la luna più s'imbruna,
diggià tace ogni zeffiro,
e tutto, ecco, dispar!

TUTTI
(plaudendo)
Brava, bravissima!
Come cantava!

RODOLFO
(stringendole le mani)
Marcello, baciala
per me!...
(Marcello bacia ridendo Musette)

SIGNORE
(dalla finestra con entusiasmo)
Ma brava!

TUTTI
(volgendosi ridendo a guardarlo)
Ah! Ah!

SCHAUNARD
(al signore)
Illustrissimo
la cantatrice
del vostro plauso
è ben felice!
Vogliate scendere...

SIGNORE
E come? Adesso!
In codest'abito?

SCHAUNARD
Sì, fa lo stesso!
Rodolfo seguimi
qui l'addurremo.

(Rodolfo e Schaunard salgono correndo lo scalone; il Signore scompare dalla finestra)

PARTE DEGL'INVITATI
Sì, giù portatelo
ce la godremo.
Insieme

TUTTI
(meno il Visconte Paolo e Mimì)

Barbemuche
Del vostro accento tenero
in me dura l'incanto!
Eufemia (a Musette)
Ah! di Shaunard pareami
udire il dolce canto!

Musette
Ehi! per pietà, smettetela!
Voi troppo mi adulate.
Parte degl'invitati (presso allo scalone)
Giù, giù: in veste da camera
vogliam che lo portiate!
(Schaunard e Rodolfo appaiono conducendo per forza il Signore del primo piano dallo scalone)

Schaunard e Rodolfo
Eccolo.
Tutti (affollandosi intorno e tirandolo)
Felicissimi!
Qua, una stretta di mano.

Schaunard (presentandolo)
Musette, ecco l'egregio
Signor del primo piano.

Musette (ridendo)
Signor, fortunatissima
sedete accanto a me.

Invitati (urlando)
Il programma continui:
presto, il numero tre!

VISCONTE PAOLO, MIMÌ

Visconte Paolo
Mimì parlate: l'anima
dal vostro labbro pende.
Possiam fuggir; seguitemi,
la fortuna vi attende!
Fuori è 'l mio cocchio; prenderlo
insieme ora possiamo.
Mimì, ve 'l giuro, io v'amo
cedete al mio pregar!

Mimì
Che far? Che lotta! destansi
nel sen mille desiri!
M'arde la testa!... o spegnili
mio core i tuoi sospiri!
Visconte Paolo
Io per la fuga gli ordini
vo' a dar: voi pronta siate.
Al cenno mio badate,
non fate sospettar!

(esce inosservato dal portone. Mimì resta a sinistra in orgasmo senza guardare ciò che si passa)
(Schaunard muove al piano. - vari gruppi si formano ad ascoltare. - Schaunard preludia prima e poi comincia con comico sentimento:)

SCHAUNARD
Alza l'occhio celeste
la bella al ciel turchino;
e l'azzurra sua veste
specchia nel cilestrino
lago, che le sussurra
mestamente, vicin
è la montagna...

PARTE DEGLI INVITATI
(interrompendo)
Azzurra!

SCHAUNARD
(continua)
Bacia il cielo...

ALTRI INVITATI
(come i primi)
Turchin!

SCHAUNARD
(continua)
Ed in quel pio sussurro
l'azzurra onda parlò...

TUTTI
(urlando)
Ahimè! non c'è più azzurro!
Schaunard tutto il comprò!
Risata generale. Schiamazzi. Alla finestra di destra al primo piano appaiono in veste da notte l'impiegato e la moglie, ed alle finestre del secondo in faccia tutta la famiglia dello speziale.

LO SPEZIALE, LA FAMIGLIA DEL SECONDO PIANO
Ma quando Smettete?
Dobbiamo dormire.

INVITATI
(dal basso)
Silenzio, tacete!

L'IMPIEGATO, LA MOGLIE DEL PRIMO PIANO
Guardate che ardire!
SCHAUNARD
Silenzio!

LO SPEZIALE
Ora chiamo
la guardia!

INVITATI
(ridendo)
Cospetto!

LA VECCHIA VEDOVA
(apparendo in cuffia da notte al terzo piano in faccia)
La guardia chiamiamo!

TUTTI
Quaresima, a letto!

VOCI DEI DOMESTICI
(dalle soffitte)
Se non la smettete
con questa baldoria
faremo la storia
ben presto cessar.

VOCI TRA GL'INVITATI
Che c'è? Si rivoltano
le serve ed i cuochi!
Suvvia, tra due fuochi
conviene lottar!

TUTTI
(urlando a Schaunard)
Schaunard, l'influenza
riprendi più forte.

DURAND
(correndo a destra ed a sinistra per calmarli)
Signori, prudenza!

TUTTI
L'influenza o la morte!

VISCONTE PAOLO
(riappare sul portone e profittando del tramestìo afferra il braccio di Mimì che trovasi a sinistra e la trascina via dicendo a bassa voce:)
Venite, sbrigatevi!
È questo il momento.

MIMÌ
(uscendo)
Morire mi sento!

VISCONTE PAOLO
(disparendo con essa)
Ah! non ti pentir.
(escono)

SCHAUNARD
(tornando al piano)
Udite: io vi canto
con nuova cadenza
del bleu l'influenza
sul mese d'april.
(Schaunard siede al piano e si accompagna imperterrito senza occuparsi di quanto succede)

Insieme

SCHAUNARD
(cantando)
Ahi! fiera scadenza
del quindici aprile
per questo mensile
un soldo non ho!
Battuto ho alle porte
di banche e privati
disdetta dei fati!
Nessuna si aprì!
Già l'intimazione
l'usciere m'ha scritta,
ed or per soffitta
ho il cielo azzurrin!
Che dolce dormire
in grembo all'azzurro!...
Se poi dal cimurro
potessi scampar.
È questo il dilemma
cimurro o pigione...
Ho scelto: il padrone
non s'ha da pagar!

GLI ALTRI
(intanto poco a poco le finestre si popolano di inquilini e servi in costume da notte)
Voci di sopra
Ancora quell'asino
continua a ragliare!
~ Con acqua bagnamoli.
~ Un secchio compare!
Voci di sotto
Toh! piove! ~ Toh! grandina!
~ Che lancian? ~ Patate!
~ I secchi ci vuotano
addosso! ~ Guardate!
(dall'alto gittano acqua, patate e calcina)
La pioggia e la grandine
sapremo sfidare!
Schaunard; non cessare,
continua a cantar.
(ballando)
Urliamo - saltiamo,
facciam baraonda.
Che notte gioconda
vogliamo passar.
Rodolfo (invitando Eufemia)
Eufemia, slanciamoci!
Qua, fra le mie braccia!
(ballano)

MARCELLO
(cingendo la vita di Musette)
La danza ci allaccia
resister non so!

MUSETTE
(ridendo)
Ah! Ah! che gran ridere!
Davvero una festa
più gaia di questa
nessuno ideò!

VOCI
(dal basso)
Oh! Tregua ai proiettili!

VOCI
(dalle finestre)
Cessate gli strilli!
Son matti! son brilli!
Vogliamo dormir.

ALTRE VOCI
(più in alto)
La turba frenetica
più strepita ed urla.
Aspetta! - La burla
facciamo finir.

(in questo momento un sasso cade sul piano, Schaunard dà un balzo spaventato. - Scompiglio generale)

VOCI
(di sotto)
Ah! Cambia ora tattica
perdio! la canaglia.
Ah! vuole battaglia?
Battaglia darem!

VOCI
(dalle finestre)
Di scope levate
armati scendiamo.

VOCI
(di sotto)
Ebbene a pedate
quaggiù vi pigliamo.

VOCI
(di sopra)
~ Vedremo buffoni!
~ Vedrem chi è più forte!

VOCI
(di sotto)
~ Venite cialtroni!

VOCI
(di sopra)
~ Scendiam ne la corte.

(molti spariscono dalle finestre minacciosi)

LE DONNE
(spaventate)
~ Uuuh! fanno sul serio!
~ Dio mio che paura!

GLI UOMINI
(ridendo)
~ Da brave; or le pigliano
a buona misura.

MARCELLO
(a Musette)
Musette, svignarsela
è meglio; partiamo.

MUSETTE
(chiamando Rodolfo)
Rodolfo, seguiteci,
scappiamo, scappiamo!

RODOLFO
(chiamando)
Mimì, su, qua, subito.
(a Barbemuche)
Dov'è?

BARBEMUCHE
Non saprei.

SCHAUNARD
(chiamando)
Vieni, Eufemia!

RODOLFO
(chiamando ancora)
Mimì, dove sei?
(poi a Musette e ad Eufemia)
Tenetevi pronte
io cerco Mimì.

DURAND
(che sente queste parole)
Ma se col Visconte
nel cocchio partì!

RODOLFO
(dando un urlo di rabbia)
Ah!

MARCELLO
(trascinandolo)
Vieni.

MUSETTE
(tristamente)
Calmatevi,
l'avea preveduta!

RODOLFO
(abbattuto)
Mimì s'è venduta!...
Mio povero amor!
(escono)

INVITATI
(correndo verso lo scalone)
Armati discendono
in massa dall'alto.
Le muse ci aiutino!
Boemi, all'assalto!

(dalla scala di servizio e dallo scalone sbucano cuochi, camerieri, servi ed inquilini mezzo vestiti in costumi da notte e che brandiscono scope, bastoni, spiedi e mestole)

INVITATI
Ah! infine. Arrendetevi!

SERVI
(minacciando)
Uscite, per Bacco!

INVITATI
Volete pigliarvele?
Boemi, all'attacco!

Gl'Invitati si slanciano sugli altri gridando: Viva la Bohème.
Parapiglia generale. - Cala la tela.

ATTO TERZO

Ottobre 1838.
La soffitta di Marcello.
A destra sul davanti un comò sul quale è una bottiglia d'acqua ed un bicchiere - Poi, nell'angolo, un letto a due posti, davanti al quale è un paravento con schizzi e disegni di Marcello. - Nel mezzo una larga finestra, da cui si scorge dominare in lontananza sopra una selva di comignoli e abbaini la cupola dorata del tempio des Invalides. Sul davanzale della finestra un vaso con un fiore disseccato. Presso la finestra un cavalletto da pittore dinanzi al quale lavora Marcello.
A sinistra il muro fa angolo e nel tratto sporgente è la porta della stanza, che aprendosi lascia vedere un uscio di faccia che si suppone esser della camera di Rodolfo. Sui muri tele, gessi. Un tavolo nel mezzo presso al quale Musette sta seduta come assorta. Schaunard è in piedi presso Marcello; ha un bastone spezzato sotto il braccio.
È quasi mezzogiorno


MARCELLO
(dipingendo)
E che! tu pur sei vedovo?

SCHAUNARD
(affettando un'aria tragica e brandendo il bastone spezzato)
Sì, con Eufemia ho rotto
i rapporti e il bastone. Guarda com'è ridotto!
Il culto dei ritratti stavolta l'ha perduta.
D'un ussero stamane l'effigie ho rinvenuta
con dedica amorosa, che il fallo suo conferma.
Il cuor di quella donna è proprio una caserma!

MARCELLO
(smettendo di dipingere, stirandosi)
Auf! sono stanco: è tardi?

SCHAUNARD
È l'ora a noi molesta
in cui si mette a tavola ogni persona onesta!
E dire che a Parigi sui ferri in questo istante
son più di centomila cotolette!

MARCELLO
(alzandosi)
E altrettante
bistecche.

SCHAUNARD
(con comica mestizia)
Oh! diventiamo delle oneste persone
anche noi!

MARCELLO
Sì, moviamoci. Io porto a Salomone
quel quadro ed ei pagarlo deve al prezzo migliore.

SCHAUNARD
Io per tentare un prestito corro dall'editore.
Dov'è Rodolfo?

MARCELLO
È solo, di là, cupo, accigliato.
Oh! l'umor suo giocondo com'è presto mutato,
dal dì che, su, in carrozza, Mimì gli fuggì via!
Invan tenta il dolore celar con l'ironia
negli ultimi suoi versi del Requiem d'amore!
Con le manine bianche Mimì spezzò il suo cuore!

SCHAUNARD
(avviandosi all'uscio)
In che legno elegante l'ho vista ier mattina!
Sorrideva al Visconte; sai? s'è fatta carina!
(egli apre l'uscio che lascia spalancato e lo si vede picchiare alla porta di faccia, aprirla e chiuderla dopo entrato)

MARCELLO
(avvicinandosi a Musette)
Che hai? Sei forse in collera?

MUSETTE
(tristamente)
Io? No!

MARCELLO
Tu soffri?

MUSETTE
(con triste sorriso)
Ormai ci sono avvezza.
Al digiuno!

MARCELLO
Rimproveri?
È nell'anima tua tanta amarezza?
(si volge verso la finestra)
Vedi!

MUSETTE
(voltandosi appena)
Che c'è?

MARCELLO
La nostra rosa muore!

MUSETTE
(crollando le spalle)
Ebben?

MARCELLO
(con tristezza)
La nostra vita era quel fiore!
Io te l'offersi il dì che a me venisti:
qui, sotto un tetto ricco sol d'amor.
E tu fra i baci l'anima mi apristi:
«Vivremo insiem finché la rosa è in fior!»

MUSETTE
(levandosi commossa)
Che poesie!

SCHAUNARD
(esce in fretta dalla stanza di Rodolfo chiudendone la porta e dice sul limitare)
Andiamo! Egli è là che lavora
ritorneremmo insieme a cercarlo fra un'ora.
La Provvidenza è grande: andiamola a trovare;
andiam!

MUSETTE
(a Schaunard)
(con un sospiro)
La Provvidenza ha già troppo da fare
a nutrir gli augelletti dei bosco, amico mio!
(Marcello ha staccato una piccola tela dal muro; messo il cappello dice avvicinandosi a Musette, e baciandola)

MARCELLO
Non dir così, Musette; arrivederci!

MUSETTE
(baciandolo anch'essa con tristezza)
Addio!

(Marcello e Schaunard escono chiudendo la porta. - Musette va presso la finestra, guarda in giù e poi dice ritornando:)

MUSETTE
È destin! debbo andarmene... Coraggio!
Ah, povero Marcello!
S'io pur mi ritraessi oggi, la forza
avrei forse domani per soffrire?
È un inferno tal vita!
No! non ne posso più! meglio è finire!
(siede decisa al tavolo e scrive dicendo le frasi)

MUSETTE
«Marcello mio! ~ Non stare ad aspettarmi,
esco -e non so se ritornar potrò-
mi tormenta la fame, e per distrarmi
sui boulevards vagando me ne vo.
(guardando un po' verso la finestra)
L'oro che su la cupola lontana
degli Invalidi veggo scintillar,
m'abbaglia e par che a la mia mente insana
tristi consigli venga a sussurrar.
Va'!... se il merletto non costasse tanto!...
Se certo almeno il pan fosse ogni dì...
Or non ti scriverei con questo pianto
che t'amo, eppur l'addio ti do così!»
(terge una lagrima e si leva)

MUSETTE
Ora andiam.
(ascoltando)
Chi sarà? Forse Rodolfo.
(prende la lettera scritta ed ascolta ansiosa)
Nessuno.
(va alla porta, l'apre e guarda nel corridoio)
Ah! il portinaio. ~ Tanto meglio. ~
(chiamando)
Signor Giovanni - uditemi... scusate...

(un portinaio comparisce sull'uscio. - Musette corre al tavolo, chiude la lettera e la consegna)

MUSETTE
Io vo fuori: è una lettera a Marcello,
allorché torni, gliela consegnate.
(il portinaio s'inchina e parte chiudendo l'uscio. - Musette va a la comode, versa l'acqua in un bicchiere e col fazzoletto si bagna gli occhi)

MUSETTE
Suvvia fuggiam, perché se resto ancora,
o povero cuor mio,
non avrò più la forza!
(passa dietro al paravento e prende sul letto il velo per capo e lo scialle che mette in fretta - poi s'arresta un istante indecisa guardando la stanzetta e mandando due baci con ambo le mani a destra ed a sinistra mormora fra un singulto:)
Addio! Addio!
(poi corre veloce alla porta, la schiude e si trova faccia a faccia con Mimì elegantemente vestita che entra tutta agitata)

MUSETTE
(sbalordita arretrandosi)
Tu qui! Perché? Che vuoi?

MIMÌ
Voglio Rodolfo. ~ Chiedere perdon gli vo' prostrata;
vo' dirgli ch'io non merito ch'ei m'abbia tanto amata;
ma che se fui colpevole, a lui sol diedi il cuor!
Vo' dirgli che nel leggere que' versi in cui narrava
del nostro amor la storia, il mio pensier tornava
ai lieti dì che in lacrime rimpiango invano ancor!

MUSETTE
I versi! I versi! Ah credimi, t'inebrieran per poco
se con essi ritornino gl'inverni senza fuoco
e i giorni senza pan!

MIMÌ
Oh! s'egli ancor può rendermi baci e carezze ardenti,
io sfido la miseria e la fame e gli stenti!
Che importa a me il doman?

MUSETTE
Ah! tu parli così perché al tuo cenno
stan servi e cocchi che pagò il tuo damo!
Perché l'oro puoi spendere a tuo senno!...

MIMÌ
(esasperata)
No ~ ti parlo così sol perché l'amo!

MUSETTE
Ed io, forse, Marcel non amo ancora?
Forse tutto non diedi per suo amor?
Eppur, sai tu che cosa fo a quest'ora?
Fuggo! fuggo! Ed a brani fo il mio cor!
Fuggo perché a la fin mi fa paura
questa eterna incertezza del diman!
Fuggo perché la fame mi tortura
e a sorridere ancor mi forzo invan!
Fuggo perché di peso a lui son io
che a sé stesso bastar diggià non sa!...
Non indugiar. -Pari è il tuo fato al mio.-
Fuggi, Mimì, riprendi il cocchio e va'!

MIMÌ
No, la miseria non mi fa paura ~
e so ben io se sarò là diman?
Questo desio d'amor che mi tortura
dal core io cerco di strapparlo invan!
Amo Rodolfo e i baci suoi vogl'io ~
ei m'ama ancora, ed altro il cor non sa.
Oh! lasciami obliar ne 'l sogno mio
il cruccio de la vita che se n' va!

MUSETTE
(spingendola)
E tu vallo a raggiungere.
(indicando la stanza di Rodolfo)
E là. ~ Io fuggo. ~

MIMÌ
(fa per lanciarsi con gioia verso la porta)
Ah!

MUSETTE
(fermandola e udendo passi precipitati che si appressano)
Taci - sventura!
È Marcello che torna. - Ei sa...

MIMÌ
(tremante)
Nascondimi,
non vo' vederlo!...

MUSETTE
(indicandole il paravento che copre il letto)
Colà. ~

MIMÌ
(celandosi)
Ho paura. ~
Musette è ritta poggiata al tavolo guardando con aria di sfida la porta che si apre violentemente.
Marcello appare pallido tenendo in mano la lettera di Musette. - Egli si sofferma un istante a guardarla poi si avanza mostrandole il foglio.

MARCELLO
Se' proprio tu che hai scritto ciò?

MUSETTE
(fieramente)
Son io. ~

MARCELLO
(dopo una pausa)
Come si chiama il tuo novello amante?

MUSETTE
Non lo so ancora.

MARCELLO
(scattando on rabbia)
Oh!
(poi ritenendosi)
Senti!... Giuro a dio
che impreco a la miseria in tale istante
sol perché mentre a un altro apri le braccia
non ho una borsa da gittarti in faccia!

MUSETTE
Marcel non insultate. ~ Quali amanti
aveste pria di me se tanto strano
vi sembra che una donna a voi si è data?

MARCELLO
Ah! taci!... Tu non sai, tu, sciagurata!...

MUSETTE
(interrompendolo)
So che per te ho spremuto dal mio core
tutto l'affetto de l'intera vita
e come pianta inaridita
ora il cor mio langue e si muore!
Io so che, ne lo scriverti, lo schianto
lacerava la triste anima mia
e mentre afflitta or mi partìa
caldo piovea su le mie gote il pianto!...
(commossa)
So che tutt'ora, allor che tu evocavi
con quello spento fiore
le prime ore d'amor
sentii spezzarmi il core. ~
Ed al pensiero son tornati ancor
que' dì soavi
ma pur fugaci!
E le miserie. ~ E i nostri baci!
E ne la piena dei dolor
volli al tuo piè cadere in pianto allor!

MARCELLO
(afferrandola fra le braccia commosso)
Tu m'ami ancor!... Tu m'ami il veggo.
MUSETTE
(piangendo)
T'amo!

MARCELLO
L'hai detto alfin! mentirmi
così non può il tuo cor!
Fingesti di fuggirmi
per prova sol, ma tu rimani ancor!
Un detto bramo!
Un solo detto
per discolparti. ~ Un cenno aspetto.
Ah! dillo, qui stretta al mio sen
(quasi in delirio scuotendola)
parlami ancora,
crederti voglio!... Il cor t'implora!...
Ma parla! parla! Ti discolpa almen!

MUSETTE
(svincolandosi)
Sì, t'amo ~ e tu lo scorgi al mio dolore ~
Non mi scolpo. ~ Lasciarti or degg'io ~
È pe 'l tuo bene. ~ Mi si spezza il core,
ma parto. ~ Dammi il bacio de l'addio!
La nuit d'octobre. - A. De Musset

MARCELLO
(prorompendo)
Va' via, fantasma del passato!
E offrirmi baci osi tu ancor?
Creder mi lascia che ho sognato
quand'io ripenso al nostro amor!
Son le menzogne tue soltanto
che m'hanno appreso ad imprecar!
Ed ora io dubito del pianto
perché t'ho visto lacrimar!
Ebben, va' pur da me lontana
vendi a chi t'offre gemme ed or
le tue carezze, o cortigiana,
io mi vergogno del tuo amor!

MUSETTE
Ah! tu insulti? Sei vile. ~ Io ti disprezzo, addio.
(va decisa verso l'uscio. Marcello corre su di lei co' le mani alzate)

MARCELLO
Viva al tuo amante non giungerai, per dio!
(Mimì spaventata fa per correre al soccorso di Musette; il paravento cade e la scopre)
MIMÌ
Ah! Musette!

MARCELLO
(stupito la guarda)
Mimì!
(ride forzatamente)
Ah! Ah! or l'avventura
si spiega.
(corre alla porta e la spalanca chiamando)
Su! Rodolfo. Vien qua!

MIMÌ
(tremante, stringendosi a Musette)
Mi fa paura.

MARCELLO
Rodolfo!

RODOLFO
(esce dalla sua camera e si arresta al limitare stupito guardando Mimì)
Ebben! Che avviene?

MARCELLO
(con allegria forzata)
Anch'io, consolati,
ho il mio congedo! A noi novelli amor!
Evviva la Bohème! or possiam ridere!
Questa buona Mimì che mi fa libero
ha fornito a Musette un protettor!...

MIMÌ
(quasi delirante)
Rodolfo!... non lo credere
ei perde il senno!... Io qui per te venia!
Sì per te solo... credimi!
Per ridarti il mio cuor, la vita mia!...
Non mento no...
(a Musette)
Di' tu... glielo confessa!

RODOLFO
(salutando ironicamente)
Ah grazie! Troppo onore, viscontessa!
(poi a Marcello)
Io t'aspetto di là.
(volta le spalle e va verso la sua stanza)

MIMÌ
(disperatamente aggrappandosi a lui)
L'ultima volta
voglio parlarti!... Rodolfo m'ascolta!...
(Rodolfo si svincola e cantarellando entra nella stanza e chiude la sua porta lasciando Mimì prostrata sulla soglia)
Le requiem d'amour. H. Murge

RODOLFO
(cantando)
Fra noi due n-i-ni diggià tutto finì
tu non sei che un fantasma ed uno spettro io sono.
Del nostro amor defunto il De-profundis qui
fra una pipa e un bicchiere in gaio ritmo intuono.
A me più non rammenti il tuo perduto amor
nel sudario di seta che soffoca il tuo cor.

MUSETTE
(decisa, andando verso Mimì e sollevandola con affetto)
Andiamo.

MARCELLO
(arrestandola col gesto)
Un motto ancor. Poiché fra noi
tutto finì, vi prego di raccogliere
le vostre cose e prenderle con voi.

MUSETTE
(poi volgendosi a Mimì)
Va' giù ad attendermi; presto discendo anch'io.

MIMÌ
(dall'uscio)
Addio Marcello!...

MARCELLO
(burbero)
Addio...
Mimì scompare piangendo nel corridoio.
Musette va alla comode mentre Marcello si appoggia al tavolo voltandole il dorso. - Essa apre i tiretti, prende vari effetti e ne fa un piccolo pacco. - Poi esita un istante e, senza che Marcello se ne accorga, corre alla finestra, spezza un ramo dei fiore morto e, dopo averlo baciato, se lo mette nel seno. - Indi ridiscende, prende il pacco e tristamente dice a Marcello:

MUSETTE
Ecco... ho finito!

MARCELLO
(senza nemmeno guardarla)
Addio!
Musette dà un sospiro e va alla porta. Nel mentre fa per chiudere, una cuffietta cade dal pacco sul suolo. Essa non se ne accorge e parte. Marcello si rivolge come trasognato, va alla finestra e guarda. - Intanto
si sente la voce di Schaunard che ritorna e passando gli grida dietro l'uscio:

SCHAUNARD
Ho trovato. ~ Prevengo
Rodolfo, e per il pranzo da lui t'aspetto.

MARCELLO
(scuotendosi)
Vengo.
(rivolgendosi vede la cuffietta di Musette e va a raccoglierla; poi gira lo sguardo all'intorno, muove verso il letto e là colto da un singhiozzo cade baciando il cuscino)

MARCELLO
Musette! O gioia de la mia dimora,
è dunque ver che lungi ora sei tu!
È dunque ver che t'ho scacciata or ora
e che sul cor non ti terrò mai più?
Testa adorata, più non tornerai
lieta sul mio guanciale a riposar!
Bianche manine ch'io sul cor scaldai
più il labbro mio non vi potrà baciar!
Gaie canzoni de' giorni d'amore
la vostra eco lontana già fuggì.
La stanza è muta e il vedovo mio core
piange nel tedio que' perduti dì!...
(si accascia piangendo)

ATTO QUARTO

Il 24 dicembre 1838 a sera. - Réveillon.
La soffitta di Rodolfo, che si suppone esser la stanza che si scorge in faccia a quella di Marcello nell'atto precedente.
Caminetto spento, a destra; lettuccio in ferro nel fondo a destra. - Porta di entrata in fondo a sinistra. - Finestra chiusa con vetri rammendati co' la carta, a sinistra sul davanti. Nel mezzo un tavolo coperto
di libri e carte e sul quale arde una lucerna ad olio a due becchi. - Rodolfo è seduto, scrivendo al tavolo, in un gran seggiolone di cuoio vecchio - qualche sedia in paglia qua e là - all'alzarsi della tela si sente il brontolio del vento.


RODOLFO
(fissando la finestra)
Scuoti o vento fra i sibili
scuoti le imposte mie con l'ali pronte!
Ben tu accompagni le strofe che volano
intorno a la mia fronte.

(lascia la penna e legge i suoi versi)

Ballade du dèséspéré.

RODOLFO
- Chi batte a la porta a quest'ora?
- La Gloria son, vieni ad aprir!
- Va via: ne la mia casa ancora,
larva bugiarda, osi venir?
- Apri, son io, son la Ricchezza,
de la tua bella io posso ancor
renderti il bacio e la carezza.
- Va', non puoi rendermi l'amor!
(si alza a poco a poco animandosi)
- L'arte son io, la Poesia!
Vo' darti l'immortalità!
- Pace sol bramo. - E tu, va via
più illusioni il cor non ha.
- Ebben, dischiudi a me le porte
poiché la pace brami sol ~
apri, son io, son la Morte
e guarir posso ogni tuo duol.
- Entra. Il tugurio a te dischiudo;
perdona a tanta povertà. ~
È la miseria, o spettro ignudo
che t'offre l'ospitalità.
(si sente battere all'uscio)

RODOLFO
(balzando)
Chi è là?

MARCELLO
(aprendo ed entrando)
Son io. ~ Che fai?
(chiude)

RODOLFO
(passeggia e finisce per arrestarsi presso alla finestra)
Scrivevo. ~ Ebben, Schaunard non è tornato?

MARCELLO
(sedendosi al posto di Rodolfo)
Ora verrà. - Ché il pranzo, tu lo sai,
non è poi lungo a comperar! Tardato
ha già troppo.
(voltandosi di botto)
Per dio! Quel tuo camino
davvero il nido par de' sette venti!
(prendendo i fogli scritti da Rodolfo)
È il tuo poema? Vo' veder. ~ Consenti?...

(Rodolfo fa un cenno d'assentimento, Marcello legge e resta triste ed assorto)
(Schaunard entra vivamente in pantaloni chiari e giacca d'estate col bavero sollevato tremando dal freddo: egli ha un pacco coperto di cartone nella sinistra. Entra, chiude vivamente la porta e va al tavolo dove depone il pacco)

SCHAUNARD
Brrr! che freddo! ~ Ecco il pranzo, del pan, qualche patata
e tre aringhe! Quaresima abbiamo anticipata!
E dir che un milione potevo ereditare
che un mio nonno in America partì per ricercare!
Ma per un malinteso trovato in que' paraggi
ei fu preso e sepolto nel ventre de' selvaggi!
Requescati in pace. ~ È pronto il desinare.
(in questo mentre Schaunard ha disposto il mangiare sul tavolo e guarda Marcello e Rodolfo entrambi assorti, uno presso al tavolo, l'altro presso la finestra)

SCHAUNARD
Ehi, Rodolfo, che pensi? Marcello, vuoi mangiare?

RODOLFO
(avanzandosi)
Io penso che rimpiangere
sempre dobbiamo i giorni che se n' vanno.
(a Marcello)
Di', ti ritorna a l'anima
la sera di Natale de l'altro anno?

MARCELLO
(animandosi)
Là da Momus... che strepito!
Quanta gaiezza e quante illusioni!

RODOLFO
Mimì col riso ingenuo!

MARCELLO
E Musette con le gaie sue canzoni!

RODOLFO
E Colline!

SCHAUNARD
Ci siam! La stura han dato!
Cominciam la canzone del passato?

MARCELLO
E perché no? quando al mercante l'ultimo
quadro ho venduto, e l'oro mi contò
nel riporlo, per caso, ancor la lettera
di Musette fra le mani mi capitò!
Io la rilessi; e al punto in cui dicevami:
«Se certo almeno il pan fosse ogni dì»
col pianto agli occhi, mi decisi a scriverle
di tornar per un giorno solo qui.

SCHAUNARD
(di cattivo umore)
Hai scritto.

RODOLFO
Ebbene?

MARCELLO
Ebbene! Essa risposemi
ch'era ben lieta di tornare ancor;
sette dì son passati ne l'attendere:
essa non venne, ed è sparito l'or!

RODOLFO
(amaramente)
Cercavi il fuoco ne la fredda cenere!
Amore spento non ritorna più!

SCHAUNARD
E questa è la morale de la favola:
le patate son fredde!... A cena, su. ~

Schaunard obbliga Rodolfo a sedere a sinistra del tavolo, Marcello riprende posto nel seggiolone. Schaunard siede in faccia al pubblico.
Rodolfo e Marcello non sanno decidersi a mangiare. Schaunard appressa un tozzo di pane alle labbra quando la porta si spalanca ed appare Mimì pallida, emaciata e miseramente vestita.

MARCELLO
(balzando)
Mimì.

RODOLFO, SCHAUNARD
Mimì.
(Rodolfo in preda ad una interna lotta ricade sulla sedia volgendo le spalle all'uscio)

MIMÌ
(timidamente avanzandosi un poco e sforzandosi a sorridere)
Buona sera!... V'incomodo?

MARCELLO
(affettando un fare burbero)
Qui che vi guida? A che tornate ancora?

MIMÌ
(tremante)
Ho visto lume... e son salita. ~ Chiedervi
debbo una grazia! ~ M'han cacciata fuora...
e non ho asilo!... Nulla! Oh qui lasciatemi
per questa notte solo!... Ve lo accerto
diman vo via!...

SCHAUNARD
(non volendo far scorgere che è commosso, le prende il braccio ruvidamente, la fa avanzare e chiude la porta)
Ma entrate dunque! L'aria
non sentite che vien da l'uscio aperto?

MIMÌ
(umilmente)
Oh, vi chiedo perdono!

MARCELLO
(come sopra)
E il viscontino amato?

MIMÌ
(semplice e triste)
È finita da un pezzo. ~ Il congedo m'ha dato
quel dì che mi vedeste da voi l'ultima volta.
(è presa da un accesso di tosse)
Tornar volli al lavoro... e fui sì male accolta!
Poi venne la miseria... infin caddi ammalata!
All'ospedale un mese intero son restata. ~
Sapete, a San Luigi, sala Santa Vittoria,
letto numero venti!... Ecco tutta la storia!...

(Rodolfo si alza di scatto e va ad appoggiarsi al camino co' la faccia tra le mani)

MIMÌ
(continuando)
Son dieci giorni appena che di là sono uscita. ~
C'era folla! ~ M'han detto ch'ero proprio guarita...
(tosse ancora)
E di poi... tosso sempre!... Ma non v'incomodate
per me! Tornate a tavola, ve ne prego mangiate!

MARCELLO
(con dolcezza)
No, fame non abbiam!...

MIMÌ
(amaramente)
Beati voi!...

(Marcello porta vivamente le mani agli occhi. - Schaunard si alza serio, la prende pe 'l braccio, la obbliga a sedere al posto ov'era Rodolfo ed, indicandole col gesto ciò che è sulla tavola, dice:)

SCHAUNARD
Mangia!...

(Mimì si precipita sul tozzo di pane che porta avidamente alla bocca e non potendo più lo lascia cadere e dà in dirotto pianto. - Rodolfo, che si è rivolto, corre piangendo a lei, cade in ginocchio e la stringe fra le braccia)

RODOLFO
Oh! Mimì!

MIMÌ
(prendendo il suo capo fra le braccia)
Rodolfo mio, perdono!
Ah! tu mi guardi... È ver cangiata io sono!

RODOLFO
(toccandola)
Mimì, come se' fredda! - Orsù, del fuoco
Marcello!
(Marcello tristamente rompe una sedia con un calcio ed aiutato da Schaunard, che prende dei fogli di carta e dei libri dal tavolo, fa un po' di fuoco)

MIMÌ
(cercando sorridere mentre Marcello rompe la sedia)
Sì, così... così rammentami
il bel tempo felice!
(a Rodolfo)
E tu perdonami
di peso ancor ti sono!... Ma per poco!
(Rodolfo, sollevando Mimì, la porta al seggiolone che ha voltato verso il fuoco co' le spalle alla porta la fa sedere e le dice baciandola:)

RODOLFO
Perché parli così? - Vieni riscaldati,
Mimì.

MIMÌ
Oh! m'ha colta un gelo terribile!
Per salire sin qui ci ho messo un'ora;
e sol m'ha sostenuta il desiderio
di rivederti un'altra volta ancora!

RODOLFO
(con angoscia)
Che parli!

MIMÌ
(allungando le mani per scaldarsi)
Va', più no 'l dirò. Consolati. ~
Com'è gaia la fiamma! Oh, il buon calore.
(Mimì tosse ancora; Rodolfo corre a Marcello e Schaunard)

RODOLFO
(piano)
Schaunard! Marcello!... ve n' prego, aiutatemi!...
Come trovar de' rimedi... un dottore!...
(Schaunard, come riflettendo, va preoccupato alla porta e la dischiude; in quella si ode la voce di Musette che canta sulla scala)

MUSETTE
(di dentro)
Mimì Pinson la biondinetta
che corteggiar ciascun vuol
un gonnellino e una cuffietta
landereritta
possiede sol.

MARCELLO
(con ansia)
Musette!...

SCHAUNARD
Essa.

MIMÌ
Vederla almen poss'io!
(Musette appare in costume elegante sulla porta)

MUSETTE
(sorridendo)
Si può? Son giunta in tempo? Eccomi qui.
Un po' in ritardo, è ver, Marcello mio!...
(guardando intorno)
Mi fate il broncio? Che avete?

(Rodolfo e Schaunard portano le mani agli occhi: Marcello prende per mano Musette e la fa avanzare verso Mimì che essa non ha visto perché nascosta nel gran seggiolone. Musette, scorgendola, comprende e grida)

MUSETTE
Mimì.

MIMÌ
Oh!... Musette!

MUSETTE
(abbracciandola)
Mimì!... in tale stato!...
Ma se' di gelo!... Qui non c'è più fuoco!...
(interrogando con lo sguardo i tre amici)
Nulla?
(poi con moto improvviso si strappa un braccialetto ed un anello e li dà a Schaunard)
Prendi, Schaunard... corri... provvedi
a tutto! Qui restar non può così!

MARCELLO
(in tuono di rimprovero)
Musette!...

MUSETTE
(fissandolo)
Io n'ho il diritto. ~ È per Mimì!
(Schaunard esce. - Musette si appressa a Mimì)

MIMÌ
(a Musette)
Grazie!... O voi tutti, come siete buoni!...
Ma è tardi!

MUSETTE
Perché mai?

MIMÌ
Questa è la fine!

MUSETTE
(con grande commozione mostrandole Rodolfo in preda a muta disperazione)
Non dir così!... Pietà del suo dolore!
Guarda Rodolfo... tu gli spezzi il core.

MIMÌ
(con uno sforzo disperato a Rodolfo)
Mo, morir non vogl'io poiché mi rendi
ancor l'amor tuo!... Mi guarirai!...
Tornerò bella per te sol!... Vedrai...
Come nei lieti dì!...
(a Musette)
Lo specchio prendi...
(Musette non potendo più frenarsi si rivolge e cade fra le braccia di Marcello piangendo)

MIMÌ
Sento che il volto il sangue già colora...
E queste mani... sono belle ancora!
(Mimì scoppia, in pianto)
Baciale, va... l'estrema volta!

RODOLFO
(scattando con un urlo dì angoscia)
Oh, taci!
Taci crudel! ~ Tu sei la vita mia!
Dio non sarà tanto feroce alfine
di riprenderti a me!...

MUSETTE, MARCELLO
(accorrendo, nel vedere che Mimì piega il capo come in deliquio)
Mimì! Che hai!
(tutti circondano Mimì)

RODOLFO
(inginocchiandosi presso a lei e prendendole le mani)
Mimì!
(un momento di silenzio)

MIMÌ
(scuotendosi come vaneggiando)
Taci. ~ L'altr'anno, rammentatevi,
laggiù al caffè Momus!... Era vigilia
di Natal come adesso!... Oh che letizia,
che gioia allor!... Le vostre mani datemi!...
Non vedo più... no, piangere non vale.
Addio, Rodolfo!...

(si sentono i rintocchi delle campane come al primo atto; Mimì si solleva dalla sedia dicendo con voce estinta:)

MIMÌ
Natale!... Natale!...
poi ricade morta a terra.

Rodolfo con un singhiozzo si precipita su di lei.
Musette e Marcello piangono.