Synopsis: Manon

von Jules Massenet


ATTO PRIMO
Il preludio del primo atto ci presenta alcuni motivi poi riscontrabili durante l’opera, con un retrogusto nostalgico, una ‘memoria del futuro’ che si ritrova anche in Le Roi de Lahore : la festa di Cours-la-Reine, l’aria di Des Grieux “Manon, sphinx étonnant” esposta dal clarinetto, la chanson de archers , che viene ripresa dal suono del violoncello. Già nel preludio è evidente uno schema dialettico di voluta opposizione tra temi ‘energici’ e temi lirici, proponendo un gioco di contrasto, che ritroveremo anche nel primo atto, impostato sull’alternanza tra due mondi diversi: uno razionale, conformista, mondano e insieme avido della società dominante, l’altro irrazionale, ingenuo e appassionato dei protagonisti. Nell’atto troviamo il coro des bourgeois “Entendez-vous la cloche”, due arie di Manon, che delineano mirabilmente il carattere e la psicologia del personaggio: “Je suis encor tout étourdie” e “Voyons Manon, plus de chimères”, un andantino lento, soffuso di malinconia, delicatamente ornato nel suo attacco da acciaccature; il terzetto Poussette, Javotte, Rosette “Revenez, Guillot, revenez” seguito dal couplet di Lescaut “Ne bronchez pas, soyez gentille” e dal primo dei cinque duetti tra i protagonisti Des Grieux-Manon “Et je sais votre nom”, che presenta reminiscenze di “Voyons Manon” e del tema d’entrata di Des Grieux e costituisce uno schema modello per i duetti seguenti, attribuendo al tenore frasi decise, di carattere lirico, specialmente negli attacchi, e al soprano gli sviluppi e le riprese in ritmo ondulante e sincopato.

ATTO SECONDO
Un duetto, la lettura della lettera, l’aria di Manon “Adieu notre petite table”, il sogno di Des Grieux “En fermant les yeux” sono i momenti fondamentali del secondo atto, permeato di motivi conduttori dal preludio fino all’arresto di Des Grieux, sottolineato dal fortissimo dell’orchestra, che ripete una frase dall’addio di Manon. L’atto si articola sul duetto iniziale e sul quartetto di Lescaut, Brétigny, Des Grieux, Manon, nel quale si inserisce un breve episodio a due, un ‘a parte’, di Manon e Brétigny. L’addio di Manon al centro dell’atto è una pagina fortemente intimistica, in cui la melodia sembra nascere dalle parole e seguire delicatamente gli impulsi di ogni sillaba, ora con smorzature, ora con slanci, ora con ripiegamenti dal tono malinconico. Anche il sogno di Des Grieux è un brano musicale molto interessante: «Il la delle viole interminabile, una sequenza morbida di seste e di quinte, i fiati imitativi, la linea melodica fluttuante, la perfetta distribuzione dei valori, dei legati, dei rallentandi, ne fanno un piccolo tableau à la Monet , forse un Debussy prima di Debussy, certo un’epifania del Massenet impressionista» (Modugno).

ATTO TERZO
Il terzo atto comprende due quadri: la kermesse al Cours-la-Reine e il parlatorio di Saint-Sulpice. Il primo si articola in sette scene e nel divertissement , presentandoci un gioco raffinato di proposte, ritorni tematici, rispondenze episodiche, con una vastità rappresentativa che abbraccia l’intera piramide sociale, dal popolo, dai militari ai borghesi, dagli aristocratici agli artisti, ognuno con la propria fisionomia e realtà musicale. Fra i temi corali della kermesse il principale è presente, come accennato, nell’introduzione dell’opera. Il colloquio tra il conte Des Grieux e Brétigny è un mélodrame , procedimento musicale adoperato ampiamente anche nel quadro di Saint-Sulpice; oltre al couplet di Lescaut “A quoi bon l’économie”, i momenti fondamentali di questo quadro sono l’aria di Manon “Je marche sur tous les chemins” a cui si lega la gavotta e il duetto di Manon con il conte Des Grieux “Pardon, mais j’étais là près de vous, à deux pas”, che conclude l’azione, sospesa dal preambolo e dalle quattro entrate del balletto dell’Opéra, in stile lulliano. L’aria del soprano, impreziosita da brillanti vocalizzi, riesce bene a raffigurare l’immagine di Manon, che si presenta al pubblico tutta scintillante di jais e paillettes ; inoltre la singolarità ritmica, tonale, agogica del brano riflette perfettamente la volubilità e l’instabilità del personaggio.

Il secondo quadro ci introduce in un ambiente di carattere opposto al precedente, il parlatorio di Saint-Sulpice, luogo chiuso e intimo, dove Des Grieux si accinge a prendere gli ordini. L’aria di Des Grieux “Ah fuyez douce image”, particolare per il contrasto tra l’atmosfera mistica creata dal suono dell’organo e gli accenti lirici del tenore, il duetto Manon-Des Grieux “Oui, je fus cruelle et coupable!”, interessante soprattutto per lo sviluppo dei motivi conduttori, cui si aggiungono i brevi interventi singoli del conte Des Grieux e Manon, che parla sullo sfondo del Magnificat a quattro voci in stile fugato, rendono perfettamente il clima di contrasto proprio di questo quadro, la mescolanza di sacro e profano, il misticismo del canto dei devoti che si alterna alla sensualità e alla passione dell’incontro tra i due innamorati.

ATTO QUARTO
L’atto quarto si apre sull’Hôtel de Transilvanie, una casa da gioco di lusso, un luogo che di nuovo si pone in opposizione al precedente, proponendoci un’animazione analoga a quella del primo atto, con la presenza del terzetto femminile Poussette, Javotte, Rosette, che corrisponde perfettamente a “Revenez, Guillot, revenez” (primo atto) e con la presenza della scena del gioco, che si svolge nell’ansia febbrile data dalle carte e dall’oro, sottilmente descritta dal disegno dell’orchestra; poi l’invocazione di Des Grieux “Manon, sphinx étonnant”, i cui versi sono interamente tratti da Namouna di De Musset e il valzer di Manon “A nous les amours et les roses”, un morceau de salon , un brindisi levato con un calice di vecchio champagne. La perorazione dell’ ensemble di chiusura si accende alla Verdi, ma per breve tempo, ripiegando dolorosamente al re minore su cui cala il sipario.

ATTO QUINTO
Il quinto atto, dopo le battute di introduzione, la chanson des archers e il bozzetto di Lescaut con i soldati, si concentra sul duetto tra Manon e Des Grieux, che ritorna sui temi chiave uditi nel corso dell’opera (“On m’appelle Manon”, nel primo atto, e “N’est-ce plus ma main?” nel secondo quadro del terzo, e altri ancora), ma ormai come filtrati dal ricordo, vissuti nello spirito della memoria, con la consapevolezza di un tempo ormai passato e irraggiungibile.