A Bolkenhain, in Slesia, nel 1662. Mentre nella città dilaga la pestilenza, nella casa del ricco borgomastro viene organizzato un sontuoso banchetto per il pranzo di carnevale, riservato a invitati di rango. Il giorno convenuto la sala da pranzo si anima: giunge dapprima, da Amsterdam, il commerciante ebreo Lövel Perl, vecchio amico di famiglia; segue la coppia dei conti Hüttenwächter, in compagnia del pastore protestante Wendt; con la bellissima padrona di casa entra l’abate principe del luogo, e per ultimo Hadank, organista, compositore e libero pensatore. È poi il momento della servitù: Arabella, la romana Rosa, Potter, che prega e canta in continuazione, Tortebat e infine Daga; in tutto tredici destini, fra loro variamente intrecciati. Poco a poco si viene a scoprire la storia di Benigna. Abitava ad Amsterdam ed era sposata a un uomo che si era arricchito con la tratta degli schiavi, poi morto misteriosamente; Schuller era diventato allora il suo secondo marito, ed ella lo aveva seguito in Slesia con Arabella e l’intera servitù. Al nuovo marito Benigna è unita però da un ‘amore casto’; per questo, la notte accompagna Daga nel suo letto. Schuller non sa che Arabella è figlia di Benigna e di Johnson, il negro che la moglie aveva conosciuto ad Amsterdam, che l’aveva costretta al primo matrimonio e che le aveva poi ucciso il marito. Ora, il giorno di carnevale, Johnson ricompare: si presenta in casa del borgomastro spinto da sentimenti di vendetta, dapprima celato dietro una misteriosa maschera nera, poi a volto scoperto; accusa Jedidja di complicità nell’assassinio, e l’uomo crolla morto. Il tentativo di Benigna di scusarsi con Schuller giunge troppo tardi: anche lei muore. È la peste che si infiltra per mano di Johnson? Certo ora è la morte a festeggiare: tutti moriranno, anche Schuller (lo sparo che si sente indica forse suicidio?). Solo Lövel Perl riesce ad allontanarsi da quell’inferno, dalla città assediata dalla morte.